Carvico. La terra non distrugge mai il passato, semmai lo nasconde per alcuni secoli prima di restituirlo intatto a chi voglia conoscerlo meglio. La dimostrazione arriva direttamente da Carvico quando nel 1981 un gruppo di appassionati guidati dal geometra Gianfranco Ravasio scoprì l’antica chiesa di San Tomè.
Ad attirare l’interesse degli aspiranti “archeologi” fu la presenza di un’anomala sommità in mezzo al bosco sotto la quale si celava un antico edificio sacro ad aula unica, dotato di un’abside a “ferro di cavallo” posta sulla sommità del cocuzzolo. Le quattro campagne di scavi eseguite a cavallo fra il 1982 e il 1986 dalla Soprintendenza Archeologica consentirono di far emergere l’intero sito che si sviluppa su un dosso a forma ellittica per una superficie di circa mille metri quadrati.
Gli stessi studi hanno permesso inoltre di datare la fondazione della struttura intorno al VII secolo d.C. con sviluppi successivi sino all’XI secolo, date confermate dai reperti ritrovati nell’area che dimostrarono la presenza di un iniziale chiesa in legno con orientamento est-ovest e di dimensioni equivalenti alla muratura. A spingere i tecnici a puntare su quella datazione vi è stata infatti la scoperta di una fibbia in bronzo ageminata in argento risalente alla metà del VII secolo e posizionata sotto i basamenti per i montanti lignei verticali.
La demolizione del fabbricato originale portò alla costruzione di una seconda chiesa in muratura con il medesimo orientamento dotato di un’abside ad arco oltrepassato e l’interno ripartito in due vani. Se nella parte dedicata al celebrante è stato rinvenuto una parte della pavimentazione composta da una base di malta poggiata su un vespaio di scaglie di pietra e coperta da un sottile strato di laterizio triturato, all’interno sono state ritrovate sei sepolture a cui se ne aggiungono altre tre poste esternamente.
Sulla sezione limitrofa del luogo sacro venne invece costruito un edificio in legno, appoggiato in parte alla facciata del primo e sostituito successivamente da uno in muratura dove sono stati individuati frammenti di pietra ollare, vasi in ceramica e in vetro. L’ultima modifica apportata al complesso risale attorno all’anno Mille quando, dopo una parziale demolizione dello stabile esterno, esso venne fortificato con un terrapieno e un fossato come tipico dell’area all’epoca.
Nel corso del Basso Medioevo la chiesa di San Tomè venne gradualmente abbandonata come testimoniato anche dall’unico documento in cui viene citato e redatto a cavallo fra il 1456 e il 1482. In quest’ultimo la struttura viene definita “sine muratura” quindi o già fatiscente oppure direttamente abbattuta, una situazione che è rimasta intatta fino agli anni Ottanta quando gli archeologi hanno riportato alla luce quando nascosto dalla terra.
Fonti
AA.VV., Carta Archeologica della Lombardia, Modena, Panini, 1992
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