Negli ultimi anni i vini pregiati hanno evidenziato una crescita costante ma il 2023 potrebbe rivelarsi un anno più difficile. Serve cautela nella selezione delle etichette, privilegiando l’Italia che garantisce ancora prezzi interessanti.
Il 2022 è stata un’annata meravigliosa per il fine wine che ha dimostrato ancora una volta la sua stabilità rispetto agli asset tradizionali, soprattutto in tempi di turbolenza economica. La forte domanda è stata alimentata anche da una nuova generazione di investitori con un’età inferiore a 40 anni confermando che la demografia degli acquirenti sta cambiando e presenta nuove opportunità di diversificazione e crescita. Nel 2022 tutti i principali indici sono aumentati rispetto a fine 2021: il Liv-ex Fine Wine 100 e il Liv-ex Fine Wine 1000 hanno raggiunto nuovi massimi con una crescita rispettivamente del 6,9% e del 13,1 per cento. Il Liv-ex 1000 è stato trainato dai sotto indici Burgundy 150 (+26,7%), Champagne 50 (+18,7%) e Italy 100 (+9,2%) che, tra l’altro, ha evidenziato la terza migliore performance.
La reputazione del vino pregiato come asset alternativo, sia tangibile che come copertura contro l’inflazione, è quindi sempre più consolidata. L’indice eWibe Market, che comprende tutte le principali etichette da investimento dei Paesi più rappresentativi, ha evidenziato a fine 2022 una crescita del 10,7% in controtendenza rispetto ai principali indici azionari che hanno chiuso in rosso: S&P500 (-15%), Nasdaq (-26,5%), Fste Mib (-11,6 per cento). Anche asset alternativi come Bitcoin (-57,0%) e i classici beni rifugio come l’oro (+1,7%) hanno sofferto il confronto con il vino pregiato. “Il 2022, ancora una volta, ha confermato la costante crescita e la resilienza del mercato dei vini pregiati – racconta Edoardo Maria Lamacchia, fondatore e CEO di eWibe – e il trend continua a essere positivo nonostante la leggera correzione degli ultimi mesi in quanto sempre più persone, non solo collezionisti o addetti ai lavori, vogliono investire in questo passion asset alternativo, come evidenziato da volumi e transazioni in costante aumento”.
Molto bene il fine wine in asta
Sotheby’s Wine ha chiuso con vendite record per 121 milioni di dollari (circa 112 milioni di euro, + 9% rispetto al 2021) e oltre un terzo delle vendite (54 milioni di dollari) è stato generato dal crescente mercato in Asia, come ha affermato lo specialist Amayès Aouli. Gli intenditori francesi hanno speso 42 milioni di dollari nella aste di Sotheby’s, 32 milioni negli Stati Uniti e 22 milioni nel Regno Unito. Per Sotheby’s la Borgogna è stata la regione preferita dai clienti, con il 51% delle vendite (sostenute dagli ottimi risultati dell’asta Monumental Drc), seguita da Bordeaux con il 20 per cento. Tra le novità, la casa d’asta ha avviato alcune partnership con i produttori di vino con vendite dirette di Lynch-Bages (1,2 milioni di dollari), Château du Clos de Vougeot (869mila) e Château Mouton Rothschild (182mila circa). “Nel complesso, il 2022 ha evidenziato una performance molto forte in un mercato molto difficile”, afferma Yves de Launay, Head of Auction Sales di Sotheby’s Wine. “Bordeaux e Borgogna sono chiaramente in testa, con una domanda crescente di Champagne d’annata e di vini rari di altre regioni come la Toscana o il Rodano. Nel 2023 la domanda dovrebbe rimanere forte per i vini più pregiati e rari”. Pandolfini ha chiuso l’anno con un turnover pari a 3,6 milioni di euro trainato dalle due aste in presenza e in particolare da quella di aprile che ha generato 1,48 milioni, segnale che una selezione più mirata alle etichette di eccellenza è premiante. Tra i top lot dell’anno spicca la bottiglia di Musigny Domaine Leroy 2008 che partendo da 30mila euro ha raggiunto 67,3mila euro, stabilendo il record nazionale per una bottiglia da 75 cl di vino, senza dimenticare gli 11mila euro versati per l’Imperiale di 6 litri di Masseto 2007. Risultati positivi anche per Bolaffi che ha chiuso il 2022 con un volume d’affari di 2,45 milioni di euro: a segnare prezzi elevati sono stati i produttori più blasonati del Piemonte, tra cui le nove bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno, vendute a 14.000 euro, ma anche della Toscana, come le 42 bottiglie di Masseto (tre per ogni annata dal 2005 al 2018) aggiudicate a 20 mila euro.
Cautela per il 2023
La fortuna di questo asset sta nel fatto che non è un mercato a breve a termine e dopo cinque anni di crescita costante (Liv-ex 1000 + 45,3%) non è escluso un rallentamento della corsa. Gli esperti suggeriscono una maggior attenzione nella selezione ma i fondamentali sono ancora solidi. Francesco Tanzi, capo dipartimento vini e distillati di Pandolfini, ritiene che “i protagonisti tra i vini francesi e italiani saranno ancora una volta i nomi già noti, e quindi quelli di altissima gamma, prestando maggior attenzione ai vini italiani, da Pergole Torte a Sassicaia, da Monfortino a Soldera, che offrono un’eccellente qualità a prezzi ancora relativamente accessibili rispetto ai migliori vini pregiati di altre regioni”. L’esperto fa inoltre notare una tendenza in atto che preferisce annate più giovani con meno problemi di conservazione. Lamacchia di eWibe suggerisce per la Borgogna i produttori Pierre Girardin, Domaine de L’Arlot e Arnoux-Lachau mentre per l’Italia punta su Il Marroneto, Cascina Fontana e Canalicchio di Sopra. “Il settore dei vini pregiati si dimostra solido e un ottimo segmento su cui investire – afferma Luisa Bianconi, wine specialist di Bolaffi, che suggerisce di “guardare ai vini italiani e, in particolare, quelli che stanno ottenendo i primi successi come il Barolo Monvigliero di G. B. Burlotto, l’introvabile Accomasso e Cappellano”. Nel 2023, comunque, “si confermeranno tra i produttori preferiti i nomi blasonati di Piemonte e Toscana, tra cui Le Pergole Torte, anche dopo l’eccezionale exploit del 2022”.