«Le discoteche riempiono a tappo, bisogna controllarle: non si può morire così». Era l’8 dicembre 2018 quando Fedez, sui suoi social, si univa al cordoglio per le vittime della strage di Corinaldo, chiedendo più attenzione riguardo la capienza dei locali. «Ci sono posti che pensano solo a sbigliettare e non gliene frega nulla della sicurezza. Anche se naturalmente non so se è questo il caso», precisava.
A distanza di oltre quattro anni da quel drammatico fatto di cronaca in cui persero la vita cinque adolescenti e una madre 39enne, il tribunale di Ancona ha convocato il rapper a testimoniare al processo bis per fare chiarezza sulle condizioni strutturali del locale, Lanterna Azzurra, dove lui si era esibito due volte in passato. «Non ho un ricordo che possa essere utile alla corte», ha detto al pm Paolo Gubinelli.
«Penso di poter asserire che fosse una data tranquilla, perché ho avuto esperienze di date gestite male e quella non rientra tra le critiche». Lo stesso Fedez, in un’intervista tv, aveva parlato di «scenario peggiore» accaduto la sera della tragedia. In aula ha confermato il senso delle sue parole, legandosi proprio a cifre e i possibili sovraffollamenti: «Cachet alto, spesa bassa e posti limitati».
«Se l’artista viene venduto per esempio a 20/30 mila euro, in un locale che contiene 500 persone, chi sta gestendo la data sa che il titolare deve strariempirlo. Non dico prevedere una tragedia, ma problemi di qualche tipo, magari uno svenimento», ha concluso Fedez, che ha parlato per circa un’ora. «Nella mia carriera non si sono mai verificate situazioni in cui veniva spruzzato spray al peperoncino».
Ad Ancona, nell’ambito del processo bis, è stato ascoltato anche Sfera Ebbasta, che quella sera avrebbe dovuto esibirsi a Corinaldo. «A me era capitato altre due o tre volte lo spray al peperoncino agli show», ha raccontato l’artista. «Una volta erano state aperte le uscite di sicurezza per far defluire le persone. Un’altra non era neanche stata sgomberata la sala, non c’erano state conseguenze».
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