Milano la città con le case più care di Italia. Impossibile per tantissimi avvicinarsi agli immobili se si pensa ai prezzi che sono sul mercato. Ed è per questo che Sindacato TV ha voluto andare a fondo, non occupandosi solo dei costi degli immobili, ma cercando di capire, attraverso un reportage realizzato direttamente dal Segretario Generale Enrico Vizza, cosa accade nelle periferie dove molto spesso abitazioni vetuste e traballanti vengono occupate abusivamente per necessità. Perché di case popolari non se ne fanno più e di edilizia sociale se ne parla sempre meno.
Andiamo con ordine e partiamo dal dato che ci consegna la società “Immobiliare.it” che ci dice che dei 10 quartieri più costosi d’Italia la città di Milano occupa qualcosa come 8 posizioni. Al top italiano il centro di Milano, con una media di oltre 9300 euro al metro quadro. Per non parlare poi del Bosco Verticale dove i prezzi sono da leggenda e viaggiano tra i 12 mila e i 15 mila al metro quadro.
Eppure a meno di 3 chilometri e 3 fermate di metro la città cambia volto. Tra Niguarda e Prato Centenaro sfilano piazzette abbandonate, negozi chiusi da decenni, il mercato comunale che non esiste, la bellissima piscina smantellata. Tutti servizi che contribuivano a dare vita al quartiere. Anche un vecchio circolo che gli abitanti chiedevano di riaprire da volontari è rimasto lettera morta
E anche questa è Milano, quella delle case popolari che non solo spesso sono ridotte male ma scarseggiano, da decenni non se ne fanno di nuove. E così anni fa è nato il fenomeno dell’occupazione per necessità, messa in atto molto spesso da donne sole con figli che lavorano in mansioni traballanti. Il Comune di Milano vanta di avere ridotto in 9 anni da 1740 a soli 567 gli alloggi di sua competenza occupati abusivamente. Dice anche che le persone in seria difficoltà che occupano non sono state toccate. Eppure al Niguarda proprio le occupanti di case popolari comunali raccontano altro.
A Milano e in Lombardia la casa popolare o se la si vuole chiamare l’Edilizia Sociale è un miraggio, tra graduatorie che non si sbloccano e tanti problemi. Le due cose più incredibili. La prima è che c’è una marea di case popolari regionali e comunali vuote. E lo sono perché si tratta di locali troppo piccoli per famiglie che sono in cima alla graduatorie ma che potrebbero essere messe a disposizione di studenti, singoli .
Ma sono anche quelle piccole abitazioni che il Comune sta sgomberando.
<<Il comune di Milano – sottolinea il segretario Enrico Vizza – in questi giorni ha promosso alcune delibere di Giunta per stanziare risorse per affitti a ceto medio, dopo che purtroppo la città si è svuotata. Purtroppo negli ultimi 20 anni non è stata privilegiata l’edilizia popolare – sociale e noi aggiungiamo quella convenzionata che negli anni 80-90 ha dato l’ opportunità alle famiglie di avere una casa .
Ci troviamo di fronte ad una città metropolitana che non è stata in grado di coordinare, in accordo con Regione Lombardia, le politiche abitative per giovani coppie, anziani, pendolari, nonostante il sindacato UIL in più OCCASIONI abbia chiesto attenzione. Eppure basterebbe che sindaco, presidente di Regione e ANCI si sedessero con la volontà attorno ad un tavolo per definire un modello di abitare, di edilizia convenzionata, sociale utilizzando gli strumenti già esistenti. Non si devono creare altre leggi, ma applichiamo le attuali>>
E così il servizio della TV della UIL Lombardia tocca attraverso le testimoniante degli abitanti del quartiere tutta una serie di problemi che riguardano il lavoro e i salari perché proprio il lavoro rimane la chiave per una città dove vivere in modo dignitoso, come viene sottolineato nel servizio dall’architetto paesaggista Andreas Kipar, dalla consigliera regionale Carmela Rozza e dalla Segretaria Confederale UIL nazionale Ivana Veronese.
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