Il Consorzio Parmigiano Reggiano conferma le aspettative. Il 2022, per il terzo anno di fila, ha rappresentato un anno record per il parmigiano: il giro d’affari si è attestato sui 2,9 miliardi di euro, segnando +6,9% sul 2021. A crescere sono stati anche i volumi, passando dalle 152.690 tonnellate dell’anno post-pandemico alle 156.620 tonnellate nel 2022 (+2,6 per cento). Il valore generato alla produzione è stato di 1,8 miliardi di euro contro gli 1,71 miliardi del 2021.
I mercati internazionali hanno visto un incremento del 3% con 64.202 tonnellate, arrivando a coprire il 47% della quota totale. A livello distributivo la Spagna si posiziona al primo posto con 1.602 tonnellate (+11,3%), seguita da Stati Uniti, primo mercato estero per la Dop (+8,7% a 13.981 tonnellate), e Francia (+7,2% a 12.944 tonnellate). Risultati positivi anche in Giappone, che è cresciuto del 38,8% (a 1.010 tonnellate), Australia, che segna un +22,7% (713 tonnellate) e Canada, con un +6,3% (3.556 tonnellate).
La quota italiana copre il restante 53 per cento. La Gda rimane il primo canale distributivo (62,3%), seguito dall’industria (17,5%), che beneficia dei prodotti caratterizzati dalla presenza di Parmigiano Reggiano tra gli ingredienti, e dalle vendite dirette dei caseifici, i quali registrano un forte aumento (+5,3 per cento). Il canale Horeca rimane il fanalino di coda attestandosi al 9,2% del totale, mentre il restante 11% è distribuito negli altri canali di vendita. Tra le province della zona di origine, prima per produzione è Parma con 1.357.224 forme, seguita da Reggio Emilia con 1.245.159, Modena con 849.145, Mantova con 455.439 e Bologna con 95.303 forme.
Il consorzio prevede un investimento totale di 18,6 milioni di euro stanziato per lo sviluppo dei mercati nel 2023. “I dati di inizio anno sono estremamente incoraggianti: nei due mesi di gennaio-febbraio, le vendite nel canale Gda in Italia hanno segnato un +15,1% rispetto allo stesso periodo del 2022”, ha dichiarato Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio. “Il Consorzio deve dunque assumersi sempre più la responsabilità di diventare la cabina di regia dell’intera filiera, lavorando con gli operatori e le catene distributive per sostenere i consumi nel corso di un anno in cui viene commercializzato il picco di produzione più alto nella storia della Dop, quello del 2021, con un piano articolato di investimenti in comunicazione e sviluppo domanda sia in Italia, sia soprattutto sui mercati esteri”.