“Mia madre ha beccato mio padre che si era iscritto a uno di questi incontri per rimorchiare. Hai tre minuti di tempo per fare il fico con una, se ci riesci ti danno pure il numero di telefono“. Gilberto Mercuri è l’ottico che ha il negozio sotto i portici romani di piazza Esedra. Cacciato di casa perché frequentava serate per single, dove si registra come ‘Vedovo’. Anzi voleva scrivere ‘Veneto’, dirà ai carabinieri. Carlo Verdone stasera in tv su Cine 34 in “L’amore è eterno finché dura“: un film metafisica del cuore, filosofia vera, dove l’unico modo per non soffrire per amore è quello di seguire la teoria dell’istrice…
Stato civile: Veneto
Cerca ospitalità dall’amico e socio Andrea (Rodolfo Corsato) e dalla sua compagna Carlotta (Stefania Rocca). Gilberto Mercuri (Carlo Verdone) 50enne, nella sua occasionale frequentazione di ‘Speed-date’, serate per single in cui s’incontrano uomini e donne, è stato scoperto dalla moglie Tiziana (Laura Morante) psicologa 40enne, che conduce una trasmissione sulle crisi matrimoniali (gli studi televisivi dove lavora sono in Viale Carso 42 a Roma). La scheda di partecipazione non perdona: Stato civile ‘Vedovo’, annoterà Gilberto nel farfugliato tentativo di darsi un’identità meno ingombrante. In caserma, Gilberto, accompagnato da Tiziana, si ritrova davanti ai partecipanti della serata di ‘Speed-date’, tutti convocati per essere interrogati sulla scomparsa di Stella (Gabriella Pession), una ragazza presente a quella serata.
Intento a mantenere buoni rapporti con la figlia Marta (Lucia Ceracchi), Gilberto constaterà, però, che la storia con la consorte è irrecuperabile. E, tenterà di rifarsi una vita, uscendo con altre donne. Ma l’unica con cui entra in sintonia sarà proprio Carlotta, sempre più insofferente alle manie di controllo di Andrea. Così, il film a tu per tu con il dramma, entra nel territorio nemico delle nevrosi dell’età adulta, e delle difficoltà della vita di coppia. Ma alla maniera di Verdone, regista di “L’amore è eterno finché dura” del 2004: dietro la sofferenza c’è l’inevitabile comicità. Con dialoghi che fanno a tratti innervosire, e a tratti innamorare, rivedremo noi stessi; smidollati, travolti e frenetici, capaci solo di passare una notte di luna a Roma, a litigare. Verdone non si erge, certo, a profeta in amore. Non ha la presunzione di dare soluzioni o insegnamenti sugli intrecci di cuore. Ma resta sempre dalla parte del pubblico e, con esso cerca le risposte, non le da. Solo il titolo del film suggerirà un significato filosofico o metaforico, che lo spettatore coglierà.
Il significato nascosto
“L’amore è eterno finché dura“, prodotto da Vittorio Cecchi Gori, ha avuto ben tredici versioni della sceneggiatura prima di arrivare alla stesura definitiva. Lo dichiara Carlo Verdone noto per la sua pignoleria. Il concetto, racchiuso nell’incipit, fu già ripreso da Diderot, riferito all’opera di Marivaux, drammaturgo e scrittore francese. E ne indica la variabilità delle passioni e la loro incostanza. La raffinata analisi psicologica introdotta da Marivaux nel teatro del Settecento, è sostenuta da un’estrema sottigliezza del linguaggio, e rientra nel genere “marivaudage“. Egli, nella sua opera, fa una sostanziale differenza: alla rappresentazione dei caratteri sostituisce l’analisi dei sentimenti e l’indagine psicologica. Verdone ne fa un film. E vince il Globo D’Oro come miglior attore protagonista, e il Nastro D’Argento va a Laura Morante come miglior attrice.
“Due istrici hanno freddo e allora si avvicinano per scaldarsi, però si fanno male con gli aculei e allora si riallontanano. E’ un po’ come l’amore: né troppo vicini e né troppo lontani…” dice Stefania Rocca in “L’amore è eterno finché dura“. Questo ‘Dilemma del porcospino‘ ha una spiegazione: gli umani sono un po’ come gli istrici, vogliono stare vicini ma devono stare attenti a non ferirsi a vicenda. Dalla constatazione che questi animali possiedono aculei sulla propria schiena. Teoria che non è stata inventata da Verdone, bensì dal filosofo Schopenhauer che così scrive: “..Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione”. Concetto ripreso poi da Sigmund Freud, che così diceva: “Vado negli USA per scovare qualche porcospino selvatico e insegnare qualcosa“.
Freddezza tra Morante e Verdone
“Tiziana Mercuri: Vogliamo parlare del nostro matrimonio? Parliamone vieni, ne parliamo!
