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Sanremo 2023, le pagelle della terza serata

Terza serata del 73esimo Festival di Sanremo. Si esibiscono tutti e 28 gli artisti, giudicati dal televoto e dalla giuria demoscopica di 300 elementi. Ad affiancare Amadeus e Gianni Morandi, la pallavolista Paola Egonu. Super ospiti i Måneskin che salgono sul palco con Tom Morello. Si esibisce Massimo Ranieri che con Rocìo Munoz Morales presenta il programma Rai Gli italiani hanno sempre ragione. Morandi con Sangiovanni canta Fatti mandare dalla mamma. Annalisa si esibisce dal Suzuki Stage e dalla Costa Crociere Guè Pequeno.

Amadeus (8)

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Stasera viaggia spedito: i cantanti che si esibiscono sono 28. Regge bene le ventimila ore di diretta, garbato, a fuoco, dà il giusto spazio alla co-conduttrice Paola Egonu.

Paola Egonu (8)

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Salvini aveva detto: «Speriamo che non faccia la solita tirata sull’Italia razzista». Non si può dire che l’Italia è razzista adesso? La campionessa comincia il suo monologo con una intenzione precisa: «Non voglio dare lezioni di vita, solo raccontare la mia storia». Si difende dalle accuse di vittimismo, fa un discorso asciutto e lancia un messaggio politico, non così scontato di questi tempi: «La mia diversità è la mia unicità. Siamo tutti uguali oltre le apparenze».

Gianni Morandi (9)

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«Vuoi provare la bellezza dell’altitudine?», gli chiede Amadeus. Poi gli porta un rialzo per poter ballare con Paola Egonu. Sempre più simpa.

Paola & Chiara (8)

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Ecco due che hanno un’idea di spettacolo: i ballerini, gli abiti, i lustrini, il balletto (da imparare). Furore, furore, e che voci.

Mara Sattei (5)

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Il racconto di una storia di amore tossico in chiave melodrammatica, un po’ senza anima, un po’ troppi cliché pop-sanremesi. 

Rosa Chemical (7 e mezzo)

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Canta «ti piace che sono perverso e non mi giudichi» e il pubblico dell’Ariston esplode: e questo non può che farci piacere. È credibilissimo nel suo ruolo di provocatore gender fluid, la sua Made in Italy trascina, è già dentro di noi. 

Gianluca Grignani (7 e mezzo)

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Fa un po’ Vasco, suo riferimento assoluto, si mangia le parole, stona un po’ e poi ferma tutto perché ha un problema audio. Difende Blanco e la sua scenata dell’altra sera: «A 50 anni sono capace di dire di fermare tutto, a 20 non lo avrei fatto». Poi ci riprova, ri-stona ma è l’espressività la sua forza, lui ci mette il cuore, il suo è un grido di dolore appassionato, alla fine scopre una scritta pacifista sulla camicia: No War. Grignani è Grignani, un concentrato di autenticità e sregolatezza, una buona notizia nella «fabbrica di plastica» di tanta musica mainstream italiana. La vera rockstar del Festival. Idolo. Chiudiamola qui.

Levante (6 e mezzo)

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Levante è brava, ha un pezzo che funziona ma forse spinge un po’ troppo, urla un po’, ci mette tanta grinta, forse troppa.

Tananai (8)

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Ieri notte, con il videoclip, abbiamo scoperto che l’amore a distanza che canta in Tango è quello tra un soldato al fronte in Ucraina e lei a casa. La ballad funziona, lui non stona più come l’anno scorso, ma possiamo dire che ci piaceva di più il Tananai stralunato e ironico di Sesso occasionale? Lo abbiamo detto.

Lazza (8)

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Produzione interessante, «poco italiana» come direbbe Boris, canzone (Cenere) d’impatto, con ritornello che acchiappa. Vuole anche tanto bene alla mamma, le porta i fiori alla fine (piacione!). 

LDA (5)

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Al nuovo ascolto si capisce meglio il testo cuore-fiore-amore. «Io non so se poi domani/ Verrai da me se verrai da me / O sarai solo un’altra bugia / E mi manca disegnare con lei sulla spiaggia / Due iniziali in un cuore di sabbia / Che ormai non ci son più». Non ho altro da aggiungere, vostro onore.

Måneskin (9)

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Vabbe’, che gli vuoi dire. Energia, presenza, giusta cazzimma rock ‘n’ roll. C’è pure Tom Morello. Star.

Madame (8)

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Il suo Bene nel male è ipnotico, lei ha modo tutto suo di esprimersi e anche in questa versione più pop è originale.

