La musica era la sua vita. Come i suoi allievi. Oggi la musica sinfonica e i suoi studenti piangono la scomparsa di Ettore Napoli, giornalista, studioso e divulgatore illuminato, che – come pubblica www.lavocedeigiornalisti.com – si è spento il 23 gennaio nella sua casa di Milano a 80 anni. Nato a Napoli, ma formatosi culturalmente a Bari, si era trasferito a Sesto San Giovanni, appena conseguita l’abilitazione, per insegnare italiano. Era il 1969 e l’Istituto tecnico era una scuola difficile in una capitale operaia carica di tensione che sarebbe diventata di lì a poco una culla del terrorismo di sinistra. Io con i miei 24 compagni siamo stati la sua prima classe: IIA ITIS di Sesto.
Ci conquistò tutti non solo ammettendo subito di essere al debutto nel mondo della scuola, ma soprattutto insegnandoci a studiare la storia e l’italiano insieme, collegando i fatti alle culture, idee, alla politica e all’economia, come pochi sapevano fare allora. Uscimmo da quella scuola con una marcia in più, dopo serate di discussioni tra amici e partite a carte nella sua casa di via Edolo, dove suonava sempre un 33 giri. La sua carriera giornalistica cominciò presto e fu anche all’origine della mia.
Mi convinse con una telefonata a iscrivermi a Lettere alla Statale e nel settembre del ’72 chiese a me a Fabrizio Canato (il mio compagno di banco che sarebbe diventato anche lui giornalista) di accompagnarlo per scrivere un articolo sui ragazzi di Sesto San Giovanni per un importante settimanale. Nello storico bar ‘Levati’ di via Roma il giornalista professionista Giuseppe Gallizzi, corrispondente del Corriere della Sera, che stava avviando un nuovo settimanale locale e cercava redattori. Così ci trovammo in via Bandiera, nell’ufficio che Giuseppe Gallizzi divideva con il fratello Angelo, corrispondente della Notte, con Giancarlo Perego che sarebbe diventato capocronista del Corriere e con il decano dei giornalisti locali Rino Felappi: nacque allora il “Giornale di Sesto”.
In quegli anni una sua giovane e affascinante allieva, Elisabetta, lo scelse e lo sposò, dandogli due figli, Tommaso, violinista, impegnato nella formazione musicale dei giovani e Francesca. La musica prese il sopravvento nell’attività di Ettore Napoli che cominciò una proficua collaborazione con Radio Popolare dove tenne dal 1978 un seguitissimo appuntamento di musica classica, continuando a scrivere della materia sulla Gazzetta di Parma e sul Corriere del Mezzogiorno fino al 1990 e sulle riviste Amadeus e Musica. L’impegno a Radio popolare fu la spinta per concorrere all’insegnamento nei Conservatori e dal 1980 al 1985 tenne la cattedra ad Alessandria e successivamente la consacrazione al Conservatorio di Milano dove insegnò Storia della Musica fino al 2009.
Alla docenza Ettore Napoli ha affiancato lavori di traduzione e divulgazione tra le quali spiccano una biografia di Maria Callas, la ricostruzione della vita e dell’ultimo anno di Gustav Mahler e una importante Guida alla musica sinfonica, scritta per fornire ai non addetti ai lavori uno strumento esauriente all’ascolto. Con grande passione, e non pochi contrasti, si è dedicato negli anni alla redazione di programmi di sala dell’Orchestra Verdi, del Teatro alla scala, per Festival MiTo, il Maggio musicale fiorentino e il Conservatorio di Milano. La generosità e la passione lo portarono a “restituire” quello che Sesto San Giovanni gli aveva dato e si dedicò di nuovo all’insegnamento: chiamato dal rettore e suo ex allievo, Fabrizio Canato, tenne per un decennio e fino al 2021, affollatissimi corsi di Storia della Musica presso la locale Università per la terza età di Sesto San Giovanni.
Il filo che lo legò a molti dei suoi studenti non si è mai spezzato per oltre cinquant’anni perché Ettore Napoli oltre ad insegnare aveva una grande capacità di ascoltare, unita ad un’altra dote poco praticata oggi in una società dominata dai social: non amava giudicare le persone, preferiva capirle.
Nella foto Ettore Napoli e la prima pagina di un numero del settimanale ‘Il Giornale di Sesto’ degli anni Novanta
Antonio Morra
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