Il logo della squadra – un Brighella determinato a difendere i principi e i valori in cui crede – reinterpretato da Zerocalcare, con tanto di incitamento in romanesco “Daje Athletic Brighela”: così il celebre fumettista ha voluto esprimere il proprio sostegno alla squadra di calcio bergamasca multata dal giudice sportivo per aver esposto uno striscione di protesta contro le morti nel Mediterraneo.
Proprio il contenuto di quello striscione – “Cimitero Mediterraneo. Basta morti in mare” – è stato riproposto nel disegno di Zerocalcare. “Che accollo che ci siamo pijate/i a sto giro, per fortuna che c’è il disegnetto – è il commento della società, in romanesco per rendere omaggio allo stile espressivo tipico dell’artista – Grazie, Zerocalcare”.
“Ne siamo molto felici, anche se stiamo avendo qualche problema tecnico nella gestione di questo clamore mediatico, a cui non eravamo abituati – sottolineano dalla società sportiva bergamasca – Siamo tutti lavoratori e lavoratrici che non possono dedicarsi a tempo pieno al Brighela, eppure negli ultimi giorni siamo praticamente costretti a farlo. Abbiamo scelto di ringraziare pubblicamente Zerocalcare come se fosse una sorta di ambasciatore di tutti i nostri sostenitori, ma la nostra gratitudine è ovviamente rivolta a ciascuno di loro”.
Sono moltissime le persone che si sono offerte di pagare la multa per l’Athletic Brighela, come pure le squadre che ne hanno rilanciato il messaggio sui rispettivi campi di gioco domenica scorsa. A cominciare dal Sant’Ambroeus Fc di Milano, che il 12 marzo ha esposto a sua volta uno striscione “Basta morti nel Mediterraneo” chiedendo “verità e giustizia per il naufragio di Crotone” e invitando provocatoriamente la giustizia sportiva e la Lega nazionale dilettanti a “multare pure noi”.
Intanto la società bergamasca sta ancora decidendo come muoversi in vista di un eventuale ricorso – “soprattutto per le squalifiche al capitano e all’allenatore, che ci hanno infastidito ben più della multa in sé” – e si prepara al lancio ufficiale della campagna di crowdfunding annunciata nei giorni scorsi a favore di una Ong.
“Le nostre azioni proseguono ostinatamente nella direzione della giustizia – garantiscono – Noi siamo una squadra di calcio. Siamo una polisportiva popolare, dove l’aggettivo non è messo lì a caso”.
A chi li accusa di essere “politicizzati”, le socie e i soci rispondono così: “Il nostro statuto è pubblico e chiunque può constatare che la nostra associazione poggia sui valori dell’inclusione, della cooperazione e del contrasto alle discriminazioni, alle disuguaglianze sociali e alla marginalità. Questa posizione è politica? Sì, lo è. È ideologica? No, non lo è”.
Perché “in democrazia interessarsi degli esclusi, degli ultimi, dovrebbe essere la conditio sine qua non della convivenza civile e pacifica“. Quindi, “con forza e determinazione pretendiamo di essere presi sul serio: il calcio così non funziona, lo sport neppure. Tanto meno la questione migranti, salvataggi in mare e gestione di un fenomeno che è stato trasformato in emergenza, ma che non lo è. Lo diviene nel momento in cui non si interviene con la volontà di salvare vite umane, ma di proteggere i confini”.