Stefania Fogliata, allenatrice di ginnastica ritmica, ha ricevuto una misura cautelare: per lei c’è il divieto di allenare su tutto il territorio nazionale. L’inchiesta della Procura di Brescia riguarda presunti maltrattamenti fisici e psicologici nei confronti di giovani atlete. L’allenatrice trentenne lavora in una palestra di Calcinato. L’indagine, per maltrattamenti aggravati, è nata dalla denuncia delle famiglie di due ragazze nell’agosto scorso. Sono però 8 le presunte vittime per casi dal 2017 a oggi.
Sono oltre 25 le persone sentite oltre alle presunte vittime, ragazze fra i 10 e 14 anni, ai testimoni, ai genitori e ai colleghi dell’istruttrice. Sono stati recuperati dagli smartphone chat e video. La polizia ha perquisito la palestra. Nell’ordinanza il gip del tribunale di Brescia Francesca Grassani parla di «quotidiano stillicidio di improperi e umiliazioni ai quali si sono sommate le percosse».
Gli avvocati difensori della c.t. Emanuela Maccarani e della sua assistente Olga Tishina depositano le loro memorie presso la Procura federale per cercare di evitare il deferimento. A Monza le due allenatrici sono formalmente indagate e da qui vengono le testimonianze su quanto accadeva all’Accademia di Desio. Ogni mattina le ragazze venivano pesate in mutande «perché il reggiseno pesava due etti». Le dichiarazioni di Anna Basta e Nina Corradini risalgono a novembre. «Ma cosa fai, bevi? L’acqua fa ingrassare», avrebbe sostenuto Olga Tishina. Stanno in queste frasi e in altri atteggiamenti i «metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità» ipotizzati dagli inquirenti. Sono 7 i telefoni sequestrati: quelli di Maccarani e Tishina, quelli di tre atlete e quelli di due collaboratrici dello staff.
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