Di lavoro, di buona occupazione, salari equi e dignità dei lavoratori si è parlato nel primo giorno di dibattito e discussione del IX congresso territoriale della CGIL di Bergamo. È il più importante e vitale appuntamento della Camera del lavoro, a cui si giunge dopo 1.228 assemblee svolte in tutta la provincia, e dopo i congressi di categoria che si sono conclusi martedì. La CGIL di Bergamo ha la grande responsabilità di rappresentare nella nostra provincia circa 91.000 iscritti. Lo fa cercando di essere sempre più radicata sul territorio, dove è presente con 46 sedi.
Duecentoventisette delegati sono stati convocati giovedì 12 gennaio all’Auditorium Sant’Alessandro. Erano stati eletti durante il lungo percorso che negli ultimi mesi ha coinvolto nelle assemblee oltre trentamila lavoratori. Si prosegue venerdì con la riapertura del dibattito e del confronto, per poi procedere all’elezione degli organismi dirigenti.
In apertura di giornata, sono intervenuti portando i loro saluti Sergio Cavalieri, rettore dell’Università degli Studi di Bergamo, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi e Francesco Corna, segretario generale della CISL di Bergamo. Ha partecipato ai lavori per la CGIL regionale il segretario organizzativo Daniele Gazzoli.
Nel corso della mattinata ha preso la parola per la sua relazione introduttiva il segretario generale uscente, Gianni Peracchi, che conclude con questo congresso la propria esperienza a capo del sindacato di via Garibaldi.
Con la sua analisi è partito dal contesto economico attuale: “Grazie ad alcuni primi interventi del Pnrr l’economia italiana ha registrato importanti segnali di ripresa, maggiori di quelli di altri Paesi, e l’occupazione ne ha risentito positivamente, al di là dello squilibrio tra assunzioni a tempo determinato e indeterminato. A Bergamo siamo andati ancora meglio. Ma se da una parte le stabilizzazioni sono sensibilmente aumentate, dall’altra è cresciuto il fenomeno del lavoro povero. Siamo in una fase in cui l’inflazione morde e gli investimenti rallentano. E l’inflazione, si sa, è la peggiore delle tasse perché grava soprattutto sulle spalle dei cittadini meno abbienti, operai, impiegati, piccoli artigiani, giovani, pensionati, precari. Si deve, quindi, rimettere con forza al centro dell’agenda politica e sindacale, del confronto con le parti datoriali e con le istituzioni, il lavoro, il buon lavoro, e la tutela di stipendi e pensioni. C’è bisogno di mobilitazione e sensibilizzazione sociale perché le risorse del Pnrr, primo importante risultato delle politiche europee per far fronte ad emergenze inedite, continuino ad essere un’occasione di risanamento strutturale del sistema Paese”.
Gianni Peracchi
Poi l’accenno è andato a una delle priorità del sindacato: “Abbiamo la necessità di stare dentro i processi di cambiamento del sistema, di orientarli alla tutela del lavoro. E qui la parola d’ordine non può che essere formazione: scolastica, professionale, sindacale, universitaria, continua. Andranno sviluppate meglio le nostre attività formative e le collaborazioni già in essere con Provincia, ABF, aziende di formazione locali, Scuola, UniBG. Dobbiamo concorrere a rimontare un punto di debolezza del nostro territorio: i bassi livelli di istruzione e l’alto tasso di dispersione scolastica”.
A proposito del nuovo scenario politico e istituzionale scaturito dalle elezioni di settembre Peracchi ha poi dichiarato: “Occorre incalzare il Governo per la realizzazione di quanto abbiamo proposto e rivendicato. Dobbiamo misurarci sul piano del merito delle proposte e delle decisioni del nuovo Governo, non solo sulle materie che più ci riguardano (bocciatura senza appello su pensioni, evasione fiscale, condoni, tassa piatta per gli autonomi, insufficienza delle risorse in finanziaria per l’emergenza energetica), ma anche su quello dei diritti civili, della visione di una società libera, democratica ed inclusiva. Anche in questo caso la partenza è stata a dir poco pessima! Non c’è equidistanza che tenga, qualsiasi miglioramento salariale non potrà mai valere una discriminazione razziale, di genere negazionista. Dovremo tenere alta la guardia per il rispetto della Costituzione”.
