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Ai piedi del Monte Bianco, uno chalet tra design contemporaneo e tradizione alpina

Il design incontra la tradizione alpina a Le Lavancher, ai piedi del Monte Bianco 

Lasciandosi alle spalle Le Lavancher, gomitolo di case alle pendici del versante francese del Monte Bianco, tra Chamonix e Argentière, e proseguendo tra i tornanti della Route du Chapeau, lo sguardo plana su una graziosa casa di pietra dagli infissi rossi e bianchi. È Le Lou Damou, chalet quasi centenario che, pur mantenendo intatto il suo aspetto alpino tradizionale, è stato ripensato negli spazi interni con un profondo restyling. A firmarlo è lo studio belga am designs, specializzato in abitazioni e hotel, che per i suoi progetti usa spesso mobili e oggetti prodotti in proprio (la loro sede, ad Anversa, è anche una galleria di design e d’arte). «La padrona di casa ci ha contattati dopo aver visto un nostro lavoro a Megève, lo Chalet Zannier» spiega Mark Mertens, fondatore dello studio. Che si è subito dato un obiettivo: ripensare il concetto di “casa di montagna” partendo dalla personalità di chi l’avrebbe abitata. 

L’area spa, al livello più basso dell’edificio.DePasquale+Maffini

Alla fine degli anni Ottanta, i genitori dell’attuale proprietaria rimasero impressionati dallo chalet. Fu il classico colpo di fulmine, che li spinse a bussare alla porta e chiedere se per caso l’edificio fosse in vendita. Ebbero fortuna, e così la dimora passò presto alla nuova famiglia, che ne fece il suo buen retiro sui monti. La casa era stata costruita intorno al 1930, nel punto più alto del borgo, in modo da assicurarle la migliore vista sull’Aiguille du Midi e sul Monte Bianco; e progettata in modo da ricevere più luce possibile, elemento prezioso durante le brevi giornate invernali. All’epoca Chamonix, dopo aver ospitato le prime Olimpiadi invernali nel 1924, si preparava a diventare una delle località più frequentate dell’arco alpino e ad accogliere – al pari di Megève, Gstaad, Cortina – un jet set internazionale sempre più vivace e attratto dalle vette.

Quel clamore, tra le vie di Le Lavancher, non è mai arrivato. Il borgo mantiene ancora l’atmosfera idilliaca dei villaggi montani di un tempo, quando le case venivano tirate su con i materiali più facili da reperire sul posto: pietra e legno. A quasi un secolo dalla sua costruzione, l’intervento di am designs andava a toccare un edificio che aveva saputo mantenere praticamente intatti lo stile e l’anima del progetto originale. Da qui la volontà di lasciare immutata l’atmosfera domestica, cambiandone però i codici estetici. E qui l’operazione è stata al tempo stesso rispettosa ma anche radicale.

Nella sala da pranzo si accede attraverso una porta in ferro e vetro realizzata su disegno. Il camino con piccola legnaia e la scaffalatura per piatti e bicchieri sono in muratura. Per le pareti è stato scelto un intonaco dalla mano materica, non troppo rifinita, per creare un’atmosfera senza tempo.DePasquale + Maffini

Le ispirazioni sono state molteplici e, incontrandosi, hanno creato un mix unico. Elementi di architettura contemporanea e di culture classiche, influenze della tradizione fiamminga. Oggi la struttura dell’edificio, con i suoi dettagli pieni di storia, si confronta con la nuova visione e il contrasto diventa scambio reciproco, valore aggiunto. Il risultato è un succedersi di superfici di legno e sfumature di colore inaspettate, dal cioccolato al burgundy. «È stata la spettacolarità del panorama a influenzare tutte le scelte cromatiche. Le pareti dai colori scuri esaltano la natura circostante e la vista, meravigliosa, sulle vette più alte d’Europa. In questo modo è come se il paesaggio venisse incorniciato», racconta l’architetto. Le stanze assumono così l’aspetto di nidi monocromatici in cui il vero protagonista è il continuo dialogo tra esterno e interno, tra natura e uomo, tra caldo e freddo.

A parte qualche eccezione, ogni dettaglio – dagli oggetti alle tappezzerie – è su progetto di am designs. Alcuni mobili sono stati realizzati ad hoc, integrati con un mix di pezzi contemporanei e oggetti di antiquariato e modernariato. Uno spazio pensato anche per l’ospitalità, perché quando non è occupato dai proprietari, Le Lou Damou può essere affittato sul portale www.amresidences.com, che propone come “vacation homes” alcune delle case progettate dallo studio. «L’idea che anima am residences è quella di condividere alcuni dei nostri progetti con ospiti esterni. Che spesso, a loro volta, diventano nostri clienti».

La camera dal letto al piano terra.DePasquale+Maffini

Il fulcro dello chalet è il living. Spazioso e magnetico, scandito da pochi elementi: il divano in tessuto e il lungo tavolo basso (entrambi progetto am designs), le due Spanish Chair di Børge Mogensen per Fredericia, disegnate nel 1958, le vecchie panche di legno. Ogni aspetto è studiato per accogliere momenti di relax, di convivialità e contemplazione. Le pareti scure danno maggiore rilievo alla luce, che muta di continuo, esaltando elementi di volta in volta diversi. Il camino è stato realizzato ex novo, la vecchia boiserie è stata recuperata. «Abbiamo cercato di mantenere per quanto possibile i legni originali», spiega l’architetto. È stato lasciato il parquet di pino e, dove necessario, ne è stato aggiunto di recupero.

Per salire al secondo piano, la zona notte, si percorre la vecchia scala in legno, altro elemento conservato dal progetto originale. Ogni camera da letto ha una sua personalità. Anche qui pochi elementi, nessuna sbavatura. La stanza dei bambini sembra uscita da un libro di fiabe, con i letti a castello letteralmente incastonati nel legno di pino. Per i bagni sono stati utilizzati marmo di Carrara e pietra di Borgogna. La scala che conduce ai due piani inferiori è stata rinnovata e rifinita con una patina speciale, affinché si integrasse con il resto degli spazi. La cucina è in legno di pino e basalto belga tagliato a mano, mentre il piano cottura è La Cornue. Scendendo ancora di un piano, si raggiungono la cantina dei vini e la spa, spazi diversi per uso ma collegati a livello estetico: per Mertens, «Due esempi perfetti del design senza tempo, purista che caratterizza il nostro lavoro».

Nella spa la connessione con la natura, che entra nell’ambiente attraverso le ampie pareti di vetro, è profonda. Ma l’ambiente crea quasi un effetto cocoon, dove recuperare le energie dopo una giornata sugli sci. E qui si capisce che l’architetto ha ragione: le vetrate che incorniciano il panorama sono davvero quadri. Cartoline perfette dell’Haute Savoie. Il fumo che esce dai comignoli, la foresta che impenna subito verso i pendii, i gesti lenti della valle. Quando nevica, si assiste a uno spettacolo che fa pensare alla magia dei tableaux vivants. Fino a quando arriva la notte alpina a inghiottire anche l’ultimo candore.


  • Il villaggio di Le Lavancher ai piedi del versante francese del Monte Bianco.nbsp

  • Nel living due Spanish Chair di Børge Mogensen per Fredericia tavolo in legno di pino recuperato e vecchia panca di am...

  • Divano pouf e tavolo di am designs collection. Coperta Nid in lana Society Limonta.nbsp

DePasquale + Maffini

Il villaggio di Le Lavancher, ai piedi del versante francese del Monte Bianco. 


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