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HIV e le nuove frontiere di cura, dall'ospedale di Legnano novità sulle terapie di lunga durata – LegnanoNews

L’infettivologo di Legnano, professor Rusconi, ha spiegato le ultime novità emerse della Conferenza sui Retrovirus ed Infezioni Opportunistiche (CROI 2023) tenutasi a Seattle

Hiv

Le terapie mirate per contenere l’HIV diventeranno di lunga durata – 6 mesi – e nel contempo si affacceranno farmaci sempre più efficaci in campo preventivo. Continuano a progredire le strategie di trattamento del virus dell’immunodeficienza umana. A dimostrarlo sono le ultime novità della XXX Conferenza sui Retrovirus ed Infezioni Opportunistiche (CROI 2023), che si è tenuta a Seattle lo scorso febbraio. Un importante incontro di confronto e aggiornamento per gli infettivologi, tornato dopo la pandemia in presenza, al quale ha partecipato il professor Stefano Rusconi, attuale guida del reparto di Infettivologia dell’Asst Ovest Milanese.

Durante la conferenza internazionale sono state spiegate le nuove frontiere terapeutiche raggiunte attraverso studi e ricerche effettuate in questi ultimi anni. Per questo il professor Rusconi è entrato nel dettaglio delle novità illustrate al CROI 2023. «Tanti i passi in avanti effettuati dalla ricerca a livello mondiale – afferma il professor Rusconi -. Purtroppo in Italia l’attenzione verso l’HIV non è più così alta, eppure il virus continua a diffondersi. Per questo la ricerca resta uno strumento importante nella lotta contro il virus, così come la divulgazione di informazioni. Di HIV tanto se ne è parlato e tanto se ne dovrà parlare per prevenire e spiegare le novità in materia di contenimento e cura che sono in continua evoluzione».

Terapie

Lunga la serie di ricerche esposte sulle varie combinazioni di farmaci e la loro efficacia a seconda della tipologia di paziente. A conferma della complessità della terapia viste i diversi fattori come le mutazioni del virus o la resistenza ai farmaci. «Nessuna rivoluzione, piuttosto migliorie sul tema long-acting – spiega Rusconi -. Tra le novità è emerso lo studio relativo al Lenacapavir, un inibitore del capside di HIV, in combinazione con due anticorpi monoclonali (teropavimab e zinlirvimab) che potrebbe essere somministrato – con iniezione sottocutanea – ogni sei mesi. Un bel cambiamento per la qualità di vita del paziente. Secondo quanto esposto per il 90% dei pazienti sotto trattamento è stata riscontrata l’efficacia: l’RNA virale è rimasto al di sotto di 50 copie per millilitro e non sono stati riportati effetti avversi».

Farmaci per la prevenzione

Per la prevenzione dell’HIV sono stati presentati i risultati di alcune ricerche sulla terapia PrEP (profilassi pre esposizione). Ad esempio, lo studio sul cabotegravir iniettabile ha dimostrato che la profilassi pre-esposizione (PrEP) iniettabile a lunga durata d’azione è ben tollerata ed appare superiore alla somministrazione giornaliera di tenofovir + emtricitabina. Sono stati messi in quattro maschi e tre femmine di primati (Macaco rhesus) impianti sperimentali contenenti islatravir per prevenire l’infezione. «I piccoli impianti sottocutanei, “ricaricabili” con iniezioni permettono un rilascio lento dell’antiretrovirale islatravir. Il risultato della sperimentazione è stato soddisfacente: il 100% degli animali è risultato protetto. Questo impianto potrebbe un giorno rappresentare una valida opzione per la PrEP dell’HIV a lunga durata».

Il fallimento del vaccino Mosaico

A novembre 2019, poco prima della pandemia, era stata avviata la sperimentazione con questo vaccino, diretto ad individui ad alto rischio di contrarre l’infezione da HIV, poi interrotta a causa dell’emergenza COVID-19. Il percorso per capire l’efficacia del vaccino è stato poi ripreso, spiega il prof. Rusconi, e l’arruolamento dei volontari «è stato completato nel 2021». Solo che la sperimentazione clinica è stata poi interrotta lo scorso gennaio dal comitato indipendente di monitoraggio dei dati e della sicurezza (DSMB): «il vaccino Mosaico si è rivelato inefficace rispetto al placebo nella protezione dall’infezione da HIV. La strada quindi è ancora lunga. Di certo sarà necessario effettuare nuove sperimentazioni sul fronte dei vaccini di nuova generazione basati su mRNA».

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