“Delle regole si occuperà la commissione preposta, io sono qua a parlare di lavoro, di ambiente, di sanità, di scuola, di Mezzogiorno. Preferisco occuparmi dei problemi delle persone in carne e ossa”. A dirlo è il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, candidato alla segreteria del Pd. Bonaccini risponde così a una domanda sulla proposta dell’altra candidata principale, la sua ex vicepresidente e ora deputata Elly Schlein, la quale aveva chiesto di organizzare consultazioni online. Il confronto sul tema va avanti da un paio di giorni e il no al voto online era arrivato da diversi esponenti che sostengono Bonaccini, da Simona Bonafè a Matteo Orfini fino a Pina Picierno che aveva criticato una “Insensata imitazione dei 5 stelle”. Il responsabile organizzazione Stefano Vaccari da parte sua aveva ricordato che “per lo statuto è possibile affiancare altre modalità telematiche di coinvolgimento degli elettori”.
Il confronto si è ripetuto sui giornali di oggi tra Dario Nardella da una parte (“Nessuna paura ma è sbagliato cambiare le regole in corsa” dice a Repubblica) e dall’altra Francesco Boccia che, in un’intervista al Fatto Quotidiano, ha sottolineato che la partecipazione online “serve ad allargare”. Di certo il problema non sarebbe la tempistica per l’organizzazione. “Per mettere in piedi una votazione di questo tipo ci vogliono 48 ore” fa notare parlando con l’AdnKronos il ceo di Multicast Giovanni Di Sotto, la società che gestisce la piattaforma Sky Vote, utilizzata dal M5s per i suoi voti online dopo il divorzio da Rousseau. “Esistono piattaforme già pronte, come la nostra – aggiunge Di sotto – Noi siamo sempre terzi rispetto al voto, noi non siamo un partito ma una piattaforma commerciale che non ha nessun riferimento. Questa è la nostra differenza con le piattaforme di partito. L’esempio dei grillini è stato proprio questo. I 5 Stelle dopo Rousseau usufruiscono di una piattaforma commerciale”. Di Sotto ricorda tra le altre cose che “oggi quasi tutti gli enti di diritto pubblico ricorrono al voto online. Solo la politica è rimasta indietro”. Tra gli esempi citati ci sono “enti di diritto pubblico, Cda, casse previdenziali private, fondi di investimento, fondi pensionistici” che “votano centinaia di miliardi di euro – tra bilanci e decisioni di investimento – in modalità online. E le persone che vengono elette sono elette attraverso modalità online. Tutti gli ordini professionali adottano questo metodo, parliamo di 2 milioni e mezzo di persone”.
Tra l’altro per il Pd c’è anche (almeno) un precedente, quello delle primarie per scegliere il candidato del centrosinistra a Roma, confronto poi vinto dall’attuale sindaco Roberto Gualtieri. In quel caso era sufficiente registrarsi attraverso lo Spid su una piattaforma del sito del Partito democratico fino a 3 giorni prima del giorno delle primarie.
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