Suicidi, omicidi, incidenti stradali che hanno fermato l’Italia – Era il 1988 Raul Gardini e Lorenzo Necci, due giganti della prima repubblica, uno a capo del colosso privato della chimica Montedison, l’altro a capo del altrettanto colosso pubblico della chimica Enichem, decisero di unire le due società in una nuova entità che si sarebbe chiamata Enimont.
Un “merger paritetico”, così lo definirebbero gli economisti, con un 20% di capitale flottante in borsa.
Una Italia, quella di questi uomini e di altri giganti quali, un nome fra tutti, quel Franco Reviglio che aveva saputo prendere in mano l’Eni di Mattei, capace di essere leader sia attraverso il capitale privato che quello pubblico.
Enimont, poi tanto mediaticamente bistrattata, sarebbe stata il leader mondiale della chimica.
Già nel 1990, però, Enimont era al capolinea a causa di pressioni apparentemente della politica italiana, probabilmente di poteri esteri che temevano questa posizione di leadership dell’Italia in un settore strategico come quello della chimica.
Finì male. Enimont divenne l’emblema dei processi milanesi della stagione denominata “mani pulite”.
Gardini si suicidò con un colpo di pistola alla tempia. Suicidio i cui lati oscuri furono nettamente superiori alle certezze.
Necci, dopo essere stato il geniale costruttore della nuova cultura del trasporto ferroviario italiano, subì nel 1996 l’arresto e nel 2011 morì in un triste, ed anche esso pieno di laceranti interrogativi, incidente stradale.
La chimica in Italia non ebbe più sviluppo, il progetto dell’alta velocità ferroviaria e di quanto ad esso era annesso per lo sviluppo della nazione è ancora un incompiuto, l’Italia ha perso trenta anni a rincorrere una seconda repubblica in gran parte composta di nani e ballerine capaci esclusivamente di scimiottare gli statisti della prima repubblica italiana.
Un parlamento tutto, ed i partiti tutti che lo compongono, che, anno dopo anno, ha perso quella autorevolezza che sarebbe richiesta. Cosa dire se non prendere atto che la politica italiana viene ritenuta dagli stessi italiani come insignificante tanto da non andare a votare. Plastico in tal senso l’assenteismo nelle ultime elezioni amministrative.
Da leader nella metalmeccanica, nella chimica, nella siderurgia a nazione che sopravvive.
Da popolo pieno di iniziativa e di competitività, un nome fra tanti, solo per far comprendere il mio pensiero, quello di Olivetti, a Paese che rincorrere il reddito di cittadinanza.
Da nazione capace di esprimere una leader del pensiero sociale come quella immensa donna che porta il nome di Luisa Spagnoli, colei che ha creato marchi quali la Perugina, la Rossana, la Buitoni e solo al termine della sua entusiasmante vita, nella moda, il marchio Luisa Spagnoli, a coloro che non sanno fare altro che riempirsi la bocca di cultura gender senza assolutamente incidere sul tessuto sociale se non con norme impositive il cui unico risultato è creare i presupposti per future profonde divisioni sociali.
Un Paese che non può più nemmeno essere definito in svendita, nulla o quasi, infatti, può ancora essere svenduto.
In queste ore un altro enorme momento di tristezza ci coglie, a noi cittadini semplici amanti della nostra Patria, nel leggere quanto un altro grande italiano stava cercando di realizzare nel campo del lusso allorquando venne assassinato in quel di Miami. Gianni Versace, lo racconta il fratello Santo nel suo libro, infatti, stava realizzando il polo del lusso italiano.
Quanti grandi italiani sono morti, mai nel proprio letto e per malattia.
Quante grandi idee che avrebbero messo l’Italia in un ruolo assai diverso da quello che oggi riesce ad avere sono finite con loro.
Quanti assets strategici del nostro grande Paese sono, poi, finiti in mani straniere.
Da cittadino semplice mi chiedo: sarà stato tutto frutto di un caso?
Infine domando a me stesso: è finita la tradizione dei grandi italiani che ha segnato nei secoli la storia dell’umanità in tutte le scienze e nella cultura?
Non posso credere che questo possa essere possibile.
Forse manca solo un po’ di coraggio e di altruismo per tornare ad essere quello che siamo sempre stati.
I primi.
Ignoto Uno
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