Una partitura molto scritta. All’interno, l’architettura iniziale è stata conservata, le volte a vela originarie della sala da pranzo sono state mantenute, la terracotta è stata reinterpretata diversamente con un trattamento più opaco, le aperture sono state rilavorate e un ingresso a cattedrale accoglie ora il visitatore: «Abbiamo cominciato col tracciare una linea immaginaria centrale che ha permesso di sviluppare tutto il resto. Il risultato ha l’aria apparentemente molto fluida, molto semplice, ma è molto progettato, molto disegnato. È una casa di campagna che è stata portata nel ritmo di oggi e nel tempo di domani, con la possibilità per esempio di collegarla a nuove fonti di energia».
L’altra caratteristica eccezionale di questa residenza di famiglia è la grande vetrata della camera padronale, che si apre integralmente, senza supporti intermedi, per lasciare il massimo spazio al paesaggio circostante: «Mi piace quando dentro e fuori si fondono, quando i limiti si cancellano», prosegue l’architetto. Questo quadro vegetale visibile dalla camera è opera del paesaggista Thierry Dalcant, che qui ha giocato con le diverse essenze mediterranee.
L’idea era di preservare l’ambiente esistente inventando nuovi punti di vista. Per creare un’armonia tra esterno e interno, anche la palette di colori è stata orientata di conseguenza con l’impiego di camaïeu di verde, marrone, kaki e una matericità esacerbata dalla presenza di materiali naturali come la paglia, la terracotta, la pietra di Borgogna, il marmo, il granito, il lino, la canapa o ancora la calce su tutti i muri.