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Cuzziol GrandiVini, nel 2022 fatturato a +16%

“Il 2022 è stato un anno certamente a due facce, caratterizzato nei primi sei mesi da ritmi di crescita enormi, poi da giugno a ottobre da un momento di maggior riflessione, e poi a dicembre di nuovo crescita”, spiega a Pambianco Wine & Food Luca Cuzziol, amministratore unico di Cuzziol GrandiVini, realtà di riferimento nella distribuzione di vini e distillati di pregio nel panorama italiano, a margine di un incontro con la forza agenti a Milano e la concomitante presentazione del nuovo listino. 

Cresce ancora il fatturato

Il 2022 si è chiuso con con un fatturato di  24,5 mln di euro, in crescita del 16% rispetto al 2021. Stabile l’ebitda, all’11,12% e in linea con con quello dell’anno precedente. L’azienda, composta al suo interno da un team di 27 persone e che opera in tutta Italia con una rete vendita composta da 160 agenti, serve circa 6.800 clienti del settore Horeca con 46 aziende italiane e 91 estere. Nel 2022 ha consegnato circa 2,2 mln di bottiglie.

“I primi dieci giorni di gennaio hanno un trend identico a quello di dicembre e questo fa ben sperare. Ma ora quello che va valutato è in realtà il 2024, non il 2023”, sostiene Cuzziol, secondo il quale l’anno in corso sarà ancora caratterizzato da congiunture simili al 2022. “Anche quest’anno ci sarà poco Champagne, idem per i vini di Borgogna. Sarà un anno ancora positivo e di assestamento. Ma sarà il 2024 a dare indicazioni più chiare a livello di contesto macroeconomico generale”. 

Vini premium in salute, ma attenzione alla polarizzazione

La vendita dei vini di fascia premium, afferma Cuzziol, continua ad essere molto sostenuta, a conferma di una polarizzazione dei consumi sempre più evidente e in aumento soprattutto in momenti di crisi come quelli attuali. “Noi non facciamo Gdo, ma il calo delle vendite del vino in quel canale comunque deve preoccupare”, sostiene l’imprenditore veneto. “Penso che a lungo andare il mercato si stia spaccando e quindi bisognerà capire se i produttori che prima facevano tutti i mercati ora sono in grado di alzarsi di uno scalino”. C’è chi si sta riposizionando, tanto che molti aumenti di listini sono figli più di questo che non del fenomeno inflativo, che ovviamente è presente. “Però qualcuno si deve ricordare che c’è anche un mercato normale: il vino è un alimento popolare, viene dalla terra, dalla nostra cultura. C’è un sistema autoreferenziale per cui alcune aree del vino devono per forza stare giù, mentre altre si lasciano andare a un contesto speculativo, soprattutto quelle sbilanciate verso il mercato estero”.

Nuovi inserimenti dall’Italia e soprattutto dall’estero

All’interno di questo contesto il ruolo del distributore, secondo Cuzziol, deve essere quello di mediatore. “Tutte le figure che stanno in mezzo devono fare da cuscinetto e da calmiere. Noi quest’anno iniziamo inserendo dieci nuove aziende che sono anche di aree meno conosciute, cercando di lenire così l’effetto speculativo”. Nel nuovo listino due aziende italiane, Garofano Cantine e Vigneti (Puglia) e Riofavara (Sicilia) e otto dall’estero: Domaine Roblot-Marchand, Domaine Muzard e Francois de Givry dalla Borgogna, poi, sempre rimanendo in Francia, Jean-Luc Mouillard dal Jura, Domaine de L’Idylle dalla Savoia, Jaboulet dal Rodano, infine Mas Doix dalla Spagna e l’americana Bond dalla Napa Valley.
È facile oggi ricercare nuove aziende nel mondo del vino? “Da un lato è più facile, rispetto a 30 anni fa: il mercato è meno ingessato e l’offerta è più ampia, ma bisogna lavorare di più, tanto che noi abbiamo inserito nuove persone per fare il lavoro di ricerca: quando hai tanta offerta rischi di fare scelte affrettate”. 

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