435 miliardi di dollari entro il 2028. È questa la previsione di crescita per il gaming, l’industria di giochi e videogiochi che sta dominando la scena economica e tecnologica del nostro presente. Una crescita senza precedenti, che nel passaggio tra 2021 e 2022 ha visto passare il settore da 65 miliardi di dollari di giro d’affari a oltre 72 miliardi. Con stime di crescita ancora più importanti per l’anno in corso, stando a quanto riporta BusinessWire, durante il quale i soli giochi per dispositivi mobile supereranno un fatturato di 100 miliardi.
Il grande motore di questo successo sono, ovviamente, le case produttrici, le software house sparse un po’ in tutto il mondo. Il loro ruolo nell’economia di oggi è di primaria importanza. Innanzitutto, per la loro capacità di testare, sperimentare, scommettere sulle nuove tecnologie, dargli una prima realizzazione prima di aprirgli le porte del grande pubblico. Poi c’è il discorso occupazionale: all’interno del mercato del gaming trovano infatti lavoro professionisti di ogni genere, con una vocazione ovviamente digitale, informatica e quindi giovane. Il lavoro del futuro è quello che si sperimenta tra game designer e matematici, tra grafici e ingegneri del suono, tra storyteller e game tester.
Tra le software house più importanti ci sono quelle che producono le slot online, come Novomatic e NetEnt, aziende certificate che rappresentano un elemento discriminante per valutare l’affidabilità dei casinò online. Fondata nel 1980, ha sviluppato una vasta gamma di giochi che vanno dalle classiche slot a tre rulli a quelle più moderne a cinque rulli con grafica avanzata e funzioni speciali. Novomatic è conosciuta per la qualità dei suoi prodotti e per il fatto che vengono utilizzati solo nei casinò online certificati. NetEnt è un’altra software house di fama mondiale che si occupa della produzione di slot online. Fondata nel 1996, ha sviluppato alcuni dei giochi più famosi del settore, tra cui Starburst, Gonzo’s Quest e Jack and the Beanstalk. NetEnt è conosciuta per la qualità della sua grafica e delle funzioni speciali dei suoi giochi.
Ma le software house rivestono un ruolo chiave anche nella realizzazioni di videogiochi e giochi online presenti in tutti i dispositivi. Partiamo dai colossi, dai giganti, dalle multinazionali che hanno fatto la storia del settore, iniziando dalla Sony Interactive Entertainment, nata nel 1993 a Tokyo, oltre 10 mila dipendenti e un fatturato da 20 miliardi di dollari. La più antica software house europea Ubisoft, la francese Ubisoft con sede centrale a Parigi, ha un giri d’affari di quasi 2 miliardi di euro e altri 10 mila posti di lavoro creati. A chiudere la top five ci sono poi la Nintendo, che oggi ha il suo quartier generale a Washington ma è ovviamente giapponese (fondata addirittura nel 1889 come distributrice di carte da gioco), poi la EA, “mamma” di uno dei videogiochi più famosi di sempre, Fifa, e infine la Zero Games Studios, la più piccola se si pensa che il reddito è di “soli” 4 milioni.
E in Italia? Il presente è soprattutto quello delle startup, come ha spiegato in questa intervista Thalita Malago, Direttrice Generale di IIDEA: “Le nostre realtà videoludiche sono generalmente piccole, a volte anche micro aziende. Ma abbiamo riscontrato una crescita di quelle con più di 20 dipendenti. Mi vengono in mente Milestone, Ubisoft Milano, Nacon Studio Milan, ma anche Reply Game Studios e Stormind Games. Come rendere più competitivo il settore? Attraverso acquisizioni internazionali, ad esempio, mantenendo il management saldo in Italia; ma ci sono anche gruppi indipendenti che si sono proposti sul mercato con IP promettenti”.
Il futuro dell’economia italiana, insomma, passa per il gaming. Per un trend mondiale che dall’America all’Asia arriva anche in Europa, toccando tutti i paesi, anche il nostro.