In occasione di una Masterclass al Sudestival, abbiamo chiacchierato con Massimiliano Bruno di cinema, giovani e Mattia Torre.
Fino al 17 marzo in Puglia si tiene il Sudestival, festival dedicato al cinema giunto quest’anno alla sua 23esima edizione. Tra gli ospiti della kermesse il regista e attore Massimiliano Bruno, tra i protagonisti di una masterclass in occasione della proiezione di Nessuno mi può giudicare.
«Si tratta di festival molto sui generis, perché dura diversi giorni e ospita tantissime opere prime, opere seconde, personaggi del mondo dello spettacolo. – dice Massimiliano – È un punto fermo per la Regione Puglia ed è molto importante, motivo per cui ho accettato l’invito di Michele Suma ad andare giù per far vedere al pubblico la mia opera prima, Nessuno mi può giudicare. È stato molto interessante parlare col pubblico alla fine della visione e dare un po’ il mio punto di vista su quello che è stata la realizzazione di quel film. È stato davvero divertente poi anche rispondere alle domande dei ragazzi, era pieno di giovani. Insomma sono molto contento».
Un debutto straordinario quello di Massimiliano Bruno con un film che rimase in vetta alla classifica dei film più visti per cinque settimane. «Cose che oggi accadono solo con i colossal americani come Avatar» scherza Bruno, che mi racconta nell’intervista di come la proiezione al Sudestival sia stata un tuffo nel passato.
«Sentire il calore e l’emozione degli spettatori è stato bello e divertente. Mi ha riportato ai fasti di quegli anni. Ricordo che il film fu parecchio fortunato, rimanemmo in testa come film più visto per cinque settimane, una cosa che adesso capita ai film americani ad Avatar. – continua Massimiliano – Fu una grande occasione per andare insieme al mio sceneggiatore Edoardo Falcone, che poi è diventato un regista bravissimo e pluripremiato, in sala a goderci la reazione del pubblico. Quel film faceva molto ridere, era molto divertente e allo stesso tempo aveva una sua profondità. Rivederlo l’altra sera col pubblico è stato un bel ritorno al passato».
Massimiliano Bruno e il ricordo di Mattia Torre
Nel programma del Festival c’è anche una retrospettiva dedicata a Mattia Torre. «Io e Mattia era eravamo molto amici quando, a ridosso dei trent’anni, facevamo teatro insieme. – ricorda Massimiliano – Io sono sempre stato un po’ più popolare, facevo commedie un po’ più facili. Lui e Giacomo Ciarrapico facevano già qualcosa di più sofisticato secondo me. Però questo non ci ha impedito di volerci bene e stimarci. Lo ringrazierò sempre, mi ha inserito e proposto l’avventura di Boris».
«Come spesso accade alle persone che muoiono giovani, Mattia viene ricordato post mortem. – riflette poi il regista – Prima ha avuto tante difficoltà e molta meno fiducia rispetto a quanta gliene diamo adesso e questo fa capire tanto del nostro paese e del nostro mondo. È rimasto poco di lui perché ha fatto poco, ma ha fatto poco pure perché gli si è riconosciuto troppo tardi il valore che aveva. Se n’è andato ad un’età in cui avrebbe potuto fare il triplo di quello che ha fatto se molti avessero creduto di più in lui. Adesso vedo tante persone che si riempiono la bocca del nome di Mattia».
«Mi spiace soltanto – conclude Massimiliano – che lui non sappia quanto è amato e quanto risuona il suo nome in questi giorni. Detto questo, lui ha scritto cose molto geniali e, a mio avviso, alcuni spettacoli teatrali sono dei capisaldi. Credo di non sbagliarmi se dico che fra vent’anni i suoi testi entreranno in quella scia che è stata quella di Pirandello, De Filippo… ci vuole tempo per consolidarsi, però credo che lui sia su quell’onda lì. E probabilmente tra vent’anni lo studieremo nelle scuole e nei licei classici».
Il rapporto con le nuove generazioni
Chiediamo a Massimiliano quale film o spettacolo teatrale sceglierebbe tra i suoi lavori per raccontare a un giovane chi è Massimiliano Bruno. «Forse a livello teatrale direi uno spettacolo che si intitola Zero. – ci risponde – È uno spettacolo che è un po’ un regalo che mi sono fatto. Ero in scena da solo, facevo tanti personaggi ed era una storia di vendetta, una storia di rapporto tra un padre e un figlio. Insomma era una cosa a cui ho tenuto e a cui continuo a tenere molto».
«Al cinema forse scelgo Viva l’Italia perché ci sono tutte le componenti di me. – chiosa Bruno – Da una parte era una commedia molto divertente, dall’altra un film politico. Ed è anche un film suicida perché comunque ciò che ho detto in quel film rappresentava il contrario del pensiero comune della sinistra. Si diceva, in pratica, che destra e sinistra si stavano comportando allo stesso modo, il contrario di quello che diceva Nanni Moretti in un suo celebre film. In quel momento storico era così e adesso purtroppo va peggio. Speriamo che prima o poi tornino i fasti di persone diverse più forti, più in gamba».
Foto: Kikapress