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Gran Selezione Chianti Classico: più Sangiovese e Uga in etichetta

Il Gallo (Nero) canta a squarciagola e lo fa per ottime ragioni. Lasciato alle spalle il lungo periodo segnato dalla pandemia, la denominazione toscana del Chianti Classico Docg continua a crescere in notorietà e valore. Sembrano lontani i mesi di paura per un futuro nebuloso. Lo dicono i numeri dell’anno appena trascorso: il 2022 infatti ha chiuso con un +6% di bottiglie vendute sulla media del triennio precedente per un totale venduto di 272 mila ettolitri. Performa ancora meglio il valore globale della denominazione, con un +17% di fatturato rispetto al 2021 e addirittura un +46% rispetto al 2020. Aumentano i prezzi delle uve e anche dello sfuso, con una quotazione media ad ettolitro di circa il 10% in più, avvantaggiando così anche quelle aziende che non imbottigliano. Nell’anno, la produzione è risultata pari a circa 260mila ettolitri. 

Secondo i dati riportati dal consorzio emerge soprattutto una tendenza, ovvero la crescita del peso – in volume e in valore – delle tipologie premium, Riserva e Gran Selezione, che rappresentano insieme circa il 45% della produzione e il 56% del fatturato.

Ed è proprio la Gran Selezione a generare la maggiore – e la migliore – delle sorprese: a otto anni dalla sua introduzione, questa tipologia premia tutta la denominazione. E pensare che nel 2014 furono appena 33 i produttori a credere nella sua introduzione. Oggi sono 164 le aziende coinvolte e 203 le etichette che riportano la menzione in bottiglia, a testimonianza della qualità del progetto per l’intera base sociale del consorzio. 

La Gran Selezione è davvero l’emblema del lavoro in vigna fatto bene, che parte, a monte, dalla scelta di un vigneto in particolare e della cura che gli si dedica”, racconta a Pambianco Wine&Food Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio Vino Chianti Classico. “C’è un enorme attenzione al dettaglio, ecco perché è il vertice della piramide qualitativa della denominazione. Un percorso, tra l’altro, che punta sempre più sulla territorialità con la scomparsa dei vitigni internazionali e l’uso delle uve complementari autoctone. Ovviamente l’uva Sangiovese è sempre più la carta vincente”.

“Dato interessante – prosegue il Presidente – è che la crescita del settore premium sta esercitando un effetto benefico sull’intera gamma, i cui prezzi sono tutti in aumento. Non ultima poi la novità, votata a larghissima maggioranza dai soci del Consorzio, di poter apporre in etichetta le Unità Geografiche Aggiuntive, per creare un legame ancora più stretto tra il vino e il luogo dove nasce. Per ora saranno solo i vini Gran Selezione a poter usufruire di questa possibilità, ma si sta discutendo in Consorzio se estendere le Uga alle altre tipologie del Chianti Classico”.

Una menzione, la Gran Selezione, nata per contraddistinguere vini prodotti da uve di esclusiva pertinenza aziendale, coltivate nei vigneti più vocati e con regole severe. Nello specifico, oltre a prevedere caratteristiche chimiche e organolettiche, la Gran Selezione può essere commercializzata solo dopo un invecchiamento minimo di 30 mesi e un periodo obbligatorio di affinamento in bottiglia. Due parole che fanno la differenza soprattutto all’estero – in testa Usa, Svizzera e Francia – e che fanno segnare a questa tipologia di Chianti Classico un 30% di vendite in più  rispetto all’anno precedente.

Insomma, una scelta fatta otto anni fa e rivelatasi vincente secondo la compagine consortile, tanto da decidere – come ha raccontato il presidente Manetti – di accrescere a breve la percentuale minima di Sangiovese ammesso (dall’80% al 90%), di ammettere come complementari, negli eventuali tagli, solo vitigni autoctoni e di inserire in etichetta una delle nuove Unità Geografiche Aggiuntive dal prossimo 1 luglio. In questo caso parliamo delle 11 Uga in cui è suddiviso il territorio del Chianti Classico (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga). Distretti che tutti insieme grazie al vino – e insieme all’olio, alla ricettività, alla ristorazione – generano un valore economico pari a un miliardo di euro. 

È disponibile un approfondimento sul Chianti Classico e sui suoi principali player nel numero di Pambianco Magazine Wine&Food uscito a febbraio-marzo 

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