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5 chef italiani (e un pizzaiolo) adottano i formaggi svizzeri

Non capita proprio tutti i giorni di veder cucinare Niko Romito insieme ad Antonio Guida, a Davide Caranchini, a Luigi Taglienti o a Gianluca Gorini.

Formaggi svizzeri protagonisti dell’alta cucina.

Il Consorzio Formaggi della Svizzera ha riunito alcuni tra gli chef italiani più significativi del momento, insieme ad un pizzaiolo (Stefano Vola) perché ognuno alla sua maniera interpretasse un formaggio elvetico.

Il risultato è stato una cena in cui l’esperienza, la creatività e la tecnica di questi sei grandi interpreti della cucina italiana hanno accompagnato l’eccellenza di un prodotto artigianale ricco di storia e qualità.

Una serata dove ognuno ha realizzato una portata per esaltare la versatilità e la genuinità di un formaggio.

Tra alta cucina e pizza

Un toast a base di Emmentaler Dop per Niko Romito de Il Reale Casadonna, 3 stelle Michelin, che ha aperto la cena utilizzando il più classico e amato tra i formaggi svizzeri, quello con i caratteristici buchi. Oggi prodotto in circa 110 latterie di paese con latte fresco e non trattato di mucche alimentate esclusivamente a erba e fieno.

A seguire una pasta fresca opera di Gianluca Gorini del Ristorante Da Gorini (1 stella). Lo chef ha preparato, da perfetto romagnolo, i cappelletti e li ha farciti con lo Sbrinz Dop, macis e limone salato. Il formaggio a pasta extradura è tra i più saporiti e soggetto ad una stagionatura molto lenta e lunga.

Davide Caranchini, giovane cuoco del ristorante Materia di Cernobbio, ha realizzato i suoi ravioli di patata in un brodo di sottobosco un piatto a base di Raclette. Ripercorrendo così quello che è considerato un vero rituale dal gusto speziato e fondente.

Il formaggio svizzero arriva anche sulla pizza. Stefano Vola, piemontese, ha usato il Tête de Moine Dop (alla lettera: testa di monaco). Ha dato in questo modo un tocco di originalità alla sua preparazione. Arricchendola con le caratteristiche “rosette” che si ottengono con l’uso dell’apposita girolle o pirouette.

Antonio Guida, del ristorante Seta del Mandarin hotel di Milano, ha preparato una triglia avvolta in una foglia di bieta e tartare di calamari all’Alpenzeller. Ha così donato al suo piatto a base di pesce il gusto deciso e saporito di uno dei prodotti caseari svizzeri più aromatici.

A Luigi Taglienti il compito di usare Le Gruyère Dop, formaggio a pasta dura, prodotto in Svizzera dal lontano 1115. Con il Thermidor a Le Gruyère Dop, Taglienti ha proposto un piatto raffinato e dal gusto davvero speciale.

La conclusione è stata affidata alla Bomba Niko Romito con crema pasticcera.

I formaggi svizzeri puntano sempre più in alto

«Vogliamo che i consumatori italiani, abbiano ben chiaro quello che è il posizionamento dei nostri prodotti. Un posizionamento premium dunque, che oggi più che mai trova spazio in un pubblico gourmand, alla ricerca dell’eccellenza,», afferma Giovanna Frova, Country Manager Switzerland Cheese Marketing Italia.

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