Gilberto Mercuri: Che ha il nostro matrimonio che non va?
Tiziana Mercuri: Sai a che cosa assomiglia ormai il nostro matrimonio?
Gilberto Mercuri: A che?
Tiziana Mercuri: Al rapporto di un concierge di un albergo a quattro stelle con il cliente: buongiorno, buonasera, cosa c’è per pranzo, cosa c’è per colazione… questo è!
Gilberto Mercuri: Queste si chiamano premure affettuose!”. Laura Morante ha incontrato Carlo Verdone in una vineria romana. Ma sia l’attrice che il regista hanno raccontato che l’approccio iniziale fu pessimo. Lui si sentiva osservato dalla Morante, dallo sguardo inquisitorio, e lei, inizialmente, era intenzionata a rifiutare il ruolo del film. Perché Carlo non riusciva a raccontarle la trama come avrebbe voluto, e il suo personaggio le era apparso molto cinico. Ma una volta letta la sceneggiatura, cambiò idea e il clima tra i due si è rasserenato.
Fabio Liberatori ha firmato la colonna sonora di “L’amore è eterno finché dura”, che contiene anche un brano strumentale tratto dall’album “The Asimov Assembly – A tribute to Isaac Asimov” (MP Records), a firma di Liberatori. Disco che ha visto anche la collaborazione di Verdone, impegnato in prima persona nella stesura del brano “The Galaxy Stock Exchange”, essendo grande esperto ed appassionato di musica elettronica e colta. “Un ritorno al passato con la coscienza del presente“, così Liberatori descrive il tema musicale da lui composto per il film, e aggiunge: “Carlo mi aveva chiesto di comporre qualcosa che avesse sonorità ‘futuribili’ e così ho pensato a un tema dal movimento circolare, che esprimesse una sensazione di incertezza. E in più ho inserito degli interventi pianistici che richiamassero un po’ lo stile del grande Chick Corea, uno dei miei artisti jazz preferiti insieme a Keith Jarrett“.
Lo scherzo pungente
Nel film tanti riferimenti musicali: tra i vinili che Gilberto fa recuperare ad Andrea, si vede “Wheels of fire” dei “Cream“. E il concerto di Joe Cocker a cui assiste Gilberto, non è quello di Nizza come viene detto, ma quello di Berlino del 1997. Il fotogramma inserito nella pellicola è l’esecuzione di “Unchain My Heart“, ed è tratto dal suddetto concerto di Berlino, “Across From Midnight Tour“. “‘L’amore è eterno finché dura‘” resterà tra i miei lavori più amati”. A dirlo è Verdone che svela qualche curiosità dal set: “Laura Morante fu molto efficace nell’interpretare il personaggio di mia moglie: dotata di tempi recitativi perfetti, fu la partner ideale per i frequenti scontri in casa e fuori casa che il copione prevedeva. Stefania Rocca invece non si preparava molto, preferiva andare ad istinto, ed avendo catturato in pieno la stravaganza del suo personaggio, lo rese assolutamente vero, credibile. Laura è una vera perfezionista e fino a quando non si sentiva sicura voleva macinare ciak su ciak, anche se in realtà era perfetta già dal primo ciak: fu una compagna di lavoro splendida che aiutò anche me a recitare con molto rigore”.
“Terminato il film, andammo al doppiaggio solo per correggere pochissime battute, e ben conoscendo l’orgoglio di Laura le feci uno scherzo. Come entrò nella saletta di doppiaggio, tutta felice di vedere qualche scena montata, mi faccio trovare con una faccia triste ed imbarazzata.
‘Che hai Carlo? … ti vedo giù. Che è successo?’ .
Allargai le braccia come una persona disperata e le dissi con un tono di voce depressissimo: ‘Laura perdonami, il film era lungo … ho dovuto tagliare la nostra litigata di notte e un pezzo del tuo finale all’aeroporto … ti chiedo scusa veramente ma stavamo sopra le due ore …’ . Il volto di Laura si trasforma a poco a poco, mi fissa senza parlare. Stringe i denti, e poi di colpo esplode: ‘TU HAI TAGLIATO QUELLE DUE SCENE ??? TU TI SEI PERMESSO DI … ‘.
La blocco ridendo: ‘È uno scherzo Laura! Ma che te pare che…’ . Ma Laura non ascolta quello che dico, apre la porta della sala doppiaggio ed esce come una furia! Esco, corro verso l’ascensore ma Laura era già scappata via indignata: il cellulare chiuso per tutta la serata presagiva un gran casino al quale sarei andato incontro. Per spiegarmi e far pace impiegai un giorno e mezzo. Ma aveva tutte le ragioni del mondo perché mai ho trovato una attrice più efficace nelle litigate. Avevamo i tempi perfetti“.
Federica De Candia Seguici su Google News