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OSS scappano dalle case di riposo per fare le badanti, mentre l'80% degli Infermieri proviene dall'estero.

In Veneto è ormai caos assistenziale. La denuncia della CISL. OSS scappano dalle case di riposo per fare le badanti, mentre l’80% degli Infermieri proviene dall’estero.

«Molti operatori sono fuoriusciti dalle case di riposo per andare a lavorare come badanti nelle famiglie. Soprattutto dopo le difficoltà legate all’emergenza Covid, hanno deciso di intraprendere un nuovo percorso seguendo una sola persona. In questo senso, c’è un ritorno verso il ruolo primario del prendersi cura. Dall’altro lato, però, il fenomeno si riflette sulle rsa, sempre alla ricerca di personale qualificato». Patrizia Manca, segretaria generale della Fisascat Cisl di Treviso e Belluno, indica i movimenti in corso nel mondo delle attività di assistenza, sempre più in evoluzione. Lo studio elaborato sui dati della fondazione Leone Moressa e di Domina, l’associazione delle famiglie datori di lavoro domestico, evidenzia che oggi nella Marca operano 6.221 badanti (9,7 ogni cento anziani con più di 79 anni). E a queste si aggiungono 5.736 colf (6,5 ogni mille abitanti). Numeri in leggera ma costante crescita. È quanto riferisce il collega Mauro Favaro sul Il Gazzettino.

I dati.

Il conto totale è inevitabilmente fatto per difetto. L’ultima sanatoria durante l’emergenza Covid, però, ha ridimensionato il volume del sommerso. L’età media è appena sotto ai 50 anni. Molti lavoratori arrivano dall’est Europa. Ma non solo. «Ci sono anche diversi italiani che scelgono di fare questo lavoro – sottolinea Manca -. Soprattutto dopo la pensione, anche attorno ai 60 anni, più di qualcuno che ha lavorato nelle case di riposo si impegna come badante aggiunge Giorgio Pavan, direttore dell’Israa di Treviso e riferimento per il mondo delle rsa così come capita di vedere operatori che aggiungono al proprio lavoro dei turni di assistenza in famiglia o che si organizzano assieme a dei colleghi per offrire servizi assistenziali». È anche l’effetto dell’invecchiamento della popolazione. Oggi le persone con più di 65 anni residenti nel trevigiano hanno superato quota 200mila. Vuol dire quasi 33mila in più rispetto a dieci anni fa. Gli over80, in particolare, sono aumentati di quasi il 30%. Il cosiddetto volume d’affari relativo alla retribuzione dei lavoratori domestici cresce di pari passo: nel 2021 le famiglie trevigiane hanno speso qualcosa come 100 milioni di euro su questo fronte. «E proprio in questi giorni è in corso un braccio di ferro per la revisione del contratto collettivo nazionale – sottolinea Alberto Irone, segretario generale della Filcams Cgil di Treviso – In tutto ciò le case di riposo sono in difficoltà». Non c’è un solo motivo, chiaro. Si tratta di una tempesta perfetta. La carenza di medici è sotto gli occhi di tutti. Mancano anche gli infermieri: ormai l’80% di quelli in servizio nelle strutture per anziani arriva da fuori Europa. Diversi centri sono già costretti a ricorrere alla libera professione. E ora si teme che finirà allo stesso modo con gli operatori.

Fonte: Il Gazzettino

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