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Nuovo scontro tra Orbán e l'Ue: il blocco dei fondi mette a rischio le università ungheresi

Viktor Orbán è pronto ad avviare un’azione legale contro la Commissione europea se Bruxelles non sbloccherà i fondi per l’Erasmus Horizon all’Ungheria, fondi necessari al corretto funzionamento di diverse università. Tra Budapest e Bruxelles è in corso da tempo un duro braccio di ferro sul rispetto dello Stato di diritto, con l’esecutivo comunitario che per punire quelle che ritiene violazioni dei principi europei da parte del Paese magiaro ha congelato diversi fondi. Il mese scorso sono stati bloccati oltre 12 miliardi di euro diretti alla nazione, tra cui 5,8 miliardi di euro del Pnrr per la ripresa Post Covid e 6,3 miliardi di euro nell’ambito del meccanismo dello Stato di diritto. Si tratta di un taglio del 55% dei fondi comunitari che il Paese avrebbe dovuto ricevere per tre programmi operativi nell’ambito della politica di coesione.

Da allora sono nate trattative per sbloccare la situazione, ma non sembrano andare nella giusta direzione. “Se i negoziati non si rivelano fruttuosi, l’Ungheria finanzierà i programmi Erasmus per il prossimo anno. Le azioni di Bruxelles sono inaccettabili e l’Ungheria è disposta a portare il caso alla Corte di giustizia europea”, ha dichiarato Gergely Gulyás, capo dell’ufficio del primo ministro ungherese Viktor Orban, citato in un tweet dal portavoce del premier magiaro.

Tra le ripercussioni inaspettate del blocco dei fonti, rivelate questa settimana dal quotidiano Nepszava, il fatto che circa 20 università ungheresi non saranno più eleggibili a partire dal 2024 a due programmi: gli scambi di studenti Erasmus e Horizon Europe, dedicato alla ricerca. Tra loro ci sono atenei prestigiosi come l’Università Corvinus, l’Università di Medicina Veterinaria o l’Università Semmelweis, e tutte le principali università al di fuori della capitale che hanno ricevuto fondi significativi da questi programmi e per le quali gli studenti stranieri sono molto importanti. La fine delle sovvenzioni è stata descritta come una “bomba atomica lanciata sull’istruzione superiore ungherese” da un professore dell’Università Elte di Budapest, Janos Fazekas. 

Bruxelles ha espresso “preoccupazione” per il “coinvolgimento di politici di alto livello” nelle fondazioni universitarie, che sono state istituite nell’aprile 2021 privatizzando così gli atenei. Diversi membri del governo siedono attualmente nei consigli di amministrazione di queste istituzioni per un periodo di tempo indefinito, un modello che secondo Orban mira a modernizzare l’istruzione rafforzando la cooperazione con il settore privato. Ma i critici lo vedono come un altro passo nella sua missione di riorientare la società ungherese verso valori patriottici e religiosi. 

“Migliorare l’uso dei fondi europei da parte di fondi fiduciari di interesse pubblico fa parte dei negoziati tra la Commissione europea e l’Ungheria nel quadro del meccanismo di condizionalità” sullo stato di diritto, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario. Lo stop di questi ultimi fondi è stato deciso dal Consiglio dell’Ue è il risultato della valutazione effettuata dalla Commissione sull’attuazione delle 17 misure correttive concordate da Budapest e Bruxelles.

Nella valutazione “la Commissione afferma molto chiaramente che nutriamo preoccupazioni per quanto riguarda la nuova legislazione introdotta dall’Ungheria il 1 novembre, che essenzialmente facilita il coinvolgimento di dirigenti politici di alto livello nei consigli di amministrazione di fondi di interesse pubblico”, ha spiegato il portavoce, sottolineando come la misura correttiva concordata non sia stata attuata in modo completo e adeguato.

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