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Dopo la ley trans spagnola, a che punto sono i diritti sessuali e riproduttivi nel mondo?

Il Congresso spagnolo ha approvato due normative in tema di diritti sessuali e riproduttivi. Sono fra quelle al mondo che concedono maggiori diritti e libertà alle persone che non hanno ancora raggiunto la maggiore età: la riforma dell’aborto e la cosiddetta ley trans.

Spagna

Le ragazze di 16 e 17 anni potranno interrompere volontariamente la gravidanza senza chiedere l’autorizzazione ai genitori. Le minori di 16 anni potranno avere un difensore legale. Sono stati eliminati i tre giorni di riflessione obbligatori. Le donne che interrompono la gravidanza hanno diritto a chiedere un periodo di malattia.

All’interno della stessa legge c’è la pillola del giorno dopo gratuita nei centri di salute sessuale e riproduttiva. Sono gratuiti anche gli assorbenti in prigioni, centri di donne, centri civici e sociali. Le donne hanno diritto al congedo per mestruazioni invalidanti.

Opposta invece la posizione sulla maternità surrogata che viene definita una forma di violenza contro le donne.

Grazie alla ley trans dai 16 anni in poi tutti possono autodeterminare la propria identità di genere. Possono fare il cambio di genere senza bisogno di un certificato medico. Chi ha tra i 14 e i 16 anni ha bisogno dell’autorizzazione dei rappresentati legali mentre tra i 12 e i 14 anni si richiede il consenso del giudice.

Il resto del mondo

Sono pochi i Paesi europei che consentono l’autodeterminazione di genere. Poco prima della Spagna il Parlamento scozzese ha approvato una riforma che elimina la necessità di una diagnosi medica di disforia di genere e abbassa l’età minima da 18 a 16 anni per poter richiedere il cambiamento legale. La riforma è contestata da Londra che potrebbe porre il veto. Contro la legge si è espressa la scrittrice J. K. Rowling che teme leda i diritti delle donne.

La Danimarca è stato il primo Paese europeo a concedere il diritto all’autodeterminazione di genere nel 2014. Sono state fatte riforme simili in Belgio, Portogallo, Norvegia e Svizzera. Dall’inizio di febbraio anche la Finlandia riconosce l’autodeterminazione di genere, senza bisogno di interventi chirurgici o diagnosi psicologiche.

Secondo la legge italiana serve la rettificazione chirurgica per il cambio di genere, ma ci sono sentenze della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale per cui basta il parere di uno psicologo per chiedere a un giudice il riconoscimento di genere e sono sempre più le istituzioni e le scuole che permettono carriere alias già prima del riconoscimento.

In quasi nessun paese dell’Africa è permesso il cambio di genere come in quasi tutta la penisola saudita. Il resto del mondo permette il cambio di genere, per alcuni casi con l’obbligo di operazione chirurgica.

Il congedo mestruale non è un diritto in altri paesi europei, ce ne sono, come la Scozia, che invece distribuiscono gratuitamente prodotti come assorbenti e tamponi. In Italia lo fanno solo alcune istituzioni come l’Università di Padova. Il congedo mestruale è legge dal 1947 in Giappone. Lo permette anche la Corea del Sud: un giorno solo al mese, non retribuito. Lo stesso a Taiwan. In Zambia dal 2015 le lavoratrici possono prendere un giorno di congedo: non servono preavviso e certificato medico. Nel mondo ci sono aziende e istituzioni che lo fanno.

Nel mondo ci sono 24 paesi che vietano l’aborto, la maggior parte in Africa, ma c’è anche Malta. Negli ultimi anni sono state fatte numerose leggi in diversi paesi per restringere i tempi e limitare il diritto all’interruzione di gravidanza. Il caso più eclatante è quello della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha capovolto la sentenza Roe vs. Wade del 1973 che concedeva il diritto a livello federale. Molti Stati degli Usa avevano già leggi restrittive in materia tanto da permettere l’interruzione di gravidanza in tempi talmente brevi da non dare il tempo alle donne di accorgersi di essere incinte.

Sono 51 i Paesi dove l’aborto è consentito solo per motivi sanitari e terapeutici. 42 Paesi autorizzano l’aborto quando la vita della donna è a rischio: Afghanistan, Antigua & Barbuda, Bahrain, Bangladesh, Bhutan, Brasile, Brunei, Cile, Costa D’Avorio, Dominica, Gabon, Gambia, Guatemala, Indonesia, Iran, Kiribati, Libano, Libia, Malawi, Mali, le Isole Marshall, Messico, Micronesi, Birmania, Nigeria, Oman, Panama, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Isole Salomone, Somalia, Sud Sudan, Sri Lanka, Sudan, Siria, Tanzania, Timor Est, Tuvalu, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Venezuela, Yemen. Secondo i dati del 2019 del Guttmacher Institute nel mondo ci sarebbero 25 milioni di aborti clandestini che provocherebbero la morte di 39.000 donne ogni anno.

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