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Il 2022 premia il crowdfunding. Meno deal ma cresce il valore

Come già accaduto negli anni precedenti, anche nel 2022 l’equity crowdfunding ha premiato il mondo del wine&food. Si conferma, quindi, l’apprezzamento da parte degli investitori per un settore contraddistinto dalla presenza di numerose startup che trovano nello strumento del finanziamento diffuso una modalità per crescere. La conferma arriva dai dati annuali dell’Osservatorio Pambianco sull’Equity crowdfunding che ha raccolto e analizzato le operazioni concluse nel corso dell’ultimo anno nel segmento dell’enogastronomia, monitorando i 14 principali siti di riferimento dell’ambito crowdfunding.

La novità, soprattutto rispetto agli anni precedenti, è che nel corso del 2022 la raccolta ha visto meno operazioni ma dai valori più importanti, quanto meno nella parte alta della classifica. E, soprattutto, la raccolta si è polarizzata andando a premiare, soprattutto, i nomi che hanno ormai utilizzato lo strumento del crowdfunding anche negli scorsi anni.

MENO DEAL MA CRESCE IL VALORE

Per comprendere meglio, è bene snocciolare i dati del settore. Il numero di deal conclusi nel 2022 ha raggiunto quota 20, uno in meno rispetto al 2021. Il valore della raccolta, invece, è aumentato. Da poco più di 9 milioni di euro a 11,4 milioni di euro nell’anno appena concluso, con una media per operazione salita da 434mila euro a 569mila euro. Ancora più sensibile l’incremento della valutazione media pre-money: si è passati da una media di 2,7 milioni di euro del 2021 a 5,2 milioni nell’ultimo anno. Sono cinque le operazioni che hanno totalizzato una raccolta superiore al milione di euro. Gran parte di queste si sono chiuse nella prima parte dell’anno. Solo una di queste, peraltro la principale dal punto di vista del valore, si è conclusa nel secondo semestre. Si tratta del terzo round di investimento de L’Orto di Jack, società che peraltro è già presente nell’elenco con un’operazione archiviata – con successo – già a gennaio. Le altre sono: Ami Pokè, Franklin Bubble Tea & Co e Delivery Valley. Questi quattro player dominano la raccolta totale: il valore complessivo delle cinque operazioni è di 8 milioni di euro, oltre il 70% del totale. Basti pensare che nel 2020 le operazioni di Equity crowdfunding in Italia nel settore agroalimentare erano state 18 per una raccolta complessiva di 5,5 milioni di euro.

IL PRIMATO DELL’ORTO

Il 2022 si può definire l’anno de L’Orto di Jack. Come anticipato, la società ha lanciato ben due campagne di raccolta fondi nel corso dell’anno, una a gennaio e una ad ottobre. La prima ha raccolto 1,7 milioni di euro mentre la seconda ha sfiorato i 2 milioni. In totale, quindi, L’Orto di Jack si è aggiudicato 3,7 milioni di euro di raccolta, circa un terzo della raccolta delle 20 operazioni del 2022. Il terzo round ha raggiunto il target previsto dalla società a fronte di una valutazione pre-money di ben 20 milioni di euro. Le nuove risorse serviranno a finanziare i costi di struttura e di management, oltre all’espansione del magazzino e del retail.

La startup fondata nel 2017 da Giuseppe Carciati e Giacomo Messina (nel cui capitale successivamente sono entrati anche Alessandro Della Nina e Arturo Casale), dopo aver avviato l’attività nel canale B2b, ha progressivamente ampliato la copertura dei canali dell’ortofrutta andando oltre l’Horeca e puntando su B2c e retail. I numeri stanno premiando la strategia: dopo aver chiuso il 2020 a 2,1 milioni di euro e il 2021 con un fatturato di 4 milioni di euro, nell’anno appena concluso il turnover è balzato a quota 10 milioni di euro. Nel solo mese di dicembre, L’Orto di Jack ha sviluppato un fatturato mensile pari a circa 1,5 milioni, ovvero il triplo rispetto ai 500mila euro di gennaio 2022. A inizio 2021 ha aperto il primo punto vendita fisico retail che serve anche come punto di appoggio per la logistica B2b e B2c. Quest’anno sono state condotte altre sei acquisizioni di punti vendita fisici a Milano. Attualmente, il B2b genera il 70% dei ricavi de L’Orto di Jack, ma il rapporto andrà sempre più sbilanciandosi virando verso una proporzione 60-40 per cento. In termini economici, L’Orto di Jack punta a raggiungere i 25-30 milioni nel 2023. Ambizioso l’obiettivo per il 2025: per quella data punta ad arrivare ad un turnover di 80-100 milioni con un ebitda di almeno 10 milioni.

