Francesco Oppio 06 marzo 2023 00:13
Dalla Siberia agli Urali, c’è chi sogna la fine della Federazione russa e la nascita di una miriadi di Stati indipendenti e sovrani. Si tratta del Forum delle libere nazioni della post-Russia, un congresso che raccoglie le istanze indipendentiste di minoranze etniche e realtà regionali russe finalizzate alla trasformazione strutturale del Paese. Si tratta di un movimento piuttosto minoritario, ma che sta riuscendo ad avere sempre più attenzione internazionale, al punto tale da essere stato ospitato lo scorso 31 gennaio il Parlamento europeo di Bruxelles, in un incontro organizzato dal gruppo dei Conservatori e riformisti, quello a cui appartiene anche Fratelli d’Italia. Si è trattato del quinto di una serie di convegni impensabili fino a poco più di un anno fa, che pongono al centro del dibattito una possibile ri-federalizzazione della nazione transcontinentale, percepita da questi gruppi come profondamente imperialista.
Il Forum si compone di “movimenti interni alla Federezione”, in crescita rispetto alle edizioni passate del convegno, provenienti da ogni angolo del Paese (Siberia, Urali, Ingria, Dagestan, Kaliningrad etc.) ma numericamente esigui e non strutturati. “Lo scopo della nostra azione è sostenere la liberazione e la decolonizzazione rapida e non violenta delle regioni indigene attualmente sotto il pugno di Mosca. Siamo convinti che questo sia l’unico modo per garantire una pace a lungo termine in Europa, costruire un nuovo sistema di sicurezza collettiva ed evitare una guerra nucleare a cui l’imperialismo russo guidato da Vladimir Putin sta spingendo il mondo”, hanno dichiarato gli organizzatori, “questa politica aggressiva ha già portato alla più grande guerra in Europa degli ultimi 80 anni, tutti i residenti in Russia sono diventati ostaggi”.
I principali scopi del Forum vertono sulla decostruzione del Paese con la sostanziale frantumazione dell’attuale apparato federale e la piena realizzazione dei diritti civili e delle libertà fondamentali dei popoli al suo interno. Tra i progetti chiave presentati a Bruxelles compare il disegno di una Russia post-Putin caratterizzata dallo sviluppo di politiche pacifiche di buon vicinato, favorite dalla formazione di nuove amministrazioni regionali “liberate dal giogo di Mosca”, impegnate nel rinnovamento del Paese, nella smilitarizzazione dei propri territori e nel rifiuto dell’arma nucleare. L’ultima voce si lega a doppio filo con la ricerca di una duratura pace nell’intera Eurasia, obiettivo non trascurabile per i vertici del Forum, secondo i quali la denuclearizzazione si presta all’eliminazione di “tutti i rischi” associati all’escalation in possibili conflitti regionali o globali, oltre che ad una drastica riduzione del terrorismo internazionale generato dall’arsenale russo.
“Come nel caso del Terzo Reich tedesco, la Federazione russa, in quanto minaccia esistenziale per l’umanità e l’ordine internazionale, dovrebbe subire drastici cambiamenti dopo essere stata sconfitta…La comunità internazionale non può starsene comoda e defilata in attesa degli sviluppi, ma deve progettare una ri-federalizzazione dello Stato russo nel rispetto delle popolazioni che lo compongono”. Così si è espressa l’eurodeputata polacca Anna Fotyga, del partito di governo Diritto e Giustizia, a margine dell’incontro che l’ha vista tra i relatori, insieme all’eurodeputato Kosma Złotowski, nonchè tra i principali sostenitori del progetto sin dai suoi albori.
Proprio l’attivismo di Fotyga, ex ministro Esteri della Polonia, ha permesso al Forum di essere ospitato nelle sale delle istituzioni europee, invitato dal partito dei conservatori e riformisti dell’Ue (Ecr), in cui la componente polacca risulta attualmente la più forte, e che vede tra le sue fila anche Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni alla presidenza della formazione partitica europea dal 2020. “La Russia non è cambiata nel corso del tempo, Mosca è guidata dagli stessi istinti imperiali che l’hanno caratterizzata nei secoli precedenti, essa continua a ripetere gli stessi schemi: conquista, genocidio, colonizzazione”, ha puntualizzato Fotyga. Parole che hanno fatto eco a quanto espresso nel corso del dibattito dai diversi portavoce delle minoranze, nella sostanza una necessaria creazione di Stati indipendenti nello spazio lasciato libero dalla precedente sovranità “imperiale” del Cremlino, una galassia di nuove nazioni “libere di darsi la forma che meglio gli si addice”, conclude il Forum.
L’attacco russo all’Ucraina ho posto la politica estera e di Difesa di Mosca in cima all’agenda della sicurezza internazionale, alimentando una sequela di dibattiti sulla fattibilità di un “nuovo Stato russo”, come lo ha definito Taras Byk, a capo di Wooden horse strategies, una società di relazioni governative con sede a Kiev. Fino ad oggi nella pratica gli incontri del Forum hanno prodotto poco più che qualche progetto di referendum popolare, ma quest’ultimo convegno, più dei precedenti, ha permesso all’organizzazione di ottenere un riconoscimento internazionale che fa sperare ai membri del Forum in un aumento della loro influenza e popolarità.