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Ultimo giorno per ammirare le opere di Jean Prouvè all’Adi Museum di Milano | Sesto Notizie

Ancora per poco (fino a domani, domenica 12 ottobre) all’Adi Museum di Milano c’è una piccola istallazione realizzata da Vitra per celebrare il lavoro di Jean Prouvè. Artista che lavorava principalmente il metallo, ma utilizzava anche legno e polimeri. Non era architetto, non era ingegnere, non era pittore, ma aveva il dono che molti dei designer di quegli anni avevano: la capacità di fare compromessi.
Compromessi tra i materiali e l’estetica, tra le necessità e le volontà, tra il passato e la vorace innovazione tecnologica del periodo. Figlio del pittore Victor Prouvè, iscritto ad ingegneria, non riesce a finire l’università perché si ammala, la famiglia lo manda a lavorare da un fabbro a Parigi e li comincia la sua storia di progettista. Una storia che parte dalla conoscenza della materia, dalla predisposizione per l’ingegneria e che non manca di fare un balzo all’indietro con la creazione di una personale gamma cromatica che richiama i pigmenti utilizzati sulle tele dal padre.

Cultura visiva e uno straordinario senso pratico regalano a Prouvè un disegno riconoscibile e personale. Il metallo piegato e colorato è il suo tratto distintivo, ma finita la Seconda guerra mondiale lavora il legno per mancanza di materia prima. Membro della resistenza finita la guerra progetta e costruisce piccole unità abitative di ferro e legno per le famiglie rimaste senza casa e si vota alla comunità diventando addirittura sindaco di Nancy, il suo paese. Docente de Conservatoire des Arts et Métiers, presidente della giuria per l’assegnazione del progetto per il Pompidou, Prouvé è un “non architetto” accettato, riconosciuto e stimato. Mi chiedo quanti talenti in questo mondo di lauree, master, specializzazioni e limitazioni ci stiamo perdendo. Quanto l’apprendimento accademico influenzi quello che vediamo oggi nel design, pezzi assurdi e poco funzionali. Mi chiedo quanto limitante sia per i designer attuali non avere l’esperienza pratica di sapere fin dove ci si possa spingere con i materiali e ritorno a una frase di Prouvè, che forse ci ha dato la risposta che apre la speranza verso un futuro in cui i compromessi torneranno a far parte della vita, un futuro dove artigiano e progettista avranno la stessa importanza: “L’innovazione è un affare sociale, nella vita non si fa nulla da soli, il lavoro è un’impresa collettiva.”

Alice Guazzo

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