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Sanremo 2023: i look ispirati al mondo dell’arte e del design, serata per serata

Sanremo 2023: i look ispirati al mondo dell’arte e del design, serata per serata

Oggi come ieri i look di Sanremo 2023 si ispirano al mondo dell’arte e del design. Era il 1984 quando Patty Pravo con la sua Per una bambola, si presentò al Festival di Sanremo indossando un abito da sera in tessuto metallico di Gianni Versace. Dieci anni dopo, lo stesso Gianni firmò un altro capo – sempre in maglia metallica color argento con fermagli medusa – questa volta per Anna Oxa. Una mise tanto futurista quanto orientale che passò alla storia proprio come l’installazione “The Bedroom” del designer e interior decorator russo Harry Nuriev che, per il Design Miami/Basel 2021, portò in scena un’opera argentata che non era altro che una camera da letto con materasso in stile ryokan situato all’interno di un cubo zen. 

Patty Pravo (Nicoletta Strambelli) al Festival di Sanremo del 1984 con un abito firmato Gianni Versace.Foto di Mondadori Portfolio. ©Getty Images

L’installazione “The Bedroom” del designer e interior decorator russo Harry Nuriev per il Design Miami/Basel 2021.Courtesy of Harry Nuriev

È il 1994 quando Anna Oxa salì sul palco dell’Ariston con un abito in maglia metallica sempre di Gianni Versace.Foto di Rino Petrosino/Mondadori. ©Getty Images

Il 1989 è invece l’anno di Almeno tu nell’universo, pietra miliare della musica italiana cantata da una splendida Mia Martini in un romantico abito a pois firmato Giorgio Armani. Un pattern iconico che ha fatto la storia dell’Ariston già a partire dal 1961 quando, una giovane Mina, lo indosso attraverso un abito in chiffon con gonna a corolla, per interpretare Le mille bolle blu. Tanto eleganti quanto amati i pois si sono posizionati anche tra i rivestimenti più usati nel mondo del design. Ne è un esempio la celebre Mademoiselle, la poltroncina realizzata dall’architetto e designer francese Philippe Starck per Kartell o, la più recente collezione outdoor Bolle di Paola Navone per Midj. E poi ancora il tessuto Hop di Dedar, dalla forma meno definita e più astratta; o, la nuova serie Bloc realizzata da Ronan & Erwan Bouroullec per Mutina e – per finire – le opere monumentali (e non) dell’artista pop più chiacchierata del momento, Yayoi Kusama. Tra i più recenti, il look d’impatto firmato Moschino by Jeremy Scott indossato da Nina Zilli, durante la serata delle cover a Sanremo 2020. Un mini abito multicolor ispirato all’arte cubista di Pablo Picasso, con pattern geometrici nelle tonalità del rosa e del giallo, che si rifanno all’iconico tessuto Terrazzo di Bethan Laura Wood per Poltronova. 

Mia Martini (Domenica Berté) al Festival del 1989 con un abito a pois di Giorgio Armani.Foto di Angelo Deligio/Mondadori. ©Getty Images

Mademoiselle è la poltroncina realizzata dall’architetto e designer francese Philippe Starck per Kartell.Courtesy of Kartell

Lo stesso anno a salire sul palco dell’Ariston è anche Levante – una delle cantanti più stylish del panorama italiano – che, per l’occasione ha indossato una mise total pink firmata Marco De Vincenzo. Un outfit composto da un top senza spalline e una gonna tubino con motivo zig zag tridimensionale. Il riferimento potrebbe essere la poltroncina Lisetta di Elena Salmistraro per Bottega Intrecci, ovviamente, sui toni del rosa pallido. E poi lui, il re del glam rock per eccellenza Achille Lauro che, lo scorso anno salì sul palco dell’Ariston con una mise firmata Alessandro Michele per Gucci. Un omaggio a Ziggy Stardust attraverso un’armatura di lustrini in stile manga e un collare di piume rosa. Un vero e proprio “pavone” da palcoscenico, come la celebre poltrona Pavone di Marc Ange per Visionnaire. Un design fluido e organico con elementi a forma di petali, che disegnano una forma circolare a corolla attorno allo schienale e ai braccioli.‎ Proprio come quella portata in scena dall’artista. Ma andiamo a ieri sera.

Lustrini e piume rosa per il re del glam rock Achille Lauro che, lo scorso anno salì sul palco dell’Ariston con una mise firmata Alessandro Michele per Gucci.Foto di Jacopo Raule e Daniele Venturelli. ©Getty Images

Pavone, la poltrona di Marc Ange per Visionnaire, con elementi che disegnano una forma circolare a corolla attorno allo schienale e ai braccioli.‎Courtesy of Visionnaire

Sanremo 2023: ecco i look più belli del Festival della canzone italiana visti alla prima serata.

