Sono una donna, sono una mamma e ritengo di essere una persona progressista, ma non riesco proprio ad accettare la gestazione per altri (Gpa), la maternità surrogata per capirci, assolutamente vietata in Italia ma legale in alcuni paesi del mondo (Canada, Stati Uniti, Georgia, Albania e Grecia, solo per citarne alcuni).
Di fronte a questo argomento, ahimè lo ammetto (anche con un po’ di vergogna) faccio fatica. Mi ritrovo a pronunciare frasi che ho sentito dire migliaia di volte dai miei nonni, che inneggiano al rispetto delle ‘leggi della natura’ e a punizioni naturali o divine in caso di violazioni delle stesse. Non riesco a cambiare idea nemmeno quando interrogo la parte più sensibile e altruista di me, che comunque sente di ‘tradire’ chi non ha la possibilità di avere figli, coppie gay incluse.
Credo nell’amore, quello universale, quello libero, quello che non guarda al genere ma solo alla sostanza. Quindi il mio approccio controverso alla gestazione per altri non è affatto legato al tema delle coppie lgbt. Per me una famiglia è fatta di calore, di comprensione, di attenzioni, di sorrisi e di allegria. Credo che un bambino prima di tutto debba sentirsi desiderato e amato: da un uomo e una donna? Da due donne? Da due uomini? Non è questo il punto, l’orientamento sessuale dei genitori per me è totalmente ininfluente in una famiglia.
Così grazie alla maternità surrogata siamo diventati padri, non è un abominio
E allora cos’è che mi blocca? Essendo mamma e conoscendo moltissime coppie che hanno avuto difficoltà ad avere figli non posso che solidarizzare con loro ed essere a favore della procreazione medicalmente assistita (Pma), comunemente detta fecondazione artificiale. Sulla maternità surrogata, invece, mi ritrovo sempre a fare dei giganteschi passi indietro. Perché? Il mio problema più grande riguarda il ruolo che la gestante assume in questo percorso, anche quando la scelta da parte della donna è pienamente volontaria e altruistica, cioè senza alcun tipo di compenso (inutile specificare che trovo aberrante la gpa dietro compenso, sia per la donatrice di ovuli, sia per il donatore di seme, che per la gestante). Non riesco a capire come una donna possa ‘spogliarsi’ di tutto quel mare di emozioni che si provano durante la gravidanza, ma soprattutto come possa non sentire ‘suo’ un bambino che ha portato nella pancia per 9 lunghi mesi. È vero che nella stragrande maggioranza dei casi la madre surrogata non ha legami genetici con il bambino che partorirà, ma quella creatura si è formata nel e dal suo corpo, il suo contributo è stato fondamentale, senza di lei quel bimbo non sarebbe mai nato.
Io, madre surrogata vi spiego perché non mi sento sfruttata
In un certo senso ammiro le donne che riescono a farlo, per la loro immensa generosità, io personalmente non ci riuscirei (e questo non chiedetemi perché ma lo vivo come un limite, forse perché sono sempre pronta ad aiutare gli altri e in questo caso no?). Dall’altra parte però le critico fortemente, perché penso che il corpo di una donna non debba mai essere utilizzato come un mero strumento, soprattutto per la procreazione, la Vita con la V maiuscola che è una cosa sacra. Questo non lo posso proprio accettare. Siamo fatti di sentimenti, siamo anima e non solo corpo, e questo non possiamo e non dobbiamo ignorarlo. Non dimentichiamoci poi che la gestante corre dei rischi, sia a livello fisico che psicologico. Non accetto la maternità surrogata anche perché è una forma di procreazione poco democratica, visto che solo le persone benestanti possono sostenere i costi della Gpa (ci vogliono almeno 100mila dollari). E che dire poi del business che si sta creando attorno a questo fenomeno? Un bambino non si compra, non ci possono essere listini prezzi. In più stanno nascendo centinaia di agenzie, più o meno valide, che promettono di farti diventare genitore in poco tempo solo per avidità, ignorando tutta una serie di problemi legali che ancora ruotano attorno a questa decisione e che rischiano di compromettere una buona qualità della vita sia del nascituro che dei futuri genitori.
Ho chiamato per la maternità surrogata: costi, pacchetti e la clausola reset in caso di morte del bambino
A coloro che stanno pensando alla Gpa per avere un bambino vorrei solo chiedere: perché non scegliere l’adozione? Il ‘calvario’ che una coppia deve affrontare sia per la Gpa sia per l’adozione è più o meno lo stesso in termini di tempi di attesa, prove fisiche e psicologiche da superare e di costi, allora perché non scegliere di dare amore a chi è già su questa Terra e ne ha un disperato bisogno? Certo, per le coppie gay è tutto molto più difficile visto che per loro in Italia l’adozione è vietata, ma su questo mi batterei, cosa che invece non farei per un single che vuole avere un figlio. Penso che per crescere un bambino ci vogliano almeno due persone, eliminarne una a priori mi sembra da egoisti, anche perché non si sa mai la vita cosa ti riserva.
Insomma, la mia personalissima posizione sulla Gpa (giusta o sbagliata che sia) è irremovibile, ma sono pronta a cambiare idea, sono pronta ad ascoltare tutte quelle storie che potrebbero farmi vedere la maternità surrogata sotto altri punti di vista, che probabilmente (non lo nego) al momento mi sfuggono. Da qui la mia ‘vergogna’: mi sento ancorata a una mentalità arcaica che in generale non ritengo mi appartenga, in poche parole sento di non essere abbastanza al passo con i tempi. Sono loro ad andare troppo spediti o sono io a essere lenta?