OBIETTIVO: DISINTERMEDIAZIONE

Guardando alle altre operazioni, si nota come nella seconda metà dell’ultimo anno uno dei trend principali sia stato quello delle startup che puntando sulla disintermediazone della vendita, facendo dialogare direttamente i produttori con il cliente finale, sulla scia del boom di richieste post-lockdown. Tra luglio, agosto e ottobre sono state cinque le operazioni di raccolta che hanno visto protagoniste piattaforme di questo genere. Si tratta di AirWines (consente ai produttori di vino di vendere online direttamente ai consumatori finali e ha raccolto a luglio 149mila euro), Buonappetito (marketplace nato dall’idea di creare un ecosistema digitale dedicato all’incontro tra piccoli produttori e consumatori amanti delle eccellenze italiane che ha chiuso una campagna a ottobre, portando in dote 53mila euro), Soul-K (offre a ristoranti, supermercati e ristorazione collettiva, ingredienti freschi, semilavorati e piatti pronti in filiera diretta passando direttamente dal produttore al consumatore, senza intermediari, e ha raccolto 774mila euro), TrovaBirre e 620Passi. Queste ultime due hanno in comune il mondo della birra. TrovaBirre è un marketplace lanciato nel 2020 che, spiega la nota della società, “digitalizza il mercato della birra artigianale, permettendo ai birrifici di vendere ovunque, senza intermediari”. La startup ha raccolto 418mila euro a fronte di un obiettivo tra i 400 e gli 800mila euro e una valutazione pre-money di 3,5 milioni di euro.

L’altra startup del mondo della birra è 620 Passi, birrificio italiano fondato nel 2019 a Gorgo, una frazione del comune friulano di Latisana, in Friuli, nato dall’idea di gruppo di amici che volevano autoprodurre la birra da vendere nel bar del paese, il 620 Passi. Ispirata al successo del birrificio scozzese BrewDog, la startup si è trasformata da un piccolo birrificio artigianale ad una realtà che coinvolge già oltre 200 soci e in costante ampliamento. Ecco che quindi nel 2020 ha avviato la prima operazione di equity crowdfunding, raccogliendo circa 300mila euro per l’avvio dello stabilimento. Ora, la seconda campagna ha consentito di arrivare a 523mila euro a fronte di un obiettivo di 100mila euro (valutazione pre-money di 3 milioni di euro).

A livello di operazioni, continua poi il trend del delivery (che aveva contraddistinto il 2021), delle dark kitchen e dell’e-commerce.Nel 2022 sono state due le campagne lanciate da startup attive in questo settore: Nonna Rita (97mila euro di raccolta) e Delivery Valley (1,5 milioni di euro) nel mondo delle dark kitchen mentre Drink Me, che ha raccolto 291mila euro, è una startup focalizzata sulla vendita online di wine & spirits dedicata solo al mercato B2b, che opera come distributore e magazzino virtuale (la società, spiega la nota ufficiale, ha in essere collaborazioni con Martini, Gruppo Montenegro, Antinori e Lvmh).

Il 2022 ha visto, infine, anche il lancio di campagne di crowdfunding a supporto di nuovi prodotti nell’ambito beverage. Si tratta del marchio di tisane artigianali Saitè di Elekea (62mila euro) che vuole introdurre le “tisane personalizzabili” e Mia Kombucha che produce un tè fermentato 100% naturale e frizzante (ha raccolto 269mila euro).

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