Gianni Minà è stato uno dei volti più popolari del giornalismo e della televisione italiana. È morto a 84 anni dopo una breve malattia. L’annuncio sul suo profilo Facebook: «Ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Un ringraziamento speciale va al Prof. Fioranelli e allo staff della clinica Villa del Rosario che ci hanno dato la libertà di dirgli addio con serenità».
Era nato a Torino e aveva iniziato la sua carriera nel 1959 a Tuttosport. Già l’anno dopo era in Ria per seguire i Giochi Olimpici di Roma. Negli anni si è occupato di sport e politica, ma anche di letteratura e inchieste, con una passione enorme per il Sud America. Ha lavorato a Sprint, rotocalco sportivo diretto da Maurizio Barendson, ma anche a Tv7, AZ, un fatto come e perché, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo.
Ha fondato L’altra domenica con Renzo Arbore e Maurizio Barendson e, dal 1976, è stato assunto al Tg2. Ha collaborato con Giovanni Minoli a Mixer e debuttato come conduttore di Blitz. Qui ha ospitato personaggi come Federico Fellini, Enzo Ferrari e Gabriel Garcia Marquez. Sono le interviste con i grandi personaggi ad averlo reso noto anche nel resto del mondo. Su tutte l’intervista del 1987 a Fidel Castro, 16 ore con il presidente cubano, per un documentario: Fidel racconta il Che.
Aveva diretta la rivista letteraria Latinoamerica e tutti i sud del mondo e collaborato con quotidiani come Repubblica, l’Unità, Corriere della Sera e Manifesto. Gianni Minà ha seguito otto mondiali di calcio e sette olimpiadi, ma la sua storia di cantore di sport è legata a due nomi emorni: Diego Armando Maradona e Muhammad Ali. Era capace di mettere insieme persoaggi diversissimi fra loro. Gabriel Garcia Marquez, Sergio Leone, De Niro e Mohammed Alì a cena insieme: «Un patrimonio dell’umanità da Checco il carrettiere». Come diceva Massimo Troisi aveva l’agenda che ogni giornalista invidiava.
«Perdiamo un giornalista originale, attento e mai banale, un uomo che amava la cultura. Ciao Gianni» ha scritto sui social il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.