La neve in montagna in questo 2023 segna un nuovo record negativo rispetto alle medie del periodo. E nel frattempo nelle pianure del Piemonte in alcuni comuni arrivano già le autobotti.
La perturbazione in arrivo è la notizia migliore che si potesse attendere. Il suo carico di pioggia e neve potrebbe iniziare a dare quell’inversione di tendenza della siccità che da troppi mesi colpisce tutto il Nord Italia, macinando un record negativo dopo l’altro.
Le alte temperature dei giorni scorsi, infatti, hanno contribuito ad un rapido scioglimento della neve presente sulle montagne andando a segnare nuovi record negativi. Nel bacino del Verbano -cioè tutto il sistema di montagne e valli tra Lombardia, Piemonte e Svizzera che scarica poi le sue acque nel Lago Maggiore- l’acqua disponibile sotto forma di neve calcolata nell’ultimo bollettino di Arpa è di 238 milioni di metri cubi. Sembra una cifra elevata, ma non lo è se si considera che la media di riferimento dovrebbe essere di 811 (-70% oggi) e che il valore minimo registrato in quel periodo era di 268. Acqua che scorre ma che viene almeno in parte arginata nel Verbano dove, nel frattempo, sono anche finiti i lavori alla diga di Sesto Calende (che avrebbero potuto determinare problemi per i valori massimi invasibili). In ogni caso, anche questa settimana, il calcolo delle riserve idriche disponibili riporta il segno meno: meno 3,3% rispetto alla precedente.
Una situazione che continua a far paura. L’autorità di Bacino del Fiume Po comunica infatti che ad inizio febbraio già in 7 comuni in provincia di Biella e di Novara sono dovute intervenire le autobotti e ci sarebbero già una 70ina comuni in fase di pre-allarme per via della scarsità di acqua nelle falde acquifere. Una notizia che porta l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue che tiene monitorata la situazione su tutto il territorio nazionale a lancia un allarme per bocca del suo presidente, Massimo Gargano: «È la conferma che la crisi idrica sta iniziando a pregiudicare anche l’uso potabile in un sostanziale disinteresse collettivo».
Capire cosa fare per fronteggiare questa situazione però non è facile. In Lombardia, ad esempio, nei mesi scorsi si è sondata la possibilità di creare nuovi invasi d’acqua sfruttando le vecchie cave dismesse. Una possibilità di cui Attilio Fontana ha parlato proprio a VareseNews durante un’intervista prima delle elezioni regionali e durante la quale ha sostanzialmente bocciato questa opzione. «Ci sono più lati negativi che positivi anche perchè lungo un fiume l’acqua è completamente rigenerata ma negli invasi l’acqua rimane stagnante. E poi abbiamo fatto i calcoli: anche se li riempissimo tutti l’acqua non basterebbe per l’irrigazione», ha detto Fontana in un tratto di intervista che vi riproponiamo qui sotto.