In Italia l’80% delle aziende del settore food&beverage sono a conduzione famigliare e hanno turnover inferiori ai 20 milioni di euro. I dati presentati in occasione dell’ultimo Food Industry Monitor testimoniano quello che è da sempre il ‘tallone d’Achille’ di tutto il tessuto aziendale italiano, ovvero la grande frammentarietà e le dimensioni ridotte, incompatibili, in molti casi, con le sfide del mercato globale che richiedono soglie dimensionali ben superiori. La strada da percorrere è ancora lunga, sebbene, va detto, si stia vivendo una stagione di fermento superiore alle altre annate.
L’obiettivo per l’industria vinicola è arrivare alla costruzione di poli strutturati su modello dei competitor stranieri. Il solco è tracciato e qualcuno inizia a raccogliere frutti. Il rimando va ad Argea, il polo Botter-Mondodelvino del fondo Clessidra, un player da quasi 455 milioni di euro di ricavi nel 2022 (+8%) oppure ad Italian Wine Brands, la società quotata sul segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, che ha archiviato il 2022 a quota 430,4 milioni.
Se il segmento commerciale inizia a muoversi, lo stesso non si può dire per il settore alto di gamma, dove sono certamente presenti aziende di primo piano e con prodotti fortemente riconosciuti, ma in cui non si intravede un trend di aggregazioni che porti anche in questa fascia alla creazione di poli con fatturati di diverse centinaia di milioni.
I francesi hanno compreso da tempo questo concetto. Il caso più eclatante è quello di Lvmh, il colosso del lusso che con Moët Hennessy ha nel suo portfolio 25 maison di vini e alcolici, tutte accomunate dall’eccellenza, e può vantare oltre sette miliardi di euro di vendite. Più recentemente, sempre Oltralpe, la sfida all’insegna dei poli del lusso ha visto la nascita di un’altra aggregazione con l’alleanza fra Artémis Domaines, di proprietà della famiglia Pinault, e Maisons & Domaines Henriot. L’Italia non può certo arrivare ad eguagliare la Francia che ha capito da tempo l’importanza della creazione di poli aggregatori del lusso. Nella moda, il Belpaese ha perso tempo prezioso, lasciandosi sfuggire diverse occasioni. L’auspicio è che la lezione del fashion non vada, perciò, sprecata. Il mondo del wine italiano è ancora in tempo per seguire l’esempio delle maison d’Oltralpe ed è bene che inizi a strutturare una alternativa italiana ai poli del lusso stranieri.