«Si gioca in cielo non alla maniera del campionato, con perdenti e vincenti ogni domenica, ma alla maniera dell’oratorio, con interminabili tiri in porta in partite infinite. Il Paradiso assomiglia a un campo dell’oratorio». Il vescovo di Cremona Antonio Napolioni celebra la messa in ricordo di Gianluca Vialli non nel Duomo della città, ma nella parrocchia del Cristo Re, quella del quartiere in cui il calciatore era cresciuto. Proprio nel campo di questo oratorio aveva cominciato a giocare.
È stata proprio la madre di Vialli a chiedere che la messa fosse celebrata qui. La signora Maria Teresa, 85 anni, non ha potuto esserci, fermata dalla febbre. Assente anche il padre del calciatore, 92 anni. C’erano invece i fratelli Marco, Nino, Maffo e la sorella Mila con i nipoti. Tutti i una cappella laterale.
Davanti all’altare le maglie delle sue squadre, Cremonese, Sampdoria, Chelsea, Juventus, quella blu e gialla della Champions vinta, e della Nazionale. Nelle prime fine i giovani della Cremonese, il presidente della squadre, il sindaco della città.
«Gianluca è un uomo che nello sport, nella famiglia, nell’amicizia ha vissuto con il sorriso sulle labbra», ha detto il vescovo, «specie quando la vita si è fatta dura. Chi affronta le difficoltà a viso aperto, chi ci riflette, chi sceglie come lottare contro il male e riesce a mettere a frutto questa esperienza regala una grande lezione, Luca amava la vita da affrontarla sempre così, con questa intelligenza generosa. Perché posso darmi vinto alla malattia, ma mai alla disperazione».
Tanti i suoi amici cremonesi, tanti i suoi compagni fra Juventus, Sampdoria e Nazionale: Roberto Bettega, Angelo Peruzzi, Ciro Ferrara, Alessio Tacchinardi, Gianluca Pessotto, Moreno Torricelli, Gianluca Pagliuca, Chicco Evani, Attilio Lombardo, Fabrizio Ravanelli, Marco Branca, Fausto Salsano, Michele Padovano, Riccardo Ferri e Pietro Vierchowod.
In tanti hanno voluto lasciare un ricordo. «Luca era tutto: non solo per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, ma anche per la forza e il coraggio che ha avuto nella malattia. Nel modo in cui ha inculcato alla gente che non bisogna mai smettere di lottare. Luca deve essere solo un esempio per tutti», dice Attilio Lombardo, con Vialli alla Samp e alla Juve e parte dello staff di Mancini in Nazionale. Fausto Salsano: «Quando diceva qualcosa era sempre importante, il suo spessore era grande. Quando lo ascoltavamo rimanevamo sempre con la bocca aperta».
Ciro Ferrara: «Il primo pensiero va alla famiglia di Gianluca. Sono stati veramente giorni molto duri per tutti, però Gianluca avrebbe sicuramente voluto una cerimonia allegra così come è sempre stato nel suo spirito. La cosa che lo contraddistingue, è stato molto più forte fuori dal campo che in campo, è la sua educazione. Questa è la cosa che forse mi ha sorpreso piacevolmente, un ragazzo educato che si metteva sempre a disposizione degli altri come solo i capitani grandi sanno fare. Luca, grazie per il viaggio che abbiamo fatto insieme».
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