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Il canturino morto in carcere: il decesso resta un mistero, due gli indagati per averlo picchiato – CiaoComo

Resta al momento un mistero il decesso di Luca Volpe, 31 anni: il detenuto trovato morto domenica mattina in una cella del carcere di Sanremo, dove stava scontando una condanna a 30 anni per aver ucciso, il 16 marzo 2018, a Cantù (Vighizzolo) il nonno materno con diciannove coltellate. Solo l’esame tossicologico potrà stabilire se l’uomo è morto per le botte ricevute dai due detenuti che erano in cella con lui o per altri motivi, tra cui non si esclude l’assunzione di sostanze. Sulla salma di Volpe, stamani il medico legale dell’Università di Genova Camilla Tettamanti ha effettuato l’autopsia, ma saranno necessari ulteriori approfondimenti, tra i quali l’esame tossicologico e quello istologico dei tessuti, per comprendere davvero cosa sia successo al giovane. Alla salma saranno prelevate parti di tessuto da diversi organi per comprendere se possano esserci ragioni patologiche ad aver causato infarto o asfissia. Lo si apprende dai colleghi di “Riviera24”, il sito online di Imperia e Sanremo.

Quello che è certo, è che Volpe era stato picchiato: lo dimostrano i molteplici lividi trovati su tutto il corpo, e in particolare sulla parte frontale del tronco. Si tratta di traumi che, probabilmente, Volpe ha riportato nella violenta colluttazione con gli altri due detenuti (ora indagati per omicidio preterintenzionale). Non è detto, però, che le botte ricevute siano correlate alla morte. Per confutare ogni ragionevole dubbio, bisognerà attendere almeno tre mesi: quando saranno noti gli esisti degli accertamenti sul corpo.

Le condizioni fisiche dell’uomo, che faceva uso di droghe (e non è chiaro se avesse continuato anche in carcere), erano piuttosto critiche. Il medico, inoltre, gli aveva prescritto del metadone. Nella sua cella sarebbero state trovate anche delle pastiglie che dovranno essere analizzate: bisognerà capire se si tratta di una terapia o altro. Dopo il pestaggio, Volpe era stato accompagnato in ospedale e sottoposto a Tac e raggi: anche questi esami saranno analizzati. Pochi giorni dopo i fatti, il detenuto era tornato nuovamente in ospedale, questa volta per l’assunzione di metadone.

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