Zoomorfa e sinuosa, ispirata all’Art Nouveau: è la lampada Pipistrello creata da Gae Aulenti a metà degli anni ’60 e prodotta ancora oggi da Martinelli Luce. AD vi racconta storia ed evoluzione di questo pezzo che ancora oggi è un oggetto di culto.
Lampada Pipistrello: storia ed evoluzione di un oggetto cult
Gae Aulenti era una sperimentatrice. Secondo lo scrittore Alberto Arbasino combinava «il fascino bucolico e la solida mentalità di un ingegnere». L’architetto Emilio Battisti invece la definì «il primo architetto che abbia dimostrato in tutta evidenza che Architettura è un sostantivo di genere femminile». Definizione, quest’ultima, a cui lei rispose secca: «Mah, come sempre è una questione di interpretazioni, di punti di vista». Sperimentare però era una cosa che faceva per davvero non solo nell’architettura ma anche nel design. Tra i suoi oggetti d’arredo più innovativi c’è per esempio il Tavolo con ruote, ideato nel 1980 per FontanaArte e ispirato ai carrelli industriali che i magazzinieri dell’azienda utilizzavano per il trasporto dei vetri. Ma prima di questo c’è la sua celebre lampada Pipistrello prodotta da Martinelli Luce.
Nata nel 1965 per il negozio Olivetti di Parigi, la lampada Pipistrello è un capolavoro di originalità la cui realizzazione ha richiesto tecniche molto innovative per l’epoca. Da tavolo o da terra, la lampada è infatti composta da una base in alluminio verniciato (disponibile oggi in diversi colori oltre ai rigorosi nero e marrone scuro) e da un tubo telescopico in acciaio – grazie a cui è possibile sollevare l’apparecchio fino a venti centimetri – che sorregge un paralume opalescente bianco. Emette una luce morbida e diffusa e ricorda nella forma un pipistrello con le ali spiegate. La sua sinuosità inoltre richiama il movimento Art Nouveau, a cui Aulenti si era forse ispirata come reazione al razionalismo imperante.
Con la consueta ironia che la caratterizzava, del rapporto di lavoro con Adriano Olivetti racconterà: «È iniziato in maniera molto silenziosa, timidissimi tutti e due. Io mi vergognavo perché gli avevo portato una tesina di urbanistica che era schifosa ma lui, in silenzio, mi prese». Ed ecco i negozi Olivetti di Parigi e Buenos Aires con la creazione, oltre che della lampada Pipistrello, anche di quella King Sun, prodotta nel 1967 da Kartell. In particolare, il disegno dello showroom parigino inseguiva «l’idea di realizzare una Piazza d’Italia». Gli elementi costitutivi erano infatti «quelli della piazza: i gradini, i livelli differenti e la continuità dello spazio», come spiegherà la stessa architetta (anche se lei preferiva definirsi al maschile, ma questo era prima del diffondersi di un linguaggio di genere). In un simile contesto la lampada Pipistrello doveva far risultare più evidente – per opposizione – l’individualità delle macchine da scrivere.
Tra gli oggetti protagonisti della leggendaria mostra Italy: The New Domestic Landscape nel 1972 al MoMa di New York, parte della sua collezione permanente di design, nonché delle collezioni del Met (ancora a New York) e del Centre Pompidou di Parigi, la lampada Pipistrello è oggi un’icona del design made in Italy. Il suo successo negli anni è stato tale che nel 2013 Martinelli Luce ha introdotto la Minipipistrello da tavolo in versione LED, mentre nel 2015, per celebrare il cinquantesimo anniversario, è stata presentata un’edizione limitata placcata in oro all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi. Altre versioni si sono poi susseguite, dalla Minipipistrello Cordless alla Pipistrello Med (per scrivania) fino alla più recente 4.0, in grado di riprodurre l’andamento della luce naturale. Un’evoluzione tecnologica, ma che mantiene intatto il fascino che ha reso la Pipistrello un oggetto di culto.
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