Con “Cieli in fiamme” edito da Mondadori, Mattia Insolia sembra voler chiudere una trilogia ideale iniziata con il romanzo d’esordio “Gli Affamati” (2020) e proseguita con il racconto breve “Un piccolo incendio” (2022), quest’ultimo contenuto nell’antologia “Data di nascita” curata da Teresa Ciabatti. Fil rouge delle tre opere il carattere incendiario delle storie vitali che ha scelto di raccontare. Ogni sua scrittura si svolge intorno a piccoli nuclei familiari e grandi cataclismi che ne stravolgono gli equilibri, quelle piccole calamità che nel corso degli anni avvengono nel mondo di ciascuno di noi, come Insolia precisa in questo suo ultimo romanzo.

Elemento conduttore è il fuoco. Se “Gli affamati” si chiudeva con l’immagine metaforica delle scintille a rappresentare le due esistenze meteoriche dei fratelli protagonisti Livio e Vincenzo e il cuore del racconto breve era un incendio dai risvolti drammatici, in “Cieli in fiamme”, ogni pagina brucia lasciando dietro di sé una scia luminosa. I cieli del titolo sono cieli perlopiù notturni e tempestosi senza stelle dove a dominare è la luce bianca della luna, come quello che apre e chiude il romanzo. Sono loro i testimoni silenziosi delle esistenze di un figlio, Niccolò Giordano e dei suoi genitori Riccardo Giordano e Teresa Vasta.

Cieli in fiamme: È il dolore il più rigido dei capifamiglia

Copertina del romanzo
Copertina del romanzo “Cieli in fiamme” di Mattia Insolia. Foto: Gabrielle Revere

La narrazione segue una struttura bipartita. Da una parte l’inverno del 2019, in cui il punto di vista è focalizzato sul figlio, il diciannovenne Niccolò Giordano dalla vita sregolata e l’indole violenta. Dalla grigia città di Paloma intraprenderà un viaggio con il padre, la cui meta finale è una dolorosa rivelazione. Un viaggio costellato di rari momenti di tenerezza che si perdono tra le pieghe di un dolore sotterraneo. Dall’altra l’estate del 2000, durante la quale Riccardo Giordano e Teresa Vasta, i genitori di Niccolò si sono conosciuti in un villaggio estivo di Camporotondo. La focalizzazione è sulla Teresa sedicenne che non sopporta la voce di Mina, che legge romanzi Harmony e odia il Mojito.

Il salto cronologico si alterna capitolo per capitolo in un rincorrersi teso di passato e presente. Ciò che ne viene fuori è uno scandaglio psicologico e carnale di due generazioni. Grazie alla magia della scrittura il lettore vede specchiarsi le due giovinezze di padre e figlio, incredibilmente vicine. Sia Niccolò che Riccardo seguono infatti la filosofia esistenziale del lasciarsi accadere, non assumono nessuna forma prestabilita, perché, come dirà Niccolò non puoi vivere nel mondo senza abitarci. Non rinunciano perciò a nessun tipo di esperienza che la vita para loro davanti anche le più estreme, che l’autore racconta con coraggiosa crudeltà.

Teresa è agli antipodi del figlio e di Riccardo. Timorosa, in cerca disperata di una forma da assumere agli occhi di un mondo che sente fagocitarla. Anche lei ha a che fare con due figure genitoriali complesse. Un padre sull’orlo della depressione e una madre violenta. È costantemente in lotta con il suo corpo e sente che l’unico modo per accedere alla bellezza è il dolore. Si crede anonima come una penna bic, un fiore di campo, scrive Insolia. Indecisa su quale versione di lei indossare davanti agli occhi degli altri. Calzante è il paragone con una corda tesa che pian piano si sfilaccia.

Mattia Insolia, una scrittura di scintille, incendi e fiamme

La scrittura di Mattia Insolia si conferma una scrittura incendiaria, portavoce del disagio esistenziale delle generazioni giovanili, in cui anche il più piccolo evento può avere la portata distruttiva di un fuoco che avvampa. Da notare le incursioni in corsivo del pensiero inespresso dei protagonisti che spezzano una narrazione fluida dallo stile colloquiale e allo stesso tempo ricercato. Il lessico regala momenti sorprendenti come nel punto in cui l’autore scrive di come il sole, entrando dalle tapparelle, coriandolava le pareti nude della stanza di Teresa.

Tra le pagine vengono disseminati piccoli fuochi: Cattedrali che bruciano, neon stanchi di un Autogrill, boccate di buio, i faretti di una piscina come stelle cadenti naufragate in un oceano fasullo, incendi che splendono nel deserto, la luce del faro e delle stelle, costellazioni vaste come città senza confini. Sono solo alcune delle espressioni luminose di Mattia Insolia che fanno luce nel buio ai tre personaggi protagonisti, ognuno con il suo cielo da contenere.

Eleonora Ceccarelli

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