MANTOVA Dalle batterie a bottone alle torce, le pile sono ancora oggi protagoniste indiscusse della nostra quotidianità. Presenti in tantissimi dispositivi, da quelli ludici a quelli medici, vengono utilizzate per fornire corrente elettrica anche ad apparecchi che sfruttano tecnologie moderne come il bluetooth.
L’ampio uso che ne viene fatto, il quale segue la crescita del mercato dei prodotti tecnologici a basso consumo energetico, porta inevitabilmente all’aumento dei rifiuti, in quanto, anche in presenza di tecnologie innovative in grado di allungarne al massimo la durata attraverso la riduzione dei consumi, prima o poi giungono a esaurimento.
Come spiega Flavio Frasson, presidente dell’Etra, benché siano piccole e apparentemente inoffensive, le pile sono molto inquinanti e, se smaltite in modo errato, possono risultare estremamente dannose per l’ambiente. Questo vale anche per le minuscole pile rotonde, le quali, proprio come tutte le altre, devono essere riciclate al fine di ridurne l’impatto ambientale e reimmetterle nel ciclo produttivo.
- Il ciclo di vita della pila a bottone
Se si prende ad esempio una qualsiasi pila a bottone, di quelle comunemente impiegate per alimentare piccoli dispositivi come orologi da polso e apparecchi acustici, si scopre che il suo ciclo di vita ha inizio con la fase di sviluppo e produzione, e prosegue con quello di immissione sul mercato.
Dopo la sua messa in vendita, il consumatore la può acquistare presso rivenditori qualificati, in genere in confezioni singole o multiple. Questo può accadere sia in negozi fisici che online, ad esempio si possono trovare batterie a bottone sul sito di RS, specializzato in componenti elettronici e non solo.
All’acquisto segue naturalmente l’utilizzo, il quale vede l’inserimento della batteria all’interno di un dispositivo elettronico che, a seconda delle sue caratteristiche tecniche e della frequenza di utilizzo, la porterà in tempi più o meno rapidi a esaurimento.
Terminata la carica, la batteria bottone ormai esausta deve essere tolta dal dispositivo e portata in uno dei punti di raccolta presenti sul territorio.
Il consumatore può decidere di conferirla in uno dei cassonetti appositi oppure di consegnarla ai rivenditori che svolgono anche servizio di raccolta; in alternativa, è anche possibile portare le pile scariche direttamente alle isole ecologiche. Il corretto smaltimento non mette fine al ciclo di vita della pila, in quanto verrà sottoposta al processo di riciclo e i materiali ricavati potranno essere utilizzati per produrre nuove batterie piatte o altri prodotti.
- Cosa rende le pile inquinanti e perché è fondamentale riciclarle
Flavio Frasson spiega che il potere inquinante delle pile è dato dalla presenza di metalli pesanti come il cadmio, lo zinco e il mercurio. Questi elementi risultano estremamente utili per l’economia e la produzione, ma, al contempo, se smaltiti in modo errato, risultano pericolosi per la natura, gli animali e l’uomo.
Il presidente dell’Etra prende come esempio il mercurio, spiegando che le pile ne contengono circa un grammo. Benché tale quantità possa sembrare ai non addetti ai lavori davvero molto contenuta e innocua, nella realtà dei fatti non è così, dato che è in grado di inquinare fino a 1.000 litri di acqua.
A questo punto risulta chiaro quale sia il pericolo che si corre abbandonando le pile bottone nell’ambiente oppure conferendole nella raccolta indifferenziata. In realtà, il riciclo delle pile non si limita a ridurre l’inquinamento, ma favorisce anche l’economia del paese, in quanto, sempre secondo Frasson, una tonnellata di pile alcaline consentono di recuperare 250 chilogrammi di nichel, oltre a ferro e zinco.