L’abito-manifesto che da il via alla 73esima edizione del Festival di Sanremo è quello indossato «dalla più attesa sul palco dell’Ariston» – come è stata presentata dal conduttore Amadeus – ovvero lei… Chiara Ferragni. Una mise firmata Maria Grazia Chiuri per Dior, tanto semplice quanto potente, che punta i riflettore sulle parole “Pensati libera” ricamate sul retro della stola bianca. Uno slogan nato da una conversazione tra Fabio Maria Damato – General Manager di The Blonde Salad – e, Rachele Regini e Fulvia Carnevale del duo artistico Claire Fontaine, con lo scopo di spingere tutte le donne a sentirsi libere. Libere di essere se stesse sempre. «Questo abito è dedicato a tutte le donne che hanno voglia di sentirsi semplicemente loro stesse senza essere giudicate», si legge sul profilo Instagram dell’imprenditrice digitale. 

Chiara Ferragni in Dior è un omaggio alla libertà di espressione.Foto di Daniele Venturelli. ©Getty Images

Tra i big che si sono esibiti durante la prima serata, Marco Mengoni – vincitore con il brano L’essenziale nel 2013 – scende la scalinata dell’Ariston in un completo audace firmato Versace. Un total look di pelle nera, caratterizzato da camicia e pantaloni coordinati, entrambi decorati con gli iconici bottoni gold con medusa. La mise porta in scena il sense of glamour della maison, ovvero quell’allure che ha segnato la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta. Proprio come la storica poltrona girevole Egg chair in pelle nera di Arne Jacobsen per Fritz Hansen. Un classico del design scandinavo del 1958 entrato nella storia del design. E poi lei, Ariete. Questa volta senza il suo inconfondibile berretto a coprirle i boccoli ma con un cuore grande al collo, porta in scena uno dei look che hanno appena sfilato a Tokyo per la collezione autunno inverno 2023/2024. Una mise composta da un pantalone in vernice nera e un maxi blazer rosso con un tocco “vittoriano”. Tutto firmato Marni è un ode alla giovinezza e all’amore puro e libero, come quello decantato dalla celebre Heart Cone Chair del 1958 , realizzata da Verner Panton per Vitra. Ovvero la storica poltroncina che deve il suo nome proprio dall’espressiva forma a cuore della scocca. Proprio come il cuore indossato da Ariete.

Amadeus con una giacca dello stilista – ormai figura importante del Festival – Gai Mattiolo.Foto di Daniele Venturelli. ©Getty Images

L’opera monumentale dell’artista inglese Sam Cox è la sua Doodle House, una casa tutta “scarabocchi”.Foto di Gareth Fuller/PA. ©Getty Images

Così come in un opera dell’artista inglese Sam Cox – il ventottenne che si è fatto conoscere in tutto il mondo con lo pseudonimo di Mr Doodle, nome d’arte che descrive la sua tecnica: ovvero tracciare ovunque ghirigori cartoon – così Amadeus chiude la prima serata del Festival di Sanremo con una giacca che sembra proprio essere uscita dalla Doodle House. La casa tutta di “scarabocchi” realizzata dal giovane artista. L’effetto è psichedelico proprio come il look realizzato da Gai Mattiolo, ormai storico partner del Festival. E infine ancora lei, la regina di stile Chiara Ferragni. Che, dopo diversi cambi porta sul palco dell’Ariston un abito-crinolina. Una tuta in jersey ricamata con cristalli ton sur ton indossata con una gonna in tulle con struttura in evidenza. «La gonna simboleggia una gabbia, quella prigione fatta di convenzioni e pregiudizi imposti dal patriarcato». Ovviamente di Dior, l’abito è coinvolgente e capace di far confluire passione e tensione poetica, proprio come l’opera dell’artista Jana Sterbak alla quale si ispirata. Un altro look firmato Maria Grazia Chiuri e indossato da Chiara Ferragni è il “vestito senza vergogna”. Un illusione alla nudità che vuole ricordare a tutte le donne il diritto e l’uguaglianza di genere. Un invito a combattere il sessismo anche attraverso le parole della stessa Chiara, «se nascondi il tuo corpo sei una suora, se lo mostri sei una troia». Un abito che trae ispirazione dall’opera Eva di Lucas Cranach d.Ä., conservato presso il Kunsthistoriesches Museum di Vienna.

Chiara Ferragni in Dior. Un abito disegnato sul suo corpo per abbattere gli stereotipi.Foto di Daniele Venturelli. ©Getty Images

Chiara Ferragni, sempre in Dior, porta in scena un abito-gabbia. “Rappresenta la speranza di rompere le convenzioni imposte dal patriarcato” si legge sul suo profilo Instagram.Foto di Daniele Venturelli. ©Getty Images

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