Uniti, per la prima volta, oltre le tensioni che da sempre li dividono. Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron hanno deciso di fare fronte comune a sostegno della Tunisia, a un passo dal default finanziario, per contenere l’ondata migratoria dal paese africano. I numeri sono allarmanti: la premier al Consiglio Europeo ha parlato di una stima di 900 mila profughi, e nelle ultime ore c’è stata l’ennesima tragedia, al largo delle coste tunisine, dove sono 34 i migranti dispersi. Gli sbarchi in Europa, nelle ultime ventiquattro ore, sono stati circa 2900, come riporta l’Ansa. Non tutti, però, sono tunisini. A precisarlo è stato il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi: delle persone soccorse, solo nove erano cittadini tunisini.
Questa volta, tuttavia, non è solo la gestione dell’immigrazione a preoccupare i leader europei, quanto la situazione finanziaria della Tunisia. Roma sta premendo da settimane sull’FMI (il Fondo monetario internazionale, ndr) per sbloccare un aiuto di 1,9 miliardi di dollari, che permetterebbe al paese di evitare il peggio, e nelle ultime ore ha riscosso l’appoggio di Macron. «In Tunisia la fortissima tensione politica, la crisi economica e sociale che imperversa in assenza di un accordo con il Fondo monetario internazionale sono molto preoccupanti», ha dichiarato il capo dll’Eliseo nel corso di una conferenza stampa dopo l’ultimo vertice europeo a Strasburgo, «Questo porta a una fortissima destabilizzazione del Paese e a un aumento della pressione migratoria sull’Italia e sull’Unione Europea», ha aggiunto. «C’è la volontà di agire insieme, sia per aiutare la Tunisia che per ritrovare la stabilità politica, sia per fermare i flussi migratori» ha dichiarato il capo dll’Eliseo nel corso di una conferenza stampa.
Per andare oltre le parole si procederà per via diplomatica. L’FMI e la Tunisia dovranno raggiungere un accordo per stabilizzare economicamente il paese. Per questo motivo, lunedì 27 marzo il Commissario Paolo Gentiloni incontrerà a Tunisi il Presidente della Repubblica tunisina Kais Saied, oltre alla premier Najla Bouden e al governatore della Banca Centrale Marouane Abass.
L’appoggio di Macron avrebbe, tuttavia, un interesse ulteriore, come spesso è quando si parla di politica. La Francia, insieme ad altri Stati membri, sta premendo su Bruxelles per includere l’idrogeno derivante da nucleare in una nuova direttiva sulle rinnovabili. Con Parigi, ci sono Slovacchia, Polonia, Romania, Ungheria, Croazia, Bulgaria e Repubblica Ceca, tutti Paesi che utilizzano il nucleare. «Penso che oltre le tecnologie che possono garantire gli obiettivi che l’UE si è data, debbano essere riconosciute anche altre tecnologie che rispettano determinati target, a prescindere se il nucleare sia usato o no in una nazione», ha detto la Meloni, appoggiando di fatto, la posizione francese.
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