giacomo-giannotti-al-the-st.-regis-venice,-alle-porte-del-“paradiso”-–-james-magazine

GIACOMO GIANNOTTI AL THE ST. REGIS VENICE, ALLE PORTE DEL “PARADISO” – James Magazine

È bastato bussare, e ad aprirci c’era Giacomo Giannotti, fondatore e titolare del bar numero 1 della 50 World’s Best Bars e numero 1 della Top 500 Bars del 2022. L’evento al The St. Regis Venice, tra nebbia, coriandoli e danze con il Doge. Voi ci credete al Paradiso? No?!? Due le possibilità: o perché pensate di non meritarvelo o perché non avete mai provato una delle creazioni di Giacomo Giannotti, bartender del Bar Paradiso di Barcellona. Noi, al suo bar in Spagna, c’eravamo stati anni fa, ma abbiamo voluto replicare qui in Italia, forse per capire se ci meritassimo il regno dei beati. E di beatitudine ne abbiam trovata (ancora non è chiaro se ce la meritiamo) al The St. Regis Venice, in mezzo al Carnevale di Venezia. Sacro e profano, dunque. O forse solo profano, visto che qui si parla di cocktail (non di gin & tonic, con tutto il bene che gli vogliamo).

Arts Bar – The St. Regis Venice

Stando alle indicazioni dell’illustrissimo Dante Alighieri, l’Arts Bar del The St. Regis Venice è forse solo uno dei cieli concentrici e rotanti attorno alla Terra. A prescindere dalle simpatie di destra o sinistra per Dante (scusate la digressione politica…), l’Arts Bart garantisce esperienze fuori dai confini terrestri. Special guest Giannotti, proprietario e fondatore del bar numero 1 al mondo, il Paradiso di Barcellona. Giannotti e la sua dolce metà, la moglie venezuelana Margarita –il nome è una garanzia… – è stato ospite per una notte del St. Regis Venice, noto albergo 5 stelle lusso del gruppo Marriott, inaugurato nel 2019, a seguito di un completo restauro durato due anni, che ha riportato all’originale splendore lo storico Grand Hotel Britannia, aperto per la prima volta nel 1895, lo stesso anno in cui fu inaugurata la Biennale di Venezia.

La cocktail night tra nebbia, maschere e Bansky

Quindi, per fare il punto: la cornice c’è. I protagonisti da tappeto rosso pure. I coprotagonisti, ovvero i cocktail, prima di conquistarsi la scena da assoluti, anche. Ecco, dunque, come è andata. Ma con una premessa. A Venezia è tornata la nebbia. Non si vedeva da anni. Ma, questo, se da una parte ha reso difficoltosi i trasporti in laguna, ha al contempo aggiunto fascino e mistero alla serata. Giannotti si è unito ai bartender dell’Arts Bar (segnatevi il nome di Facundo Gallegos) e, tra fumi da affumicatura e saturazione del vapore acqueo esterno al 100%, ha proposto una selezione di drink d’autore del Bar Paradiso in collaborazione con Bareksten Spirits.

L’esperienza della Bartender Night, completata dal live DJ set di Ricky Sirone (che avrebbe fatto ballare anche il Doge…), ha permesso di approfondire i signature cocktail del Bar Paradiso che tutto sono tranne che Gin & Tonci (mi perdonerà se lo scomodo ancora, ma d’altronde – tra i classici senza impegno – è ormai da anni più richiesto dell’imperituro, per quanto imbevibile, rum e cola). Giannotti e gentil signora (una forza della natura) hanno svelato i segreti che si celano dietro alle loro creazioni, che normalmente necessitano di uno sviluppo dai 3 ai 6 mesi, con la consulenza di creativi della mixology, desinger ed esperti di sostenibilità ambientale, tanto cara al team del Paradiso.

Tra i cocktail in degustazione il Tesla, ispirato all’elettricità, le cui note ricordano la caipirinha. Guardando il tumbler illuminato l’idea è davvero da altro mondo. E un po’ tutte le creazioni di Giannotti meravigliano per scenografie da effetto assicurato. Non da meno il Fleming, che ricorda la scoperta della penicillina e si presenta con bordo fermentato con tempeh e pompelmo. O il Roots, con tanto di radici e vegetali. Il Kriptonita, a base di gin, shiso, citronella e pepe di Sichuan, riboflavina, liquore elettrico, cordiale al pompelmo, bitter al cioccolato e olio essenziale di keffir lime è da Superman. La chiusura della serata è affidata a Facundo Gallegos (di cui sopra), bartender dell’Arts Bar: con lui scaliamo l’ultimo cielo rotante del paradiso. Dopo il Bloody Mary a pranzo (sapevate che è stato inventato dal barman francese Fernand Petiot e poi importato nel 1934 al King Cole Bar del St Regis di New York?) il momento è per Bansky, dedicato al noto quanto chiacchierato (e milionario) “artista di strada”, che ha lasciato impresso su un muro di Venezia, proprio a due passi dall’hotel, uno dei suo graffiti. Il cocktail, a base Mezcal, è una bomba: il giorno dopo ci risvegliamo, non siamo più in paradiso, ma cos’altro si chiede alla vita se non l’illusione di credere di esserci stati o di tornarci prima o poi, con o senza troppi meriti?

Bar Paradiso

Arts Bar

Sangue misto – papà napoletano e mamma istriana – dopo la laurea in comunicazione si trasferisce a Milano, dove tuttora vive. Prima fotografa, poi scrive. In Condé Nast dal 2001, ha lavorato per GQ, Vanity Fair, La Cucina Italiana. Sommelier dal 2015, attualmente si occupa di marketing per l’azienda agricola di famiglia (Tenute Pacelli) e continua a scrivere per diverse testate di vino, cibo e luoghi belli da vivere.

Related Posts