Cabin Fever: fuga nella natura
È un richiamo quasi primordiale. Dormire sotto un cielo di stelle, respirare aria pura in un luogo isolato. Il contatto con la natura ha un effetto calmante, catartico, ci consente di meravigliarci del mondo, di riscoprire noi stessi. Non c’è da stupirsi, dunque, se non ne abbiamo mai abbastanza della cultura delle “cabin”, soprattutto dopo il cambiamento delle priorità e le limitazioni al nostro desiderio di viaggiare imposte dalla pandemia.
Oggi più che mai, in questo nuovo mondo post-lockdown, amiamo le fughe nei rifugi silenziosi lontani dalla città. Non solo mini case in legno tutte piene di lucine colorate e interni caldi effetto cottage. La tendenza contemporanea è andata ben oltre l’estetica tradizionale — benché molto amata — , aggiornandola con interni minimal, sempre più sobri e spazi luminosi e aperti.
La cover del volume Cabin Fever, Enchanting Cabins, Shacks, and Hideaways (ed. Gestalten)Courtesy Gestalten
Ce lo svela il volume Cabin Fever (ed. gestalten) che raccoglie molti dei progetti concepiti da alcuni degli architetti e designer più all’avanguardia al mondo come BIG, Sigurd Larsen o Norm Architects. Disegnate per sfruttare al meglio lo spazio interno ed esterno, le moderne cabin offrono ampie vedute sul paesaggio circostante. L’elemento fondamentale resta il luogo in cui sorgono: che siano immerse in fitti boschi, affacciate su specchi d’acqua o arroccate in cima a una montagna, gli architetti si contendono la creazione di questi piccoli ambienti dal grande impatto.