Il 10 gennaio del 49 a.C. Giulio Cesare decide di varcare, con le sue legioni, il confine sacro del pomerium della penisola italiana attraversando il fiume Rubicone. Il fiume segna il confine tra l’Italia parte integrante del territorio romano e la provincia della Gallia Cisalpina. Era fino ad allora vietato ai generali di passarlo in armi. Cesare ordina a 5 coorti di marciare attraversando il Rubicone. Con la sua Legio XII passando il fiume pronuncia la storica frase “Alea iacta est”, il dado è tratto.
Giulio Cesare prima di attraversare il Rubicone conquista la Gallia
Verso il 60 a.C. si formò al governo della Repubblica di Roma il primo Triumvirato formato da Pompeo, Crasso e Giulio Cesare. I tre fecero un accordo dove Crasso e Pompeo avrebbero spinto l’elezione di Cesare come Console e in cambio Cesare avrebbe legiferato leggi in favore degli altri due. I tre governano e Cesare fa approvare la legge agraria che permetteva la redistribuzione delle terre. Diventa capo al comando militare di Galla, Illirico e Gallia Narbonese. In lui cresce la consapevolezza che la sua gloria sarebbe derivata solo dai suoi successi militari. Per anni combatte contro gli Elvezi, vincendo la battaglia di Vibrate, e contro i Nervi sottomettendo il Belgio. Si batte con difficoltà in Britannia per poi tornare in Gallia dove affronta Ambiorige capo degli Eburoni. Quest’ultima battaglia risultó lunga e difficile e nel 52 a.C. Cesare riesce finalmente a sconfiggere il nuovo capo Vercingetorige ad Alesia e a mandarlo in prigione a Roma. Porta così a termina la conquista di tutta la Gallia.
Il Rubicone segna il confine sacro del pomerium
Nel 53 a.C. viene sciolto il triumvirato a causa della morte di Crasso avvenuta contro i Parti. Morto Crasso, ed essendo Cesare in Gallia, Pompeo diventa di fatto il dominatore di Roma. Cesare pone la sua candidatura ma intuisce le intenzioni del rivale Pompeo. Dopo la conquista della Gallia si vede recapitare dal Senato l’ordine di lasciare il proconsolato, di abbandonare il suo esercito e di tornare nella capitale. Nell’ordinamento romano il pomerium era una linea di confine sacro che separava Roma dal resto del mondo. All’interno del pomerium non era lecito condannare a morte senza processo, all’esterno invece c’era l’imperium militiae cioè coloro che comandavano le legioni delle province. Il pomerium ci rimanda a quella linea tracciata con i buoi da Romolo e Remo, che va poi a coincidere con le mura di Sergio Tullio nel periodo delle guerre civili. Era vietato entrare con qualsiasi tipo di arma una volta varcato il pomerium. Il fiume Rubicone segnava il confine sacro del pomerium oltre il quale non si potevano guidare le truppe. Era dapprima limitato alla città di Roma e ora esteso a tutta l’Italia.
Giulio Cesare e il suo coraggio portano la Legio XIII ad attraversare il Rubicone
Cesare si prepara al conflitto, forte delle sue vittorie in Gallia e dell’estrema fiducia dei suoi uomini. Si rende conto che tornare a Roma senza l’esercito le avrebbe dato o la morte o comunque la sconfitta. Decide di passare il Rubicone il 10 Gennaio del 49 a.C. con la Legio XIII Gemina che lo aveva affiancato in tutte le sue battaglie. Fu un particolare momento in cui la volontà di un uomo e la sua ambizione lo portano a giocarsela col destino. Decide di fare la storia e con l’espressione “ il dado è tratto”, ossia sia “lanciato”, guida i suoi e costringe i senatori ostili a fuggire a Oriente. I suoi uomini andranno avanti di vittoria in vittoria. La sua decisione provocò decine di migliaia di morti, combatte duramente per arrivare alla gloria. Cesare era dotato di una capacità di comando che porta la sua Legio XIII a seguirlo, anche subendo grosse conseguenze, e li sprona ad avere una forza spaventosa.
Fu guerra civile e presa del potere
Pompeo è costretto alla fuga, non avendo legioni sotto il suo comando, e si rifugia in Grecia. Si scatena la guerra civile dove Cesare sconfigge Pompeo a Farsalo. Prende così pieno potere e inizia la sua dittatura assicurandosi il potere della Repubblica. Dá inizio a importanti e radicali riforme all’interno della società e della politica romana. Il suo impero finí quando un gruppo di senatori cospira contro di lui uccidendolo alle idi di Marzo del 44 a.C. Dopo due anni dalla sua morte il Senato lo eleva a divinità.
Cesare e il Rubicone ci ricordano che ognuno di noi può essere capace di cambiare la realtà intorno a sé e che è artefice del proprio destino.
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