Lunga la carrellata di quanto realizzato negli ultimi anni. In particolare Peracchi ha segnalato che “nel periodo precedente alla pandemia avevamo già messo a tema la questione della trasformazione digitale del lavoro, dell’economia e della sostenibilità ambientale, analizzando l’impatto di questa transizione sulla società italiana e bergamasca. Con Majorana di KMRosso, esperti sindacali e poi con Ipsos di Nando Pagnoncelli abbiamo provato ad immaginare uno sviluppo sociale ed economico ecocompatibile e una trasformazione del lavoro in cui il sindacato fosse protagonista attivo del cambiamento per rappresentare al meglio vecchi e nuovi lavori. Dobbiamo perseguire l’obiettivo di una transizione energetica giusta a salvaguardia e tutela dell’ambiente, sapendo che la transizione deve essere graduale e sostenibile per il mondo del lavoro e delle imprese. Il manifatturiero da noi conta molto e non dobbiamo avere preclusioni nel discutere dell’ammodernamento del sistema produttivo e infrastrutturale. Non possiamo lasciare soli i ragazzi di Fridays For Future ma non possiamo nemmeno assecondare spinte radicali che renderebbero il cambiamento impraticabile dal punto di vista della sostenibilità economica e, soprattutto, sociale. Abbiamo, successivamente, rilevato come l’aumento delle diseguaglianze economiche e sociali abbia impattato anche nella nostra provincia. Una ricerca sulla povertà a Bergamo ha riscontrato un incremento del disagio, nonostante la relativa ricchezza del nostro territorio, a conferma di una difficoltà sempre maggiore di attivare l’ascensore sociale. Abbiamo, inoltre, approfondito il tema dell’autonomia differenziata ribadendo la necessità di contemperare una visione generale su materie essenziali come sanità, scuola, mercato del lavoro con una giusta ed equa valorizzazione delle differenze e delle specificità in altri ambiti a livello territoriale”.
Tra i temi centrali sui quali sviluppare meglio l’iniziativa sindacale, Peracchi ha segnalato quelli di “sanità e sicurezza nei luoghi di lavoro. In Lombardia abbiamo un’emergenza che riguarda la medicina territoriale e di prossimità. C’è stata una gestione disastrosa dell’emergenza pandemica e si vorrebbe contrapporre il modello lombardo, vocato alla privatizzazione dei settori più remunerativi, a quello nazionale, che ha i suoi cardini nell’universalità e nella gratuità delle prestazioni. Il tema della prevenzione, dell’integrazione, tra ospedale e territorio, tra RSA e domicilio, tra sanitario e sociale va ripreso con forza. Sul versante della sicurezza al lavoro vantiamo un’esperienza decennale particolarmente qualificata. Purtroppo gli infortuni hanno subito un’accelerazione con la ripresa post Covid. L’impegno per arginare, azzerare possibilmente, questi fenomeni con accordi sulla prevenzione, sui controlli pubblici, sui protocolli nelle aziende e negli uffici deve continuare ad essere massimo”.
Infine, il segretario ha ribadito che “la questione salariale non è più rinviabile. Qualche segnale positivo con i rinnovi recenti di alcuni importanti contratti c’è stato, così come a livello aziendale si sono registrati passi in avanti. L’aumento dei costi energetici, dei beni di consumo, l’effetto dell’inflazione li ha però vanificati. Rimane, inoltre, aperto il problema del lavoro povero in aumento, dei milioni di lavoratori che non hanno una copertura contrattuale solida e dignitosa. Il salario minimo può essere una risposta, insieme all’incremento della contrattazione di secondo livello”.
Nel pomeriggio, prima della ripresa del dibattito, la formatrice e ricercatrice Silvia Brena ha presentato l’indagine commissionata dalla CGIL di Bergamo su “La rappresentanza e i giovani delegati. Percorsi e domande aperte”.
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