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AD Italia di dicembre è in edicola: spazio all’arte da abitare

E ponti tra epoche e luoghi diversi sono le nostre case, a partire dalle dimore di Giorgio Armani, variazioni di eleganza tra Pantelleria, Broni, Parigi, St Moritz. Accanto, a Los Angeles, è la villa del destino di Claire Tabouret e Nathan Thelen, sul cui soffitto sono dipinti gli arcani dei tarocchi. A Brescia le pareti del palazzo quattrocentesco, che Paola Moretti ha riscritto per Elisabetta Morandini, sono ricoperte di affreschi e tra le riquadrature appaiono le sculture di Vanessa Beecroft, gli specchi di Anish Kapoor e la Mamacloud di Frank Gehry. Infine c’è una donna, Riccarda de Eccher, che conosce le nuvole perché le ha attraversate scalando le Dolomiti e ora dipinge tra le montagne dei suoi meravigliosi acquerelli. L’arte permette di abitare gli spazi della vita e della memoria. E la polvere, ci spiace per il grande Pablo, è l’arte del tempo.

Il carnet di Francesca Santambrogio

Object (Objet), 1936.© The Museum of Modern Art, New York

Meret Oppenheim non c’è più. Fisicamente, intendo. Ma quando la splendida retrospettiva fino al 4 marzo al MoMA, a New York, si intitola Meret Oppenheim. My exhibition (moma.org), vuol dire che lei, nume tutelare nella storia dell’arte, è tra noi, vivissima. “My” citazione preferita di Meret è: «Nessuno ti dà la libertà, te la devi prendere».

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