A più di 72 ore dalle prime scosse il bilancio provvisorio delle vittime ha superato i 16mila, mentre il numero dei feriti nella sola Turchia ha toccato quota 62.914 persone. 

Nonostante le difficoltà, però, qualche storia miracolosa tiene accese le speranze: un bambino di 12 anni è stato estratto vivo da una delle palazzine crollate a Nurdaği, alle porte della città turca di Gaziantep. Il piccolo Khadir, lo riferisce la stampa locale, è stato tratto in salvo dopo 62 ore dal violento sisma, al termine di una complessa operazione che ha richiesto due ore. 

Samuele Pacchi, uno degli infermieri italiani partiti per fornire supporto in Turchia, ha riferito all’ANSA che i soccorritori nella città di Hatay sarebbero in procinto di trarre in salvo altre due persone: “Sotto la macerie di due diversi palazzi abbiamo recepito le voci di due persone, che sono state in grado di rispondere: un ragazzo di 16 anni che si trova in un sottoscala ed una donna di 65 anni all’interno di una abitazione. Adesso il nostro team è al lavoro per cercare di estrarli dalle macerie”. 

Terremoto Turchia e Siria: sale a 16mila il numero delle vittime

Terremoto Turchia e Siria, una tragedia che non trova fine: oltre 16mila morti

Intanto a due giorni dal terremoto, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan deve fare i conti con le critiche di chi accusa il suo governo di aver gestito male l’emergenza. In un viaggio nelle aree terremotate del Paese, Erdogan è stato costretto ad ammettere che nelle prime fasi dei soccorsi ci sono stati “dei problemi”. Ma davanti ai residenti della provincia di Hatay, tra le più colpite con oltre 3.300 morti, che lamentavano il ritardo dei mezzi di soccorso, Erdogan si è giustificato: “Non è possibile – ha detto – essere preparati a un tale disastro”.

Poi si è scagliato contro quelle “persone disonorevoli” che diffondono “bugie e calunnie” sulla risposta del governo all’emergenza. Tra queste anche alcuni gestori di account social che sono stati arrestati per “post provocatori” sul sisma. Il governo si è deciso a combattere la disinformazione online e il gruppo NetBlocks, che si occupa del monitoraggio di interruzioni di servizi internet, ipotizza che ci sia proprio il governo di Ankara dietro al blocco di Twitter che si è verificato mercoledì in gran parte del Paese.

La situazione resta gravissima anche in Siria, dove si registrano 1.250 morti nella zona controllata dal governo di Assad e circa 1.400 nel nord-ovest del Paese, controllato dalla forze di opposizione. Qui gli aiuti umanitari faticano ad arrivare a causa degli ostacoli lungo i valichi di frontiera che collegano il Paese alla Turchia.

Nonostante i Caschi bianchi avessero annunciato l’apertura dei valichi di Bab al-Hawa, Jarabulus e Bab al-Salamah, l’Onu ha fatto sapere che il primo di questi, l’unico accesso consentito alle Nazioni Unite, risulta ancora bloccato e i camion di aiuti sono fermi alla frontiera. Attivisti e critici hanno accusato il governo siriano di rallentare deliberatamente le consegne di aiuti. Assad, nel frattempo, ha chiesto assistenza all’Unione Europea che ha annunciato un primo stanziamento di 3,5 milioni di euro. L’intero pacchetto ai Paesi colpiti dal terremoto è di 6,5 milioni di euro. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato una conferenza dei donatori all’inizio di marzo a Bruxelles.

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Alessia Spensierato

Alessia Spensierato, Editore (Owner & Founder) della testata giornalistica di Metropolitan Magazine. La scrittura è la sua più grande passione, ha scritto il suo primo libro”Il silenzio in un caffè” pubblicato nel 2013 tra i top ten e-book dei più venduti nello stesso anno. Nel 2014 si cimenta nella scrittura del suo secondo “One Way”, ex speaker radiofonica. Il mondo del Web l’ha sempre affascinata e oggi ha cercato di unire le sue più grandi passioni creando Metropolitan Magazine. Metropolitan Magazine oggi è una testata nota sia a Roma che in Italia. Non utilizza nessun aggettivo per definirsi, per lei esistono solo parole “nuove” che nessuno sa. “Il mondo è di chi lo disegna ogni giorno in modo diverso, a volte anche senza matite.”