Redazione 15 marzo 2023 20:42
Le autorità americane hanno arrestato a New York il tycoon cinese in esilio Guo Wengui, ricercato dal regime di Pechino e vicino a figure di spicco dell’amministrazione Trump, tra le quali Steve Bannon. Guo è stato incriminato negli Stati Uniti per 12 capi di accusa per una presunta frode da un miliardo di dollari, come ha annunciato l’attorney del distretto meridionale di New York. Fra i capi di accusa formalizzati a suo carico, frode bancaria frode online e riciclaggio. Il braccio destro di Guo, Kin Ming Je, cittadino di Hong Kong e britannico, è stato incriminato anche per ostruzione alla giustizia.
La Cina potrebbe festeggiare. Guo, che aveva lasciato il paese asiatico nel 2014, dopo l’inizio della campagna anti corruzione di Xi Jinping, avrebbe organizzato un piano complesso per rubare a migliaia dei suoi follower un miliardo di dollari, denaro che ha usato per acquistare una residenza, una Ferrari, uno yacht e anche due materassi per 36mila dollari. Per l’acquisto di un attico sulla quinta strada di New York si è fatto raccomandare da Tony Blair.
Avrebbe anche versato “centinaia di migliaia di dollari a consiglieri di Trump, fra cui Bannon, Rudy Giuliani, per ribaltare l’esito delle elezioni del 2020”. Bannon aveva conosciuto Guo nel 2016 e lo aveva definito il “Donald Trump di Pechino”. Ed era a bordo del suo yacht a Long Island quando è stato arrestato per frode nell’agosto del 2020. Nel 2018 aveva fondato le due organizzazioni no profit, la Rule of Law Foundation e la Rule of Law Society, usate per raccogliere i follower che poi avrebbe frodato.
Conosciuto anche col nome di Miles Kwok, Guo è stato uno degli uomini più ricchi della Cina, con una fortuna stimata da Forbes nel 2015 di 1,1 miliardi di dollari. Il tycoon ha lasciato il paese asiatico quando è partita la campagna anti corruzione lanciata da Xi Jinping. Guo è infatti accusato dal regime di Pechino di corruzione, rapimento e di altri reati. Ma lui si è sempre difeso e ha sostenuto di essere vittima di una persecuzione perché ha criticato alcune figure di spicco del Partito comunista.