Anche quest’anno, in occasione del Giorno della Memoria, il Centro culturale ‘Cara Beltà’, in collaborazione con il Comune, propone un reading teatrale sulla figura di Maïti Girtanner. L’appuntamento è per venerdì 27 gennaio alle ore 21 all’Auditorium Falcone e Borsellino del ‘Pertini’. Durante la serata verrà rievocata una vicenda di coraggio e di perdono. Quella di una giovane che non accettò l’oppressione nazista e fu protagonista di diverse azioni di resistenza. La storia, tratta dal libro “Maïti. resistenza e perdono” (Itaca Edizioni), sarà raccontata in forma di reading teatrale con la regia di Lidia Labianca, le musiche di Carla Pastormerlo e le voci di Francesca Parravicini, Lidia Labianca e Filippo Tampieri.
Nata in Svizzera il 15 marzo del 1922, Maïti Girtanner a 18 anni fu costretta, a causa dell’invasione nazista, a rimanere in Francia nell’antica dimora di famiglia, nel villaggio di Bonnes, affacciato sulla Vienne, fiume che costituì la linea di demarcazione tra la Francia occupata dai nazisti e la parte libera dello Stato transalpino. La nazionalità svizzera, la conoscenza del tedesco e il suo temperamento le consentirono una relativa libertà di movimento che mise al servizio degli abitanti del villaggio.
Nell’ottobre del 1943 Maïti Girtanner fu arrestata dalla Gestapo, deportata e, quasi in fin di vita, liberata nel febbraio dell’anno successivo. Nel periodo di prigionia subì le torture di un medico tedesco, incaricato di sperimentare nuovi trattamenti con lo scopo di estrapolare confessioni. Una serie di bastonate, dirette alla spina dorsale, distrussero il sistema nervoso della giovane.
Le sofferenze permanenti la costrinsero a rinunciare alla musica e alla possibilità di avere figli. Ritrovata col tempo un minimo di stabilità fisica, Maïti Girtanner divenne insegnante, offrendo un prezioso aiuto a tanti studenti del Conservatorio. Un lungo cammino che la donna percorse sorretta dalla fede. Fino all’incontro, quarant’anni dopo, con il suo persecutore, malato e con pochi mesi di vita davanti, venuto a chiedere il suo perdono. La vicenda di Maïti Girtanner, pur nella sua eccezionalità, documenta che il male e l’orrore possono non avere l’ultima parola. E che il perdono è un’alternativa difficile, ma possibile.
Sempre venerdì 27 gennaio, alle ore 11, alla stele al deportato presente all’interno del Parco Nord, le Istituzioni del territorio, insieme ai rappresentanti delle associazioni locali, ricorderanno tutte le vittime dell’Olocausto e i cittadini cinisellesi che sono stati deportati nei campi di concentramento nazisti.
Sophia Gnizio
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