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DCA e pandemia: intervista alla Fondazione Coratella

Il 15 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, un appuntamento istituito nel 2018 per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). Proprio in questa occasione torniamo a parlare del tema: soprattutto dopo la pandemia, sono necessarie una riflessione e una presa di coscienza urgente da parte di tutti. 

Il Ministero della Salute, infatti,  ha stimato che in Italia sono circa 3 milioni le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, un dato che è considerato un’epidemia sociale. Questa condizione colpisce prevalentemente le donne – con una percentuale del 95,9% –, la maggior parte delle quali soffre di anoressia nervosa e bulimia.

Tra le iniziative in programma per questo 15 marzo, anche quelle della Fondazione Cotarella che si occupa di prevenzione e cura dei disturbi alimentari aiutando le persone a ritrovare il proprio rapporto con il cibo. In collaborazione con diversi enti come l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, si è impegnata a organizzare conferenze e incontri per discutere lo stato dell’arte dei DCA in Italia. 

Abbiamo intervistato la Fondazione Cotarella per capire meglio i disturbi del comportamento alimentare e cosa può fare ognuno di noi per richiamare l’attenzione su queste patologie.

Disturbi del comportamento alimentare: +40% dei casi durante la pandemia 

Nonostante siano conosciuti da tempo, di disturbi del comportamento alimentare si parla ancora troppo poco. “I DCA sono vere e proprie patologie, complesse e molto gravi, caratterizzate da un approccio problematico con il cibo, oltre che da un’eccessiva preoccupazione per il peso e un’alterata percezione della propria immagine” spiega la Fondazione. 

Il disturbo di cui si parla più di frequente è sicuramente l’anoressia nervosa, che nei giovani rappresenta la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. Anche la bulimia è spesso entrata nel dibattito pubblico, insieme al Disturbo da alimentazione incontrollata (o Binge Eating Disorder, BED). 

Ma non solo, perché i DCA sono numerosissimi: “si tratta di patologie che, spesso, hanno una correlazione con bassi livelli di autostima e con stati depressivi. Questi disturbi della nutrizione non sono meno problematici per la salute del paziente rispetto a patologie di altro genere”.

Nomad_Soul/shutterstock.com

Come nota la Fondazione, “non è un caso che durante il periodo pandemico vi sia stato un aumento di casi del 40% nel nostro Paese. Attualmente sono oltre 3 milioni le persone affette da DCA in Italia, di cui il 70% in età adolescenziale e pre-adolescenziale. A partire dall’emergenza Covid si è assistito, inoltre, a un abbassamento dell’età di sviluppo della malattia addirittura a 8 anni”.

Una vera e propria emergenza che coinvolge bambini e ragazzi in fasce d’età già di per sé molto delicate, non solo nel rapporto col cibo. Quali sono, quindi, i motivi per cui questi disturbi possono comparire proprio in questa fase di vita, e come mai negli ultimi anni l’età media in cui compaiono i primi sintomi si è addirittura abbassata?

“Dobbiamo partire dal presupposto che i DCA non hanno una causa unica, ma un insieme di cause: fattori sociali, psicologici e biologici che interagiscono tra loro e possono favorire lo sviluppo del disturbo. Oggi viviamo in un mondo perennemente interconnesso in cui il web, i social e i media in generale possono condizionare le nostre scelte. In alcuni casi, questi aspetti possono risultare rischiosi, soprattutto per i più giovani, che si adeguano a certi messaggi, alla ricerca di conferme su sé stessi” continua a spiegare la Fondazione Cotarella. “Durante la pandemia, poi, l’isolamento forzato ha accresciuto il senso di solitudine, così come l’allontanamento dal contesto reale e abituale. Ciò ha incrementato stati di umore negativi, depressioni anche nei più piccoli, a cui si sono aggiunti alterazioni delle abitudini alimentari legate al lockdown”.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla per sensibilizzare sui DCA

Alla luce di questi dati, è ancora più importante avere la piena consapevolezza del fenomeno e delle sue dimensioni, a partire da come i DCA vengono visti dall’opinione pubblica. 

