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Ecco il dossier segreto nella visita di Mattarella in Kenya

La visita di Mattarella in Kenya fino al 16 marzo e un dossier economico che provoca rogne fra Kenya e Italia.

Tra Italia e Kenya i rapporti economici vivono una sorta di impasse – specie per alcune operazioni garantite dallo Stato – ma da più parti si auspica una ripresa. In primis alla Farnesina e in Assafrica, associazione aderente a Confindustria che dal 1980 rappresenta le imprese italiane che operano o che sono interessate ad operare in Africa, Mediterraneo e Medio Oriente.

Tanto più in occasione della visita del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nello Stato africano. Gli addetti ai lavori, secondo le indiscrezioni industriali raccolte da Startmag, sono convinti che non ci sarà alcun annuncio dello sblocco totale dell’impasse né certo può essere Mattarella – nel caso – a formalizzare la comunicazione (appannaggio dei due governi), ma di sicuro nel corso della visita del capo dello Stato si parla in via informale del delicato dossier economico.

LA COMMESSA SOTTO ESAME

Secondo la ricostruzione di Startmag, uno dei dossier che ha incrinato i rapporti economici – provocando delle vere e proprie rogne, rimarca un addetto ai lavori – è la commessa che riguarda la diga di Itare. A luglio 2015, in occasione della missione dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi in Kenya, Sace, Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas annunciarono la finalizzazione dell’operazione di finanziamento del progetto della diga, del valore di 306 milioni di euro, realizzato da CMC-Ravenna per conto del National Treasury keniota.

Il finanziamento, messo a disposizione da Intesa Sanpaolo e da Bnp Paribas – che hanno svolto anche il ruolo di Mandated Lead Arranger -, includeva una tranche interamente garantita dalla società statale Sace che assicura l’export delle aziende italiane di 270 milioni di euro e una tranche commerciale di 36 milioni di euro. Al gruppo guidato da Carlo Messina spettava anche il ruolo di Sace Agent dell’operazione.

Oltre alla costruzione della diga, il progetto prevedeva la realizzazione del relativo impianto di trattamento delle acque e delle condotte per far affluire l’acqua nelle aree limitrofe (Nakuru Town, Molo, Njoro, Kuresoi e Rongai). L’operazione rientrava tra le priorità di “Vision 2030”, l’agenda strategica sviluppata dal governo keniota per indirizzare gli investimenti pubblici verso obiettivi prioritari dal punto di vista economico-sociale, come la creazione di una rete adeguata di infrastrutture per trasporti, per l’energia e per l’accessibilità all’acqua potabile.

CMC vantava già all’epoca esperienza decennale nei grandi progetti infrastrutturali in Africa sub-sahariana e apriva la strada all’operatività del gruppo in Kenya, mercato di rilevanza strategica nella Regione dell’East Africa.

LE ACCUSE A CMC E LA DIFESA DELLA SOCIETÀ RAVENNATE

A quattro anni di distanza è però giunta sui media locali la notizia che, dopo indagini protrattesi per circa due anni, il ministro delle Finanze Henri Rotich, il suo braccio destro Kamau Thugge e parecchi altri dignitari tra cui il pari grado di Thugge al ministero delle Comunità est-Africane, sono stati arrestati con l’accusa di tentata frode, abuso d’ufficio e comportamenti finanziari scorretti. Tra gli inquisiti a piede libero, anche il nuovo amministratore delegato di CMC Paolo Porcelli nonché i responsabili italiano e keniota della Joint Venture siglata da CMC con il Gruppo Gavio chiamato Itinera”.

Insomma, pare che i fondi per la costruzione della diga siano serviti in parte per l’acquisto di circa 50 automezzi di vario tipo, ma in maggioranza SUV di gamma alta, e di generi alimentari (vini e alcolici tra l’altro). In totale circa 20 milioni di euro sarebbero rimasti “nelle tasche di numerosi esponenti politici kenioti o nelle mani dei faccendieri rappresentanti la CMC in Kenya, Sudafrica e altrove”.

