Tra i tanti dossier sulla scrivania di Palazzo Chigi c’è anche quello sulla riforma della previdenza con l’esecutivo chiamato a trovare la giusta sintesi evitando soprattutto di ripetere errori del passato che si sono trascinati fino ad oggi ,creando squilibri al sistema con l’obiettivo di renderlo sostenibile nel medio e lungo termine. .
Un esempio decisamente calzante è quello delle baby pensioni visto che, numeri alla mano, ad oggi sono più di 400 mila assegni corrisposti dall’Inps da 41 anni o più, a persone usciti dal mondo del lavoro in anticipo (probabilmente troppo) . lavoratori che tra gli anni ’70 e ’90 hanno beneficiato di alcune deroghe concesse all’età legale di pensionamento. Alcuni hanno maturato il diritto all’assegno previdenziale anche con soli 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi. Fatto sta che le cosiddette pensioni baby “costano alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro all’anno (pari allo 0,4 per cento del Pil nazionale),
I numeri
A correggere la distorsione ci ha pensato la riforma Dini del 1995 che ha messo fine all’era delle baby pensioni, in scia all’esplosione del debito pubblico e dell’invecchiamento della popolazione italiana. Come non ricordare poi la recente (discussa ma necessaria) riforma Fornero che ha fissato l’età della pensione di vecchiaia a 67 anni, superando di molto la media europea che è di 64,4 anni per gli uomini e di 63,4 anni per le donne. Che potrebbe salire ancora.
Mentre cresce l’allarme per la tenuta del sistema : nel 2029 il rapporto tra lavoratori e pensionati scenderà dall’1,4 all’1,3 fino ad arrivare al 2050 a uno a uno, ha detto il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico.
Superbonus come baby pensioni?
Nel frattempo, sono in tanti a intravedere un parallelismo tra Superbonus e babypensioni. Errori che rischiamo di pagare a carissimo prezzo. Negli ultimi giorni, infatti, tiene banco la discussione dopo la maxi stretta dell’esecutivo sul superbonus. Una misura che costa ad ogni italiano 2.000 euro – ha ricordato la Premier Giorgia meloni che ha difeso l’azione del Governo da lei guidato- e che sottrae risorse preziose alla prossima finanziaria, in aggiunta al rischio che comporta per i conti dello Stato.