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I cinesi dell'auto arrivano in Germania. Byd pronta ad accaparrarsi l'impianto Ford?

Continuano i tagli della casa automobilistica americana in varie parti d’Europa e, con la partenza degli statunitensi, la sopravvivenza dell’impianto tedesco di Ford a Saarlouis potrebbe dipendere dalla cinese Byd

La Cina dell’automotive sta per sbarcare nel Vecchio continente. E ciò che Carlos Tavares, numero 1 di Stellantis, ripete da parecchio – ovvero che i marchi orientali sono pronti a spazzare via quelli autoctoni se l’Ue non farà qualcosa-, potrebbe presto realizzarsi. Tra i nomi destinati a diventare maggiormente familiari alle orecchie dei guidatori europei c’è senz’altro Byd che, dopo aver presentato tre nuovi modelli, avrebbe messo gli occhi sulla fabbrica Ford di Saarlouis, nell’ovest della Germania, vicino al confine con il Lussemburgo, per produrre direttamente in loco. Nel sito in cui l’Ovale blu statunitense realizza da anni il modello più amato dagli europei, la Focus, potrebbero presto essere sfornate migliaia di auto elettriche cinesi.

Questo, almeno, è quanto sostiene il Wall Street Journal, secondo cui i dirigenti Ford starebbero per volare in Cina, così da liberarsi dell’impianto posto nel cuore del Vecchio continente in tempo per la cessazione della produzione della Focus nel corso del 2025.

SAARLOUIS, L’IMPIANTO FORD CHE PIACE A BYD

L’impianto tedesco, che è arrivato a impiegare anche circa 6.200 persone, è stato sacrificato dagli americani impegnati nella razionalizzazione dei costi per sostenere quelli, tutt’altro che secondari, imposti dalla transizione ecologica.

Le sorti di Saarlouis erano in bilico da parecchio ma sono state ufficializzate lo scorso giugno. Ad annunciare la ferale decisione era stato il numero uno della filiale europea, Stuart Rowley, spiegando che Saarlouis ha perso la competizione interna con la fabbrica di Valencia per ottenere nuove produzioni a batteria: “Valencia – aveva argomentato il manager – offre migliori prospettive per il futuro, soprattutto dal punto di vista economico”.

LA DIETA EUROPEA DI FORD

A pesare sulla decisione presa dai vertici dell’Ovale blu erano stati sia gli incentivi stanziati dal governo spagnolo sia il costo della manodopera iberica, inferiore rispetto a quella tedesca. “Ora – aveva aggiunto il manager – stiamo cercando di trovare delle alternative per garantire un futuro al maggior numero possibile di lavoratori colpiti” dalla partenza di Ford. E l’alternativa potrebbe essere, per l’appunto, cinese.

Del resto sono anni che Ford taglia nel Vecchio continente: nel 2018, per esempio, aveva dismesso la fabbrica di cambi di Blanquefort, in Francia, mentre nel 2019 aveva tirato giù le serrande dell’impianto di motori di Bridgend, in Galles, con la contestuale chiusura degli stabilimenti russi di Vsevolozhsk, Naberezhnye Chelny e Yelabuga, per restare attiva solamente a Colonia (Germania), a Craiova (Romania) e Valencia.

A Valencia arriverà la nuova architettura dedicata alle elettriche di prossima generazione della Casa di Dearborn così da affrontare lo stop della produzione e della vendita di auto endotermiche in Europa per il 2030.

VIA GLI AMERICANI, ARRIVANO I CINESI

Nei prossimi mesi, la casa automobilistica americana dovrebbe tagliare circa 3200 posti di lavoro in varie parti d’Europa per spostare una parte delle attività negli Stati Uniti e mettersi in regola con l’Ira di Joe Biden. L’avvertimento è stato lanciato lunedì dalla IG Metall, il sindacato tedesco dei metalmeccanici: proprio la Germania sarebbe il paese più colpito.

Con gli americani in fuga dall’Ue, una volta tanto l’arrivo dei cinesi potrebbe non essere mal visto, contribuendo, si spera, a preservare l’occupazione in zone industriali che altrimenti rischiano la desertificazione.

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