Rimane un mistero, peraltro, perché il consorzio Itinera “sia poi subentrato al vincitore dichiarato della gara ossia CMC, poiché non risulta nessun atto ufficiale che lo spieghi visto che gli aggiudicatari di concorsi non possono cambiare assetto societario una volta la commessa sia aggiudicata”.

La notizia è stata riportata “in modo scandalistico sulle testate dei media avversi al progetto caro al Vice Presidente Ruto”, esponente di spicco della minoranza kalenjin, “un’etnia creata formalmente dal secondo presidente Daniel Arap Moi alla fine della seconda Guerra Mondiale per contrastare la dominanza kikuyu e offrire un posto durevole nella coalizione di governo a questa (e sua) minoranza”.

Secondo il sito web Irpimedia se il processo si fosse celebrato in Italia, nel caso avrebbe potuto rientrare forse anche l’accusa di concussione, visto che Rotich e gli altri uomini del ministero hanno potuto esercitare pressione per assegnare i lavori proprio in virtù della loro veste da pubblico ufficiale. Nel diritto kenyota, invece, la concussione rientra nel concetto di corruzione.

Nel 2019, in un comunicato riportato dalla Reuters, la CMC di Ravenna ha negato qualsiasi illecito e ha collaborato con le autorità locali. Sempre stando all’agenzia di stampa il ministro delle Finanze Rotich si è dichiarato non colpevole per le accuse di corruzione in relazione alla perdita di miliardi di scellini nelle gare di appalto per la costruzione della diga ed è è stato rilasciato dopo il pagamento di una cauzione di 15 milioni di scellini ($144.369,59). Secondo i procuratori i lavori non sono stati mai iniziati, affermazione contestata dalla CMC.

A CHE PUNTO SONO LE INDAGINI

Le ultime notizie pubblicate sulla vicenda riferiscono che l’indagine in meno di un anno è arrivata al mandato d’arresto per Rotiche ma “non ha più colpito altri nomi eccellenti della politica kenyota”. “Pandemia e interessi politici – si legge ancora nell’articolo – hanno rallentato il procedimento penale, che è arrivato in aula solo a marzo 2022. Nonostante le richieste di scarcerazione, il ministro Rotich resta in carcere, mentre CMC in Italia sta gestendo un concordato con il tribunale di Ravenna”.

Tornando al viaggio del capo dello Stato in Kenya, si protrarrà fino al 16 marzo. Il primo appuntamento prevede che Mattarella sia ricevuto alla State House dal presidente della Repubblica del Kenya, William Ruto, cui seguirà conferenza stampa. Poi deporrà una corona al Mausoleo del primo Presidente della Repubblica del Kenya, Jomo Kenyatta, accolto dal Presidente dell’Assemblea Nazionale, Moses Masika Wetangula, e dal Presidente del Senato, Amason Jeffah Kingi.

Martedì 14 marzo Mattarella visiterà il Centro di Formazione professionale di San Kizito, fondato nel 1994 con il sostegno del Ministero degli Affari esteri italiano e dell’Associazione Volontari per il Servizio internazionale (AVIS). In serata pranzo di Stato offerto dal Presidente Ruto.

Mercoledì 15 marzo, il capo dello Stato sarà a Malindi dove è prevista la visita al Centro Spaziale “Luigi Broglio”, gestito dall’Agenzia Spaziale italiana e in serata incontrerà, a Nairobi, una rappresentanza della comunità italiana in Kenya. Il 16 marzo mattina terrà una Prolusione all’Università di Nairobi e poi visiterà l’E4Impact Accelerator, nato per formare giovani imprenditori attraverso collaborazioni tra atenei locali e internazionali, prima di ripartire alla volta di Roma.

Per il presidente della Repubblica – ha sottolineato Formiche – è il sesto viaggio nel continente africano, dopo Camerun, Angola, Etiopia, Zambia e Mozambico, e si situa in un momento molto intenso nelle relazioni italo-africane, come dimostrano anche le recenti visite della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del presidente dell’Eni, Claudio Descalzi.

Ma del dossier sottotraccia su Formiche non c’è traccia.

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