Redazione 24 febbraio 2023 14:01
Rischia di finire a processo il medico del pronto soccorso dell’ospedale di San Donà di Piave (Venezia) che a dicembre del 2020 visitò Debora Berto, la 45enne Torre di Mosto che poi, cinque giorni dopo, perse la vita a causa di un malore. Erano le 12 e 40 del 16 dicembre quando la donna si accasciò sul tavolo senza riprendere conoscenza: allertato dal figlio, il marito, che si trovava nel giardino di casa, chiamò i soccorsi e provò lui stesso, per ben 17 minuti, a praticare un messaggio cardiaco alla moglie. Purtroppo per la donna non ci fu nulla da fare.
Solo cinque giorni prima la donna era andata in pronto soccorso riferendo di dolori al braccio e al polso sinistro, di cui soffriva da alcuni giorni, ma anche di altri fastidi, in particolare alla mandibola. Secondo gli avvocati della famiglia, dopo la visita la 45enne era stata dimessa con la diagnosi di ‘brachialgia’. Il medico le avrebbe raccomandato una cura farmacologica di antidolorifici “e la prescrizione di esami di tipo ortopedico, senza tuttavia ravvisare la necessità di sottoporla ad alcun approfondimento di natura cardiologica, né l’elettrocardiogramma né gli esami del sangue”. Dopo l’esposto presentato dal marito la Procura competente aveva dunque avviato un’indagine.
La donna sarebbe morta cinque giorni dopo la visita per “arresto cardio-respiratorio conseguente ad infarto miocardio acuto indotto da trombosi della coronaria discendente anteriore”. Ci fu neglienza da parte dei sanitari? È questa la domanda a cui stanno provando a rispondere gli inquirenti. A conclusione delle indagini preliminari, riferisce il Gazzettino, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per il medico.