“In passato si è spesso liquidata la questione pensando, erroneamente, che dietro un DCA ci fosse semplicemente il voler essere magri, quindi una questione estetica” spiega la Fondazione. “In realtà c’è molto di più. La vita intera di chi soffre di DCA è compromessa in ogni ambito, dalla scuola al lavoro, dalle relazioni affettive agli interessi, così come la vita dei familiari che, talvolta, non sanno come affrontare la situazione. Per fortuna, però, oggi sono sempre di più anche le occasioni di informazione e sensibilizzazione della società, con un’attenzione particolare ai giovani e alle scuole. C’è anche molta solidarietà, e Fondazione Cotarella ne è testimone”. 

Standret/shutterstock.com

Negli ultimi tempi, c’è stato un aumento delle richieste di assistenza al Sistema Sanitario Nazionale e ai centri specializzati, anche grazie a iniziative legate alla Giornata del Fiocchetto Lilla, che si celebra il 15 marzo. Questa ricorrenza, insieme all’impegno di tanti professionisti della salute, permette di intervenire in modo sempre più consapevole e destigmatizzante, e fare una diagnosi accurata che possa avviare un percorso di cura e riabilitazione totale e definitivo. Un impegno costante che coinvolge non solo il paziente, ma anche la sua famiglia e l’intero contesto in cui vive.

“I DCA sono una malattia distruttiva, legata al bisogno di trovare la propria identità e la propria strada di fronte a una situazione che non si riesce a gestire. È fondamentale un contesto sociale e culturale che sappia accettare la diversità, la fragilità, il fallimento e ognuno di noi – che si tratti dei genitori, degli insegnanti, della politica e delle istituzioni, degli operatori sanitari o di quelli economici a tutti i livelli – deve fare la propria parte per far sì che chi soffre di DCA possa recuperare il rapporto con sé stesso. Tutti noi, anche in quei contesti che possono sembrare più lontani da certe tematiche, possiamo essere di supporto ai pazienti e alle loro famiglie, con l’ascolto, l’osservazione e nuove idee. È necessaria una maggiore attenzione all’altro” sottolinea la Fondazione.

Le iniziative della Fondazione Cotarella a supporto di chi soffre di DCA

© Fondazione Cotarella

È proprio con questo spirito che nel corso degli anni sono nate tantissime iniziative, tra cui quelle della Fondazione Cotarella, che per questo 15 marzo 2023 ha organizzato, insieme all’Università degli Studi Tor Vergata e alla Fondazione PTV Policlinico Tor Vergata, un incontro per discutere dei disturbi del comportamento alimentare, con particolare attenzione alle criticità che si sono presentate in seguito alla pandemia di Covid-19. Tra i partecipanti ci saranno il Direttore Generale del Policlinico Tor Vergata, il Rettore dell’’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, il Direttore del Dipartimento Benessere della Salute Mentale, il Direttore Nutrizione Clinica e altri esperti nel settore. Durante l’incontro verrà presentato il progetto del call center dedicato all’ascolto e all’orientamento dei giovani con DCA

Presso la cucina didattica di Pesano, inoltre, saranno organizzati laboratori e stage dedicati ai ragazzi e alle famiglie, in collaborazione con chef, maître, sommelier, giornalisti ed esperti enogastronomici. L’obiettivo di queste attività è quello di migliorare il rapporto con il cibo, trasformandolo in un amico e una fonte di piacere per sé e per gli altri. Inoltre, sono previsti percorsi di formazione per i ragazzi, i genitori e gli insegnanti, con l’intento di favorire lo sviluppo delle loro vocazioni e attitudini, per un futuro di consapevolezza e felicità.

“Non dimentichiamo che la maggior parte dei pazienti sono ragazzi, il nostro futuro. Dobbiamo dare loro la possibilità di crescere sani, di avere le stesse opportunità di sviluppo della propria personalità che hanno i loro coetanei. Le cure per questi tipi di malattie sono lunghe e complesse, e coinvolgono inevitabilmente tutto il contesto in cui il paziente vive, per affrontare la malattia stessa in maniera decisa, ma anche per prevenirla” conclude la Fondazione.

Conoscevate le iniziative a supporto di chi soffre di DCA?

Fonti:
salute.gov.it
Fondazione Cotarella


Immagine in evidenza di: Janine Passos/shutterstock.com

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