Gianni Morandi e Sangiovanni (7)

SANREMO, ITALY – FEBRUARY 09: Gianni Morandi and Sangiovanni attend the 73rd Sanremo Music Festival 2023 at Teatro Ariston on February 09, 2023 in Sanremo, Italy. (Photo by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images )Daniele Venturelli/Getty Images

Il boomer incontra la generazione Z. Un duetto ben costruito, sono perfetti nel cantare Fatti mandare dalla mamma. Meno interessante la gag con le bottiglie di latte in mano.

Ultimo (7)

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È già sul podio, sa fare il suo mestiere, la canzone funziona. Voto per la performance, meno per il carico extra di pathos.

Elodie (7)

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«Qui le cose sono due: lacrime mie o lacrime tu» is the new canzone-vendetta di Shakira. Elodie è la nostra Ferrari.

Mr Rain (5)

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Ancora il coro dei bambini? Non hanno più le ali, grazie al cielo, ma tutto decisamente stucchevole. No, non è vero, c’erano anche le ali. Aiuto.

Giorgia (7 e mezzo)

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Prendere appunti, tutti: ecco il buon gusto. Intensa ma senza sbracare mai, elegante, di classe. Nel suo ambiente r ‘n’ b vince facile. Si prende la sua rivincita dopo l’esibizione non molto a fuoco di ieri. 

Colla Zio (6)

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Tanta simpatia, tanto casino, tanta vitalità. Però la canzone?

Marco Mengoni (8)

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«Sono in un posto del mio cuore dove è sempre spento». Il melodramma pop di Mengoni è perfetto per la vittoria. Lui ha stile, voce grandiosa, ci mette il giusto carico di emozione. Dai, se non è primo è secondo, dobbiamo arrivare fino a sabato?

Colapesce Dimartino (9)

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«La vita è un baccalà», «Io lavoro per non stare con te»: quanti versi si possono mettere in una pagella? È la canzone più raffinata, scritta meglio, del Festival. Ironia al punto giusto, melodia, ambiente retrò e tono sempre un po’ stralunato. Ciao Musica leggerissima, ci sei piaciuta ma ora passiamo oltre.

Coma Cose (8)

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La canzone d’amore quella vera, oggi ancor più strappa-cuoricini dopo che ci hanno detto che si sposeranno. Vera perché autentica, i Coma Cose portano in scena la loro storia, la crisi e il lieto fine con una bella melodia e una performance carica di emozione. Forse non saranno più l’incarnazione della coolness degli inizi, quelli di Mancarsi, ma i Coma Cose in versione sentimentale emozionano.

Leo Gassmann (6 e mezzo)

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Mi è sembrato di sentire un pinguino tattico nucleare. Molta simpatia pop.

I Cugini di campagna (6 e mezzo)

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Sempre pericolosamente sul filo del cringe, ma il brivido un po’ ci piace.

Olly (5)

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Giovane e simpatico. Però.

Anna Oxa (5)

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Esagerata in tutto: nel testo della canzone, nel tono iper drammatico, nell’interpretazione. Ma perché si è trasformata nella leader carismatica di una setta che predica la fine del mondo? Epica, ma non in senso buono.

Articolo 31 (5 e mezzo)

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Ieri in bianco, oggi in rosso. Ritornello che sembra scritto da un’idea di Max Pezzali, ma con un tocco tutto loro («ora c’hai la family e dipende da te»: Max non lo direbbe), rap e scratch che almeno un po’ ci risvegliano dal torpore di queste duemila ore di diretta. 

Ariete (6 e mezzo)

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Qualche incertezza, voce non potente, ma il suo Mare di guai Ariete lo canta meglio rispetto alla prima prova traballante. Ed è una bella notizia, perché la canzone scritta con Calcutta è una ninna nanna che emana freschezza e un linguaggio originale. Understatement e immediatezza.

Sethu (5)

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C’è un problema: non si capiscono le parole, soprattutto a quest’ora della notte dopo una diretta infinita che assomiglia sempre più pericolosamente a un sequestro di persona. 

Shari (6 e mezzo)

Mondadori Portfolio/Getty Images

Giusta dose di grinta, ci vogliamo credere.

Gianmaria (6 e mezzo)

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Al nuovo ascolto la parlata in corsivo ha un effetto karaoke, «fratèllo». La canzone funziona, lui ha qualcosa di genuino, suona tutto molto vero, spontaneo.

Modà

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I Modà fanno i Modà, il tema è serio (la depressione invalidante di Kekko), ma i gusti sono gusti e certa enfasi suona davvero troppo pomposa.

Will (5 e mezzo)

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«Ma è Will o Olly?»: sentito in sala stampa da una giornalista che preferisce restare anonima. Si esibisce alla 1.35 e solo per questo si merita tutto il nostro affetto. Ma tutto un po’ già sentito.

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